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Le quattro grandi sfide che l'Europa dovrà affrontare nel 2016

Dall'immigrazione al terrorismo internazionale, dall'uscita del Regno Unito dall'Ue ai rapporti col la Russia, sono tanti i punti in agenda

Le quattro grandi sfide che l'Europa dovrà affrontare nel 2016

Quali sono le grandi sfide che l'Europa dovrà affrontare nel 2016? A rispondere a questa domanda è stato il WEC, il Forum Economico Internazionale, una fondazione senza fini di lucro, con sede a Ginevra, che organizza ogni anno un incontro tra esponenti di primo piano della politica e dell'economia internazionale con intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente.

Le questioni importanti per i cittadini europei, secondo gli analisti del WEC saranno 4:

1. La Brexit, ovvero l'eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Neanche uno degli oltre cento economisti consultati dal Financial Times ritiene che lasciare la Ue sarebbe una mossa positiva per la crescita del Regno Unito, mentre il 67% pensa che le prospettive del Paese peggiorerebbero sensibilmente.

L’opinione pubblica invece è più divisa: l’elettorato resta spaccato a metà sulla questione, con una forte percentuale di indecisi. La vera campagna elettorale per convincere gli incerti non partirà però fino a quando sarà annunciata una data, dopo il summit europeo di febbraio che Cameron ritiene cruciale per raggiungere un accordo sulle riforme che Londra chiede a Bruxelles.

Gran parte degli economisti concorda che il maggiore rischio di un voto a favore dell’uscita dalla Ue sarebbe il lungo periodo di incertezza successivo, che bloccherebbe gli investimenti stranieri e frenerebbe i consumi, danneggiando la crescita economica.

2. Gestire l'immigrazione. Più di 1 milione e 800mila persone sono entrate nel territorio dell'Unione europea tra gennaio e ottobre dell'anno scorso e oltre la metà di queste ha fatto richiesta di asilo politico.

La concentrazione del fenomeno dell'immigrazione su larga scala nei Balcani occidentali e nei Paesi del Mediterraneo orientale, oltre che in un concentrato numero di destinazioni (principalmente Germania, Ungheria, Italia e Svezia) ha mostrato tutta l'inadeguatezza del Trattato di Schengen.

Nel 2016, l'Ue avrà a disposizione meno di sei mesi per prepararsi alla prossima estate, stagione in cui è al suo apice il picco dei flussi migratori. Arrivare ad una soluzione condivisa tra tutti gli Stati non sarà facile, specialmente dopo gli ultimi fatti di violenza sulle donne da parte di immigrati e l'ascesa dei partiti nazionalisti in buona parte dell'Europa.

3. L'ingombrante presenza dell'Isis. Oltre all'immigrazione, uno dei fattori che si aggiunge al controllo rafforzato sui confini tra gli Stati è la paura di un nuovo attacco terroristico da parte dell'Isis o di cellule simpatizzanti in un'altra città Europea. Questa eventualità non è solo possibile, ma ben probabile.

Se l'Isis riuscirà a rafforzare la sua presenza all'interno dei confini europei, i governi di tutti i Paesi coinvolti dovranno considerare lo Stato Islamico non come uno Stato vero e proprio da bombardare, come sta succedendo adesso, ma come un movimento organizzato di terrorismo internazionale che opera con modalità diverse e per le quali serviranno risposte diverse.

4. Sciogliere il ghiaccio con la Russia. La partecipazione del suo Paese nell'operazione militare contro l'Isis, potrebbe far credere al presidente Vladimir Putin che i leader occidentali siano disposti ad allentare la presa sulle sanzioni economiche imposte nell'estate del 2014, al culmine della crisi ucraina in Crimea.

Questo porterebbe ad allentare la tensione tra la Russia, gli Stati Uniti e i Paesi della Nato, situazione che negli ultimi 18 mesi è stato uno dei motivi che hanno destabilizzato le questioni internazionali.

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