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Cinque Paesi arabi con gli Stati Uniti. Russia e Iran criticano i raid in Siria

Anche l'Italia fa parte della coalizione. Ban Ki-moon: "Raid in aree non più sotto controllo di Damasco"

Cinque Paesi arabi con gli Stati Uniti. Russia e Iran criticano i raid in Siria

Sono cinque i Paesi arabi che questa mattina hanno affiancato gli Stati Uniti nei raid che hanno colpito per la prima volta in Siria, prendendo di mira obiettivi dello Stato islamico, del Fronte al-Nusra e di un gruppo che le autorità di Washington hanno definito "Khorasan", il cui nucleo sarebbe composto da veterani di al-Qaeda.

Il Segretario di Stato americano, John Kerry, aveva annunciato una decina di giorni fa che dieci Paesi arabi si erano offerti di unirsi alla campagna aerea contro il cosiddetto Stato islamico, senza meglio specificare quali fossero.

Con gli Stati Uniti si sono mossi oggi la Giordania e quattro Stati del Golfo: Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar. Significativa la partecipazione dei sauditi, se si considera che sostengono più o meno apertamente gruppi salafiti e jihadisti, schierati contro il regime di Bashar al-Assad. Anche l’Italia, come sottolinea una nota di Palazzo Chigi, fa parte della coalizione impegnata nella lotta contro la minaccia terroristica dell’Isil. "Come presidente di turno dell’Unione, Renzi si è recato personalmente in Iraq, toccando con mano a Erbil gli effetti disastrosi della violenza e della ferocia dei miliziani contro la popolazione, le donne, i bambini, le minoranze" si legge. "L’Italia - prosegue la nota - continuerà il proprio impegno contro il terrorismo dell’Isil, nel rispetto dei principi della Carta dell’Onu e delle procedure previste dal Parlamento italiano".

Il presidente statunitense Barack Obama ha ribadito nel pomeriggio che non esiterà a colpire di nuovo in futuro, ricordando anche che la lotta in atto è una lotta di coalizione, perché la battaglia contro lo Stato islamico "non è solo degli Stati Uniti".

Gli attacchi sono stati effettuati senza un vero coordinamento tra gli Stati Uniti e Damasco. Le autorità siriane hanno ricevuto una lettera in cui si annunciavano i raid, che sarebbero però scattati prima che venisse formulata una risposta.

Russia e Iran, vicine ad Assad, hanno criticato le azioni statunitensi. Mosca ha accusato Washington di puntare ad obiettivi geopolitici, senza preoccuparsi di violare la sovranità degli altri Stati e di destabilizzare la situazione, già di per sé tesa. Critiche sono arrivate anche da Teheran, con il presidente Hassan Rouhani che ha definito i raid "illegali, perché non autorizzati dalle Nazioni Unite e non effettuati su richiesta della Siria".

Anche la Turchia è pronta a fornire appoggio logistico alla campagna militare internazionale contro lo Stato islamico. Lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan.

Intanto Ban Ki-moon dà ragione alla coalizione impegnata nei raid contro l'Isis. "È innegabile e oggetto di ampio consenso - dice il segretario generale dell’Onu - che questi gruppi estremisti rappresentano una enorme minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.

I raid - ha aggiunto - hanno avuto luogo in aree non più sotto il controllo effettivo del governo di Damasco".

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