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La polveriera ucraina

I venti di guerra tornano a soffiare nell’Est ribelle dell’Ucraina. La tregua non ha mai tenuto. E adesso si torna a sparare

La polveriera ucraina

I venti di guerra stanno tornando a soffiare impetuosi nell’Est ribelle dell'Ucraina. La tregua non ha mai tenuto, ma dopo il voto per le “presidenziali" separatiste di domenica, nel Donbass sono aumentate le violazioni a colpi di cannone. A Kiev ci si prepara a congelare gli accordi di pace di Minsk dello scorso settembre con il pericolo che il conflitto riesploda. "Oppure tutte e due le parti si prepareranno militarmente durante l’inverno per poi regolare i conti in primavera", spiega una fonte del Giornale nella capitale ucraina.

Il ministro dell’Interno, Arsen Avakov, ha ammesso la presenza di volontari stranieri fra le fila dei battaglioni ultra nazionalisti schierati nell’Est contro i filo russi. "Ci aiutano a difendere il nostro Paese e alcuni hanno chiesto la cittadinanza ucraina. Il presidente Poroshenko è disponibile a concederla", ha spiegato il responsabile dell’Interno. L’agenzia di stampa russa Tass sottolinea che in luglio Mosca ha chiesto a Svezia, Finlandia, Francia e Paesi Baltici di indagare sulla partenza dei volontari, che i russi bollano come "mercenari", per l’Ucraina. La notizia è trapelata durante una conferenza stampa al ministero degli Affari Esteri russo con il portavoce che "commentava il reportage del Giornale sul cosiddetto battaglione Azov". Gli ultra nazionalisti ucraini soprannominati "uomini neri" per la loro divisa ed ideologia. Nelle loro file si è arruolato anche l’italiano Francesco F. Se la guerra nel Donbass riesploderà, travalicando le violazioni sempre più continue della tregua, le formazioni ultra nazionaliste come il battaglione Azov saranno in prima linea. Il voto parlamentare ucraino che ha ridotto le aspettative di vittoria del capo dello stato, Petro Poroshenko, a favore del primo ministro Arseniy Yatseniuk, appoggiato dagli americani, alimenta i venti di guerra.

Dall’altra parte della barricate le elezioni "presidenziali" nel Donbass della scorsa domenica, riconosciute solo dalla Russia, gettano ulteriore benzina sul fuoco. Non a caso, oggi, il Consiglio di sicurezza ucraina potrebbe cancellare la concessione di maggiore autonomia alle regioni filo russe dell’Est, che prevedevano elezioni locai il 7 dicembre. Il ministro degli Esteri di Kiev, Paulo Klimkin, ha annunciato nelle ultime ore alla stampa tedesca che i territori ribelli "sono regioni ucraine e noi le riconquisteremo". A Donetsk, "capitale" dei separatisti, si rilancia puntando alla Novarossya, l’antica regione zarista che si espandeva fino ad Odessa e Karkhiv, la seconda città del paese.

Una soluzione concreta giudicata con interesse sia dai russi che dagli ucraini è il modello Alto Adige per il Donbass proposto dall’Italia, ma per discuterne bisogna partire almeno da un cessate il fuoco vero e duraturo.

La triste realtà è che i venti di guerra nel cuore dell’Europa sono destinati a soffiare sempre più forti. Ed il braccio di ferro sulle sanzioni contro Mosca continuerà a provocare un effetto boomerang per tutto il continente, a cominciare dall’Italia.

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gliocchidellaguerra.it

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