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Trump lancia la testata nucleare a basso rendimento

Nella nuova postura strategica l'amministrazione Trump ripone in inventario le testate termonucleari a basso rendimento

Trump lancia la testata nucleare a basso rendimento

La nuova testata termonucleare a basso rendimento creata per volere dell'amministrazione Trump è entrata ufficialmente in produzione. E’ quanto comunicato la National Nuclear Security Agency. La produzione della testata W76-2 è in corso nelle strutture del Pantex Plant, nel Texas.

“L'NNSA è sulla buona strada per completare il primo lotto W76-2 cosi da garantire alla Marina la capacità operativa iniziale prevista entro la fine dell’anno fiscale 2019”.

Il Congresso degli Stati Uniti ha concesso alla Casa Bianca 65 milioni di dollari per sviluppare la nuova testata W76-2 che, secondo quanto si legge nella NPR, “è finalizzata a scoraggiare la Russia”.

Stati Uniti: la Nuclear Posture Review di Donald Trump

La risposta “flessibile” agli attacchi nucleari “limitati” di un avversario

La Nuclear Posture Review (NPR) 2018, delinea la postura strategica alla base delle opzioni nucleari conferite al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. 64 pagine in cui l’amministrazione Trump chiede lo sviluppo di nuove “armi nucleari a basso rendimento”. E’ ovviamente un’inversione di tendenza rispetto alla Nuclear Posture Review del Presidente Obama ed una rottura anche nei confronti delle precedenti amministrazioni repubblicane. Nel documento si spiega che “gli integratori miglioreranno la deterrenza”. Con il termine integratori ci si riferisce alle armi tattiche, le medesime (così come spiegato nella NPR) che utilizzerebbe la Russia nei conflitti regionali scalari. Nella Nuclear Posture Review è assente qualsiasi riferimento all'articolo VI del Trattato ONU sulla Non Proliferazione delle Armi Nuclari che, in teoria, obbligherebbe anche gli Stati Uniti come firmatari del documento ad una postura orientata verso il disarmo. Nella NPR 2018 si afferma che "qualora fosse necessario, gli Stati Uniti riprenderanno i test nucleari".

L'NPR del 2010 ha sostanzialmente rimosso le armi tattiche dall’arsenale statunitense. Nella nuova dottrina di riferimento l'amministrazione Trump vuole in inventario le armi nucleari a basso rendimento: “Poiché i nostri avversari utilizzerebbero le armi tattiche (è una percezione, non una conferma) in conflitti scalari isolati, abbiamo bisogno di ulteriori opzioni per colmare questo vuoto di credibilità immaginato”.

Ovviamente chiunque può inventare uno scenario che richiede una nuova arma. Difficile è invece spiegare l'inefficacia delle capacità nucleari esistenti. Nella NPR 2018 si parla di integratori in riferimento alle armi tattiche. Come abbiamo più volte rilevato, il termine tattico è ambiguo e pericoloso poiché ogni arma nucleare impiegata è in realtà strategica. L’effetto di una resa tattica sarà sempre strategica. Se qualcuno attaccasse gli Stati Uniti con armi nucleari tattiche per definizione, la risposta sarebbe certamente strategica e non tattica. Il punto è che superando la linea, l’ultima volta nel 1945, la risposta sarà affidata alla rappresaglia termonucleare. Nel documento si spiega che “gli integratori miglioreranno la deterrenza”. Con il termine integratori ci si riferisce alle armi tattiche, le medesime (così come spiegato nella NPR) che utilizzerebbe la Russia nei conflitti regionali scalari.

NPR: "Il nemico è la Russia"

Secondo i sostenitori della Nuclear Post Review di Trump, in qualsiasi conflitto con la Russia sul fianco orientale della Nato, Mosca utilizzerebbe delle armi nucleari tattiche. I russi, secondo la visione statunitense, utilizzerebbero tali asset a potenza scalare puntando sulla riluttanza americana nell’impiegare la linea leggera e pesante Trident imbarcata sugli Ohio per un conflitto termonucleare che non avrebbe un domani.

