Guerra in Ucraina

Le prime linee spuntate: perché lo Zar rischia di perdere

L'esercito russo, almeno in Donbass, presenta pochi soldati davvero di origine russa: la stragrande maggioranza è di origine siberiana o daghestana. Ecco qual è la motivazione e perché Putin sta perdendo la guerra

Le prime linee spuntate: perché lo Zar rischia di perdere

A 180 km da Mariupol, città ucraina sul Mar d'Azov, c'è Rostov, città della Russia meridionale, da dove l'esercito russo attinge una parte dei suoi uomini per combattere in Donbass vista la vicinanza geografica. Fino a qui non c'è nulla di particolare ma il discorso cambia quando viene a galla il dato sorprendente emerso dall'elenco di soldati russi in cura nell'ospedale di Rostov: tra i 150 nomi nomi, la maggior parte è di origine daghestana, Repubblica autonoma del Caucaso che aderisce alla Russia. Magomed, cioé Maometto, era il nome più ricorrente tra i militari feriti. Ma come è possibile che ci fossero davvero pochi, pochissimi russi doc?

La crisi demografica della Russia

La risposta è presto detto: l'esercito russo di Putin, in realtà, di russo ha ben poco, almeno nel Donbass dove si sta combattendo la battaglia decisiva, lo scontro finale. La Federazione Russa ha una crisi demografica ormai decennale, ci sono più morti che nascite e la popolazione invecchia: come riporta IlMessagero, Putin pesca i suoi soldati tra giovani leve caucasiche e siberiane, che come unica scelta hanno la carriera militare vista la povertà in cui si trovano e la mancanza di alternative lavorative che permettano loro di andare avanti. In prima linea, quindi, vengono spediti "finti russi", si tratta di daghestani e jacuzi, uno dei gruppi etnici della Siberia.

I poveri in prima linea

Come scrive su Twitter Kamil Galeev, analista militare russo che lavora per l'Istituto di ricerca britannico WilsonCenter, "il fattore minoritario nell'esercito russo è ampiamente sottovalutato quando si discute del corso della guerra ucraina. In primo luogo, le minoranze etniche non sono tanto una minoranza lì. A giudicare dagli elenchi delle vittime, le minoranze sono ampiamente sovrarappresentate sui campi di battaglia come carne da cannone". In pratica, quindi, l'esercito russo è una struttura composta da giovani provenienti dalle famiglie più povere e dalle minoranze etniche appena menzionate. Anche perché, i russi medio ricchi che vivono nei centri di potere a Mosca e San Pietroburgo, molto raramente vanno a sporcarsi le mani per la Patria. Così, le minoranze diventano maggioranze, almeno in chi combatte l'assurda guerra ucraina. "Non abbiamo dati aggregati per l'intero esercito russo. Ma possiamo avere un'idea di chi combatte in Ucraina da questa lista di soldati russi feriti che giacciono nell'ospedale di Rostov. Più della metà sono chiaramente daghestane. Magomed (Muhammad) il nome più comune nell'elenco dei feriti", scrive Galeev.

Perché Putin sta perdendo la guerra

Un'altra prova è data da un elenco di caduti pubblicato dall'Oblast, un'area a nord del mar Caspio dove vive gente di etna Kazaza. I nomi di battesimo più comuni spazioano da Arman ad Alì, da Anwar a Aynur, nomi che di russo hanno ben poco, nulla. Se uniamo il nome dei feriti di cui abbiamo parlato prima al nome dei deceduti, ci accorgiamo che la stragrande maggioranza di soldati non è russo e non è nato in Russia. L'unica presenza è data dal nome Alexander, riconducibile direttamente all'etnia russa. Secondo il parere di Galeev, si spiegherebbero anche così le ingenti perdite dei soldati russi che hanno condotto in maniera disastrosa questo primo mese e mezzo di guerra. L'analista è convinto che caucasici e siberiani non capiscono fino in fondo il senso dell'invasione all'Ucraina e neanche cosa significhi "denazificare" come spesso ripete Putin.

Le loro motivazioni a combattere sono oggettivamente modeste, non c'è quel fuoco negli occhi e nella forza che fa parte della cultura nazionalista della maggioranza di popolazione russa di origine slava.

Insomma, il problema demografico che ha fatto correre ai ripari il Cremlino pescando qua e là soldati da arruolare è una delle spiegazioni dell'ormai inesorabile tramonto dell'ex potenza russa.

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