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Quelle donne soldato afgane non "imprigionate" dal burqa: "Combattiamo in prima linea"

I bigotti dell’Islam duro e puro le considerano delle "svergognate". E loro avvertono: "Le truppe della Nato si ritirano troppo presto. L’Afghanistan tornerà a essere la base di talebani"

Quelle donne soldato afgane non "imprigionate" dal burqa: "Combattiamo in prima linea"

In Afghanistan non tutte le donne rimangono imprigionate sotto il burqa. Ad Herat, su fronti diversi, un manipolo di donne è in prima linea. La più famosa è Maria Bashir, l’unico procuratore al femminile di tutto il paese. Per questa sua “colpa” vive sotto scorta e riceve continue minacce dai talebani.

Nel 2007 una bomba è esplosa davanti a casa dove solitamente giocavano i suoi figli, che sono stati costretti a studiare all’estero per evitare di venir rapiti o uccisi per rappresaglia. La secondo genita ha da poco finito di frequentare il Collegio del Mondo unito vicino a Trieste. Vestito nero e velo sulla testa Maria non si muove senza un nugolo di guardie del corpo. E mete in guardia: “Le truppe della Nato si stanno ritirando troppo presto. Il rischio è che l’impegno italiano di questi anni risulti inutile. L’Afghanistan potrebbe diventare di nuovo una base sicura per i talebani, una minaccia per i paesi occidentali”.

A Camp Zafar, la grande base alle porte di Herat, del 207° Corpo d’armata afghano un sergente con il velo nero sul capo urla gli ordini. Attenti, fianco dest, march ed una ventina di donne soldato scatta, come se fosse normale nel paese dove vige la legge del burqa. Il sergente con occhialini e rotondetta è Sakina Ismaili. A 27 anni e con tre figli garantisce: “Certo che so usare il kalashnikov. Posso sfidarti al tiro a segno”. Ad Herat, dove vive le tirano le pietre rompendo i vetri delle finestre. I bigotti dell’Islam duro e puro la considerano una “svergognata”. Sakina vuole diventare generale. E si ispira a Malalai, l’eroina afghana ai tempi delle guerra contro l’impero britannico, che nel mezzo della battaglia alzò la bandiera dando forza e coraggio agli uomini.

Fra gli anfibi delle donne soldato schierate spuntano sandali e scarpe femminili. La più anziana è il tenente Laila Ibrahimi, che ha dovuto vivere per mesi sotto protezione a causa delle minacce di morte dei talebani.

A soli 18 anni Zhara Kawari ha deciso di indossare la divisa, al posto del burqa, e usa Facebook per farsi amici fuori dall’Afghanistan.

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