“Correggere questa errata percezione russa è un imperativo strategico. Per affrontare queste sfide e preservare la stabilità della deterrenza, gli Stati Uniti miglioreranno la flessibilità delle opzioni. Le opzioni a basso rendimento sono importanti come deterrente nelle aggressioni regionali. Alzando la soglia nucleare i potenziali avversari non percepiranno alcun vantaggio nei conflitti scalari. Di conseguenza gli Stati Uniti manterranno la doppia capacità con l’F-35, lavorando con la Nato per migliorare la prontezza, la sopravvivenza e l’operatività della flotta DCA in Europa”.

Si legge nella NPR: “A breve gli Stati Uniti modificheranno un piccolo numero di testate SLBM per garantire un’opzione d’attacco a lungo termine. Svilupperemo inoltre un missile da crociera garantendo ulteriore diversità nelle piattaforme per capacità e sopravvivenza ed una preziosa copertura per i futuri scenari nucleari. La testata a basso rendimento SLBM garantirà un’opzione di risposta rapida. Con tale capacità contrasteremo ogni percezione errata di un gap sfruttabile nella deterrenza regionale. L’SLCM fornirà una capacità di risposta immediata nei contesti regionali. Il sistema SLCM per decenni ha contribuito alla deterrenza a protezione degli alleati in particolare in Asia. Inizieremo immediatamente gli sforzi per ripristinare questa capacità. La deterrenza invierà ai potenziali avversari un chiaro messaggio: il limitato impiego nucleare non offrirà alcun vantaggio sfruttabile”.

Il Pentagono e altre agenzie governative degli Stati Uniti non sono stati in grado di spiegare definitivamente perché l’attuale capacità nucleare non è più in grado di scoraggiare le nuove minacce russe e cinesi attraverso la certezza strategica della distruzione completamente assicurata.

Diamo le opportune definizioni: le armi nucleari non strategiche non esistono

La definizione che raggruppa “le armi nucleari non strategiche” è una reliquia della guerra fredda. In base al concetto scalare di un asset tattico, il suo impiego è teoricamente ritenuto isolato, limitato e proporzionale. Tuttavia ogni arma nucleare impiegata è strategica. Ciò è dovuto al crescente riconoscimento che qualunque utilizzo del nucleare avrebbe conseguenze strategiche. Ed è sotto la lente strategica che bisogna valutare il loro reale fine, cioè convincere l’avversario di non poter raggiungere i propri obiettivi pena una rappresaglia devastante. E’ questa la deterrenza, scopo primario delle armi nucleari negli arsenali degli Stati nazionali che li possiedono. Nell’aprile del 2009, l’ex presidente Barack Obama da Praga affermò che gli Stati Uniti avrebbero compiuto passi concreti per un mondo senza armi nucleari. Tuttavia Obama affermò anche che “fino a quando queste armi esiteranno gli Stati Uniti manterranno un arsenale in grado di dissuadere qualsiasi avversario e garantire la difesa degli alleati”. Il requisito primario della sicurezza nazionale statunitense è la protezione del proprio popolo, ma così come ha ricordato Obama, l’ombrello nucleare e convenzionale Usa si estende per oltre trenta stati in tutto il mondo. Il concetto di deterrenza estesa significa semplicemente che uno Stato fornirà la sicurezza ad secondo Stato paventando la ritorsione contro un terzo che potrebbe desiderare di attaccarlo. È un’estrapolazione logica della teoria della deterrenza. La deterrenza estesa impegna gli Stati Uniti ad entrare in guerra con un’altra grande potenza per proteggere uno Stato più vulnerabile. Quando gli Stati Uniti scelgono di garantire la deterrenza estesa ad un altro Stato, tale impegno include tutte le misure previste, comprese quelle nucleari.

La deterrenza è essenzialmente un’arma psicologica attiva sulle percezioni del potenziale avversario, ma perderebbe la sua efficacia senza una capacità credibile. I giudizi non possono essere determinati dalla moda, ma l’unica utilità positiva delle armi nucleari è il loro non impiego. Il concetto Dial-a-yield è puramente teorico e si basa sulla facilità di impiego a causa delle resa esplosiva relativamente piccola. Le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata.

