Mondo

Passaporti facili, da Malta all'Ungheria: così si diventa comunitari

In Bulgaria pagando di più si accorciano i tempi. A Cipro con 3 milioni il passaporto arriva in 3 mesi. L'Europol teme che la pratica favorisca grandi evasori e terroristi

Passaporti facili, da Malta all'Ungheria: così si diventa comunitari

Viktor Orban, primo ministro dell'Ungheria dal 2010, tempo fa definì così gli immigrati: "Sono dei parassiti, criminali che sovvertono la società in cui vanno a vivere". Ma i "parassiti" extracomunitari vanno benissimo a Budapest se sono disposti a sborsare 350 mila euro (di cui 300 mila euro in titoli di stato, gli altri 50 mila a fondo perduto). Tanto costa un passaporto ungherese, e di conseguenza europeo, a chiunque provenga da un paese extra Ue. Non ci sono colloqui, né test medici. Se non si parla la lingua del Paese d'adozione non c'è nessun problema: l'importante è aprire il portafogli. I passaporti vengono consegnati dopo 5 anni, assieme alla restituzione dei 300 mila euro in titoli di stato. La residenza invece è immediata. Il rischio è che di queste pratiche si avvantaggino i grandi evasori. L'Europol teme anche che questi documenti possano finire in mano a potenziali terroristi. Il business della cittadinanza a pagamento è in piedi da tempo, sulla Stampa in edicola oggi Roberto Scarcella ne descrive i meccanismi.

L'Ungheria non è l'unico paese che ha abbracciato questo business. In Bulgaria c'è addirittura una sorta di opzione "salta la fila". La pratica standard prevede il pagamento di 511 mila euro in bond governativi, poi restituiti senza interessi. Il passaporto arriva anche in questo caso dopo 5 anni. Raddoppiando la cifra però si diventa bulgari a tutti gli effetti in soli 24 mesi. Altro che fili spinati: gli immigrati con un grosso portafoglio vengono accolti dai bulgari con i tappeti rossi. È evidente che queste somme difficilmente possano essere versate da chi scappa da zone di guerre. Sono più che altro i milionari (per lo più cinesi secondo il giornale torinese) a essere ingolositi dall'opportunità.

Soprattutto nei paesi dell'est europeo queste pratiche stonano con le dichiarazioni dei politici che davanti alle telecamere si dicono contrari ai movimenti migratori, alzando muri di facciata provvisti di porte d'accesso secondarie che si aprono davanti a cifre prestabilite. Ma anche paesi come Spagna, Portogallo e Regno Unito non sono da meno.

Quella della vendita dei documenti, ricostruisce la Stampa, è una pratica che esiste almeno dal 1984 quando piccoli stati dei Caraibi come St. Kittis and Nevis, da poco resisi indipendenti dalla Corona britannica, pensarono bene di rimpinguare le casse statali vendendo passaporti che davano accesso al Commonwealth, organizzazione internazionale che è di fatto l'erede dell'Impero britannico, in cui gli Stati, ormai indipendenti, cooperano sotto diversi aspetti. Per anni i milionari che vivevano in paesi con relazioni diplomatiche limitate si rivolgevano ai paesi caraibici per comprare una seconda cittadinanza che gli consentisse maggiore libertà sociale, fiscale ed economica.

Con l'inizio della crisi la possibilità di fare soldi facilmente ha attratto diversi paesi europei. In Belgio, Grecia, Malta, Austria, Portogallo, Spagna, Irlanda, Lettonia e Cipro è possibile acquistare (a diverse condizioni) il passaporto che dà libero accesso a tutti i paesi Ue. I paesi apripista sono stati Cipro e Malta dove il documento si ottiene in pochi mesi con 650 mila euro di investimenti. In Grecia bastano 250 mila euro di investimenti per diventare comunitari.

L'Unione europea ha provato a fare qualcosa contro questa pratica, ma con scarsi risultati. Nel 2014 l'allora commissario Ue alla Giustizia avviò una battaglia contro i passaporti facili, ma il vero problema è l'assenza di una normativa che regoli il rilascio dei passaporti. Il risultato è che ogni stato fa come gli pare. Il rischio è che di queste pratiche si avvantaggino i grandi evasori. L'Europol teme che i passaporti facili possano arrivare in mano ai terroristi. In questi giorni sta indagando su passaporti falsi individuati nei campi profughi della Grecia destinati a presunti membri dell'Isis.

Questa "fabbrica di cittadinanza" potrebbe attrarre anche il mondo del calcio.

Basterebbe sborsare meno di un milione di euro per rendere comunitario un giocatore sudamericano, senza dover ricorrere a bisnonni inesistenti, come accaduto in passato.

Commenti