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"Padre Dall’Oglio prigioniero insieme alle ragazze italiane"

In Italia cresce l’apprensione per la sorte degli ostaggi rapiti dai jihadisti. Ma il business dei riscatti non fa altro che finanziare il terrore islamico. SOSTIENI IL REPORTAGE

"Padre Dall’Oglio prigioniero insieme alle ragazze italiane"

Usare il pugno duro o trattare? Dopo la terza decapitazione di un ostaggio in meno di un mese, l'Occidente si interroga sulla strategia da adottare contro i tagliagole dell'Isis. E in Italia cresce l’apprensione per la sorte di Vanessa Marzullo e Greta Ravelli, le due giovani cooperanti rapite lo scorso 31 luglio alla periferia di Aleppo, e di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso oltre un anno fa a Raqqa. "Padre Paolo Dall’Oglio è vivo e sta bene - ha detto l'intellettuale damasceno Michel Kilo al Corriere della Sera - si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente".

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno sempre scelto la linea dura nei confronti dei terroristi, con tentativi di blitz spesso non andati a buon fine e un bilancio di cittadini americani e britannici uccisi dai miliziani islamici che cresce di mese in mese. Washington e Londra vanno, comunque,avanti a battere questa strada. E non risparmiano critiche a quanti tra i loro alleati hanno in passato deciso di venire a patti con i sequestratori, pagando in alcuni casi ingenti riscatti e continuando così, sostengono i detrattori della linea "morbida", a finanziare i jihadisti sanguinari. Secondo una recente inchiesta del New York Times il business dei sequestri sarebbe la principale fonte di finanziamento ad esempio per al Qaida, con 125 milioni di dollari versati solo nel 2008. Solo una settimana fa Barack Obama avrebbe espresso tutta la sua frustrazione e irritazione nei confronti della Francia. "Hollande dice che neanche la Francia paga, ma in realtà lo fa", avrebbe confidato ai suoi il presidente americano. Non è un mistero d’altra parte che la Francia è tra quei Paesi che pur di riportare a casa i suoi rapiti ha spesso pagato.

"La politica dell’Italia è di non abbandonare nessuno e prova a fare di tutto per i suoi ostaggi - ha detto il sottosegretario agli Esteri Mario Giro - ma utilizzando mezzi leciti e possibili". Nei giorni scorsi Panorama ha riferito ldi un presunto riscatto da 6 milioni di dollari pagato dal governo italiano per liberare lo scorso maggio Federico Motka, il cooperante rapito nel 2013 proprio con David Haines, l’ultima vittima britannica dell’orrore jihadista. Secondo il settimanale il denaro sarebbe stato versato ai terroristi attraverso un’operazione segreta che probabilmente è passata dalla Turchia: i servizi italiani avrebbero chiesto aiuto agli 007 turchi per il pagamento del riscatto. Anzi, sarebbero stati gli agenti dell’intelligence turca, racconta Panorama, a consegnare materialmente i contanti in cambio dell’ostaggio italiano. Sul caso della liberazione di Domenico Quirico, a gennaio la rivista americana Foreign Policy aveva parlato di un riscatto di tre milioni di euro pagato dall’Italia attraverso un negoziatore, identificato dal magazine con nome e cognome, membro della coalizione di oppositori siriani in esilio che affermò di aver consegnato personalmente il denaro ai rapitori in una zona al confine tra Libano e Siria.

Al di là delle speculazioni, certo è che nei casi di connazionali sequestrati dai terroristi la linea dell’Italia è sempre stata mantenere il "massimo riserbo" e lavorare sottotraccia. Così è stato fatto in passato e così si sta continuando a fare per Greta, Vanessa, padre dall’Oglio ma anche per Giovanni Lo Porto, il cooperante scomparso in Pakistan da due anni. Il timore più grande per le due giovani cooperanti rapite in Siria è che possano finire nelle mani dei jihadisti dell’Isis. Ma, in questo senso, da ambienti dell’intelligence sono arrivate rassicurazioni. Greta e Vanessa non sarebbero nelle mani dello Stato islamico ed è probabile che chi le tiene in ostaggio sia uno dei gruppi ribelli che combattono il regime di Bashar al Assad. Come sempre in questi casi, il pericolo è che invece di "gestire il sequestro" i rapitori possano consegnare gli ostaggi nelle mani di altri. "Adesso per Dall’Oglio, che è un carissimo amico, purtroppo la situazione si sta complicando, rischia molto più di prima - ha spiegato Kilo al Corriere della Sera - non è più una questione di prezzo. La partecipazione militare italiana alla nuova coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico introduce l’elemento politico.

Un conto è mandare aiuti civili, un altro spedire armi".

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