La postura strategica statunitense

La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata. Non è concepito in linea teorica per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Il principio di base di questa postura è che nessun avversario avrebbe alcuna ragionevole possibilità di azzerare l'intero arsenale nucleare americano e sfuggire ad un apocalittico attacco di rappresaglia. L’infallibilità del ruolo di Presidente degli Stati Uniti gli conferisce questa precisa capacità di discernimento. Come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, Donald Trump può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second Strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo o pericolo imminente per sopravvivenza stessa della nazione. In sintesi: non esiste limite al potenziale uso della forza nucleare.

La garanzia politica USA

Lo scopo finale delle armi nucleari è il medesimo elaborato alla fine degli anni ’40: scoraggiare un attacco armato contro gli Stati Uniti e proteggere i suoi alleati. Per definizione, “gli asset nucleri sono uno strumento per impedire l’aggressione di qualsiasi tipo contro gli interessi nazionali e vitali dell’America”. E’ il concetto della garanzia politica. E’ il medesimo che si applica, ad esempio, per la bomba nucleare tattica guidata B61 in Europa. Le B61-12 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale. Ma è ancora valido il concetto di arma nucleare tattica o arma nucleare non strategica? No. Non esiste alcuna arma nucleare tattica

65 milioni di dollari per sviluppare la testata W76 Mod 2

L'amministrazione Trump ha ottenuto l'autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti per sviluppare una nuova testata termonucleare a basso rendimento lanciata dai sottomarini strategici classe Ohio secondo quanto previsto dalla Nuclear Posture Review. Tralasciamo la seconda opzione a basso rendimento della Nuclear Posture Review che prevede la reintroduzione dei TLAM-N.

Stati Uniti: sottomarini balistici classe Ohio

La classe Ohio era stata inizialmente concepita come un semplice aggiornamento della classe Lafayette. Tuttavia la US Navy, decise di realizzare un nuova classe sfruttando i progressi ottenuti nella silenziosità della propulsione nucleare e con il nuovo reattore S5G (oggi S8G). Lungo 560 piedi ed in grado di ospitare due file di dodici Trident C-4 (successivamente D-5), il sottomarino classe Ohio è stato costruito in acciaio HY-80. Ha un dislocamento in immersione di 18.750 tonnellate ed ha velocità operativa superiore ai venti nodi. Ogni Ohio della flotta trascorre il 66 per cento del suo tempo in mare: dispone di due equipaggi di 154 unità (Gold and Blue), che si alternano in pattugliamenti di settanta / novanta giorni. Il servizio operativo attuale dei 14 boomer costa alla Marina USA 110 milioni di dollari l’anno ad unità. Ogni nove anni viene effettuata una ristrutturazione di dodici mesi.

L'architettura strategica della US Navy

L’attuale flotta dei sottomarini balistici USA è composta da 14 sottomarini armati con i Trident II D5. Nove boomer sono schierati a Bangor, Washington, per pattugliare l'Oceano Pacifico: USS Henry M. Jackson (SSBN 730), USS Alabama (SSBN 731), USS Nevada (SSBN 733), USS Pennsylvania (SSBN 735), USS Kentucky (SSBN 737), USS Maine (SSBN 741) ed USS Louisiana (SSBN 743). Cinque sottomarini strategici sono schierati a Kings Bay, in Georgia, per le operazioni nell'Atlantico: USS Alaska (SSBN 732), USS Tennessee (SSBN 734), USS West Virginia (SSBN 736), USS Maryland (SSBN 738), USS Rhode Island (SSBN 740) e l’USS Wyoming (SSBN 742).

Le linee d'attacco degli Ohio

La linea leggera di attacco è formata da 506 testate W76/Mk4A da 100 kt. La linea pesante da attacco è formata da 384 testate pesanti W88 / MK5 da 455 kt. Il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti. In base alla riduzione dell’arsenale strategico previsto dalla precedente Nuclear Posture Review, ogni sottomarino classe Ohio trasporta venti missili Trident II per quattro-cinque testate a rientro multiplo indipendente. Tuttavia, ogni missile potrebbe trasportarne fino ad un massimo di otto per 160 testate a rientro multiplo indipendente lanciate da un solo sottomarino classe Ohio. In base alla configurazione ogni sottomarino Ohio ha un potenza che oscilla dai 19,2 ai 91,2 megatoni. I Trident II D5, diversamente dalla linea strategica fissa simmetrica Minuteman, non sono pre-programmati. Le coordinate possono essere rapidamente assegnate dal National Military Command Center.

