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La rivoluzione fiscale di Trump: ​"Prometto meno tasse per tutti"

Il candidato repubblicano presenta il piano economico: "Io come Reagan". E promette: "Ridurremo tasse a aziende dal 35% al 15%". E per i ricchi dal 40 al 33%

La rivoluzione fiscale di Trump: ​"Prometto meno tasse per tutti"

Donald Trump annuncia la rivoluzione fiscale. Potrebbe essere la più importante dai tempi di Ronald Reagan. Ed è, infatti, al grande presidente repubblicano che il candidato alla Casa Bianca si è richiamato in un discorso tenuto a Detroit.

Nella simbolo dello scontento della classe media Trump ha illustrato la sua visione economica. Visione che farà "ripartire l'America, si può fare e non sarà neanche tanto difficile", ha sostenuto il magnate repubblicano costretto, però, più volte a interrompere l'intervento soprattutto quando ha parlato di Hillary Clinton e l'ha definita "una candidata del passato". "La nostra campagna è per il futuro. Tutto quello che Clinton offre è la stessa cosa, più tasse e più regulations", ha attaccato il tycoon annunciando che con lui alla Casa Bianca ci sarà "una moratoria temporanea" su nuove regolamentazioni.

"Voglio posti di lavoro e voglio che i ricchi stiano in America". Dati alla mano, Trump ha spiegato che l'eccesso di regolamentazione costa ogni anno agli Stati Uniti duemila miliardi di dollari. Per questo, nel suo programma economico sono previste meno tasse per tutti, grazie a un piano che contrasta "come il giorno con la notte" con quello proposto dalla rivale democratica. "Per molti lavoratori americani, l'aliquota fiscale sarà zero", ha promesso Trump nel discorso all'Economic Club di Detroit. "Con il mio piano - ha continuato - nessuna azienda americana pagherà più del 15% di tasse. In altre parole ridurremo le vostre imposte dal 35% al 15%".

Trump intende ridurre al 10% il prelievo per quelle multinazionali che ora lasciano all'estero un tesoretto ingente di risorse (migliaia di miliardi di dollari, 216 solo per Apple). In questo modo conta, infatti, di invogliarle a riportare quei soldi a casa. Vuole poi abolire la tassa di successione, che al momento viene versata negli Usa per gli assi ereditari di valore superiore ai 5 milioni di dollari. Per quanto riguarda le aliquote pagate dai singoli cittadini, invece, intende ridurle da 7 a 3. L'aliquota massima, al momento al 39,6%, scenderebbe al 33%, si passerebbe poi al 25% ed infine al 12%. Un cambio rispetto al suo progetto iniziale sempre di 3 aliquote ma al 25%, al 20% e al 10%. I più poveri non pagherebbero nulla.

"Queste riforme - ha rivendicato il candidato repubblicano - offriranno la più importante rivoluzione fiscale dalla Reagan Tax Reform, grazie alla quale ci sono stati anni di continua crescita economica e creazione di posti di lavoro". Detroit, dove la metà della popolazione è disoccupata, è per Trump "l'esempio vivente del fallimento dell'agenda economica del mio rivale". Per questo ha definito, senza troppi giri di parole, "un tradimento" del settore manifatturiero americano (in particolar modo dell'industria automobilistica) il Trans-Pacific Partnership (Tpp), il trattato di libero scambio con i Paesi dell'Asia Pacifico.

Nel piano illustrato all'Economic Club di Detroit rientra, infine, lo stralcio dell'accordo sul clima raggiunto a Parigi lo scorso dicembre e il progetto del maxi oleodotto Keystone Xl per collegare i giacimenti petroliferi delle sabbie bituminose canadesi alle raffinerie sul Golfo del Messico.

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