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Polizia Usa scova clandestini indiani grazie a una "finta università"

Il ministero degli Esteri di Nuova Delhi ha esortato l’amministrazione Trump a “non espellere” i cittadini indiani arrestati, in quanto non sarebbero “colpevoli di alcunché”, ma, al contrario, sarebbero “vittime di una vera e propria trappola”

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Tra Stati Uniti e India si è scatenato in questi giorni uno scontro diplomatico in seguito all’arresto per “immigrazione clandestina” di 129 cittadini del subcontinente ad opera della polizia americana. Gli asiatici sarebbero stati incriminati dalle autorità di Washington dopo essere caduti in un “tranello” ordito da queste ultime al fine di “scovare stranieri irregolari”.

I 129 Indiani si sarebbero infatti iscritti all’“università di Farmington”, con sede a Detroit e che, attraverso il proprio “sito web” e le proprie “pagine social”, pubblicizzava “offerte speciali per studenti esteri”. Tra queste, vi era una che consisteva nel concedere agli stranieri che avrebbero accettato di iscriversi all’ateneo pur essendo privi di visto d’ingresso e di permesso di soggiorno negli Usa una “protezione” dai controlli degli agenti federali anti-clandestini. In cambio del versamento, da parte degli immigrati, di una quota di iscrizione pari a circa “10mila dollari”, tale università avrebbe infatti provveduto a offrire a questi ultimi, oltre a “vitto e alloggio”, anche “assistenza legale” su come “eludere” eventuali accertamenti della polizia Usa.

L’istituzione educativa con sede a Detroit era in realtà una “copertura”, ideata dai funzionari dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice), agenzia federale incaricata di contrastare i flussi migratori illegali in territorio americano. La trovata in questione serviva infatti alle autorità di Washington per “scovare tempestivamente immigrati clandestini”. Grazie ai “finti annunci” promossi dalla fantomatica “università di Farmington”, l’Ice avrebbe finora intercettato “oltre 130 stranieri entrati negli Usa senza alcun visto o permesso di soggiorno”. Di questi, la quasi totalità, ossia 129, sarebbero appunto indiani.

I soggetti arrestati in quanto “clandestini” rischiano l’espulsione e il rimpatrio coatto nel subcontinente, ma l’esecutivo di Nuova Delhi è subito sceso in campo a difesa di costoro denunciando i “metodi ingannevoli” impiegati dagli agenti statunitensi. Il ministero degli Esteri del Paese asiatico, tramite una nota, ha infatti bollato come “subdola e meschina” la trovata dell’Ice e ha poi accusato Washington di avere finora impedito “ogni contatto” tra il team legale dell’ambasciata indiana negli Usa e i 129 fermati.

Il dicastero del subcontinente ha infine esortato l’amministrazione Trump a “non espellere” questi ultimi, in quanto non sarebbero “colpevoli di alcunché”, ma, al contrario, sarebbero “vittime di una vera e propria trappola”.

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