Secondo il concetto della ridondanza Usa, da quattro a sei sottomarini Ohio, intesi anche come boomer, sono sempre in mare a copertura di potenziali obiettivi. Gli Ohio, unica classe americana a svolgere pattugliamento con armamento nucleare, andranno in pensione al ritmo di uno all’anno, a partire dal 2029, quando raggiungeranno la fine della loro vita operativa di 42 anni.

La super spoletta

La letalità è stimata in base alla distanza tra il bersaglio e l'effettivo punto d'impatto. I missili non dotati del nuovo meccanismo di detonazione, non garantiscono una accurata precisione nel colpire i bersagli. Motivo per cui è necessario, specialmente contro bersagli corazzati, lanciare diverse testate a rientro multiplo indipendente contro un singolo target. La detonazione della super spoletta è programmabile grazie ad un processo di calibrazione automatizzato. La super spoletta migliora notevolmente la possibilità che la testata possa detonare all'interno dell’area ottimale, lethal volume, per cancellare il bersaglio. Di conseguenza, i boomer di oggi sono molto più letali di quanto non lo fossero in precedenza. Soltanto dieci anni fa, soltanto il 30 per cento delle testate dei sottomarini degli Stati Uniti avrebbe distrutto i bersagli corazzati. Oggi, tale stima è portata dall’86 al 99%. La super spoletta, quindi, triplica la potenza della forza nucleare raggiungendo la certezza della distruzione del bersaglio. Ne consegue che tutti i principali asset a maggior rendimento (come la W88 / MK5 ad esempio), precedentemente assegnati contro gli obiettivi corazzati, possono ora essere riprogrammati contro altri bersagli, lasciando alle testate W76 basate sui sottomarini tali compiti.

La finestra temporale per ordinare una rappresaglia è di pochi minuti, considerando l’essenza stessa dell’attacco preventivo. La Russia non dispone ancora di una costellazione geostazionaria di preallarme a raggi infrarossi. Mosca si affida principalmente sui radar di allarme precoce terrestri per rilevare un attacco missilistico statunitense. Dal momento che questi radar non riescono a vedere oltre l'orizzonte, la Russia avrebbe poco meno di 15 minuti per rilevare le testate in arrivo. Il tempo di preallarme stimato per gli Stati Uniti per rilevare un attacco preventivo russo è di circa trenta minuti. L’incapacità russa di monitorare e validare dallo spazio i possibili lanci con brevissimi tempi di avvertimento e la crescente capacità d’attacco degli Stati Uniti, potrebbe profondamente destabilizzare la situazione nucleare strategica.

Distruggere i silos della Russia

Il programma super spoletta è tecnicamente noto come Arming, Fuzing and Firing (AF&F) system. La spoletta MC4700 rientra nel programma Life-Extension W76 destinato a prolungare la durata della W76 fino al 2080. La NNSA/DOE ha costruito 1.600 W76-1 / Mk4A secondo i tempi stabiliti. 506 testate da 100 Kt sono attualmente schierate sui boomer. Nel caso di un attacco preventivo, solo una parte della forza W76 sarebbe necessaria per eliminare gli ICBM terrestri russi schierati in linea simmetrica fissa. Approssimativamente, i sottomarini balistici trasportano oggi 890 testate. Da rilevare che oltre alle 506 testate W76/Mk4A (linea morbida di attacco), gli Stati Uniti hanno in mare altre 384 testate pesanti W88 / MK5 da 455 kt.

In caso di attacco, contro i 136 silos russi verrebbero rivolte due W76-1 equipaggiate con le super spolette per un totale di 272 testate, pari al 54% dell’inventario strategico in mare. Le 234 W76/Mk4A restanti sarebbero indirizzate contro altre installazioni. I missili Trident II trasportano mediamente una media di quattro-cinque W76-1 testate ciascuno. Tuttavia, ogni missile potrebbe trasportarne fino ad un massimo di dodici. Le 384 testate pesanti W88 da 455 kt, colpirebbero altri bersagli (come le foreste) così come le altre 400 testate dei Minuteman III da 300 kt (posti comando). Ad oggi, l’intera forza strategica russa terrestre fissa (basata su silo) verrebbe distrutta con il 21% delle testate americane. I bunker progettati per ospitare la leadership russa in caso di attacco nucleare, profondamente sepolti nel terreno, verrebbero colpiti esclusivamente da diverse testate ad alto rendimento.

Stati Uniti: testata termonucleare W76-1/Mk4A da 100 kt

Il significativo incremento della capacità della testata W76-1 / Mk4A per distruggere bersagli corazzati come gli ICBM russi nei silos, deriva da un semplice fattore fisico legato alla quota della detonazione. L’area sopra il bersaglio, nota come un lethal volume, richiede una detonazione ad un’altitudine appropriata per distruggere il target. Gli Stati Uniti hanno schierato la testata W76 nel 1978. Gli studi per migliorare la precisione della testata W76 sono stati avviati nel 1994. A quel tempo, le testate W76 / Mk4 avevano una spoletta a quota fissa: non poteva essere regolata. Con quelle spolette, i missili lanciati da sottomarini strategici sono stati principalmente destinati contro obiettivi più morbidi come le basi militari. Le nuove spolette a quota regolabile raggiungono significative capacità contro obiettivi corazzati per un minore numero di testate richieste. La W76-1 / Mk4A ha una capacità di detonazione flessibile ed è in grado di esplodere a qualsiasi quota all'interno dell’area letale di un bersaglio. La super spoletta è progettata per calibrare la sua altitudine in fase di stabilizzazione e discesa dall’atmosfera, modificando gli errori di traiettoria. Questa nuova funzionalità ha rimodulato l’intera postura strategica dell’attacco preventivo Usa. L'esercito degli Stati Uniti implementerà tali capacità nei propri ICBM terrestri nel corso dei prossimi due decenni.

Stati Uniti: testata termonucleare a basso rendimento W76 Mod 2/ Mk4A

La testata termonucleare W76-2 non viola alcun trattato di controllo sulle armi nucleari ne aumenterà l'inventario delle scorte strategiche. In sintesi. La National Nuclear Security Administration sta modificando una testata esistente ad alto rendimento risalente agli anni '70 per riconvertirla in un sistema depotenziato. Nello specifico, la testata W76 Mod 2/Mk4A è configurata per una singola detonazione primaria rispetto al doppio evento esplosivo previsto negli asset termonucleari. L'amministrazione Trump ha ottenuto ulteriori 23 milioni di dollari dal Congresso per testare in volo la testata a basso rendimento. I test di volo si svolgeranno con testate senza materiale fissile.

Che potenza avrà la testata W76-2?

Ad oggi il dato resta classificato, ma si stima una potenza di 5/6 ​​chilotoni. Se la testata fosse a potenza scalare, la potenza minima sarebbe di 1/2 chilotoni. Secondo il Pentagono "la testata a basso rendimento SLBM garantirà un’opzione di risposta rapida, con tale capacità contrasteremo ogni percezione errata di un gap sfruttabile nella deterrenza regionaleil limitato impiego nucleare non offrirà alcun vantaggio sfruttabile dalla Russia".

Linea d'attacco a basso rendimento: un dettaglio non indifferente

Ogni sottomarino classe Ohio trasporta venti missili Trident II D5 per quattro-cinque testate a rientro multiplo indipendente. In realtà gli Ohio possiedono una quadrupla linea d'attacco che dipende dalla resa esplosiva e dal numero delle testate trasportate. Ogni Trident II D5 potrebbe trasportarne fino ad un massimo di otto per 160 testate a rientro multiplo indipendente. In base alla configurazione d'attacco leggera (I-II) e d'assalto pesante (I-II), ogni sottomarino Ohio ha un potenza che oscilla dai 19,2 ai 91,2 megatoni.

Tuttavia se un Trident venisse armato con otto testate W76-2 da 6 Kt avremo una resa esplosiva di 48 Kt, più del doppio degli ordigni di Hiroshima e Nagasaki.

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