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Soros scende in campo contro Trump e fonda super Pac

Ad oggi George Soros ha investito 5,1 milioni di dollari nel Pac a sostegno dei democratici, secondo i documenti depositati presso la Commissione elettorale federale

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Il finanziere liberal George Soros, fondatore dell'Open Society Foundations, è pronto a spendere diversi milioni di dollari pur di veder sconfitto alle prossime elezioni del 2020 il suo acerrimo nemico, il presidente Donald Trump, da lui definito in passato "un impostore, un imbroglione e un potenziale dittatore". Soros, che nel 2016 aveva investito diversi milioni di dollari a sostegno di Hillary Clinton, scende nuovamente in campo a favore del Partito democratico americano e fonda, secondo quanto riportato da Politico, un super Pac, chiamato Democracy Pac, che fungerà da "hub" per le sue spese elettorali in vista del 2020.

Negli Stati Uniti il Pac - acronimo di Political action committee - è un comitato che raccoglie fondi per effettuare donazioni a sostegno dei candidati alle elezioni. I Pac più importanti sono quelli creati per sostenere il candidato presidente degli Stati Uniti. Soros ha investito 5,1 milioni di dollari nel nel Democracy Pac, secondo i documenti depositati presso la Commissione elettorale federale mercoledì scorso, ed è la megadonazione più significativa fatta fino ad oggi. Come sottolinea Politico, tale iniziativa suggerisce che il finanziere vicino ai democratici potrebbe spendere diversi milioni di dollari a favore dei dem per le elezioni del prossimo anno: nel 2015, quando mancava circa un anno all'appuntamento elettorale del novembre 2016, il magnate aveva investito "appena" 2,1 milioni di dollari. Oggi il suo contributo è più che raddoppiato.

L'anziano finanziere di origini ungheresi, sostenitore della "società aperta", potrebbe non essere l'unico in famiglia a investire nel Democracy Pac. Secondo Politico, che cita una fonte vicina al Pac, Alexander Soros, il figlio di George, negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più significativo come sostenitore democratico e potrebbe anche lui versare milioni di dollari a sostegno dell'iniziativa lanciata dal padre. "A differenza di Tom Steyer o Michael Bloomberg, Soros ha finanziato realtà come Senate Majority Pac, Priorities Usa, Emily's List e Planned Parenthood, e si aspetta di continuare a farlo", ha spiegato una persona coinvolta nella nuova organizzazione. Al magnate poco importa chi sarà il candidato presidente dei democratici che sfiderà Donald Trump nel 2020: l'importante è sconfiggere il tycoon, ad ogni costo, e per questo motivo ha deciso di rimanere neutrale rispetto alla competizione delle primarie. In un'intervista concessa al Washington Post, Soros ha ribadito che non ha intenzione di essere coinvolto nelle primarie "perché divideranno il Partito Democratico".

Poche settimane fa, Soros ha co-finanziato, insieme al magnate repubblicano Charles Koch, il lancio di un think-tank che ha l'obiettivo di influenzare la politica estera americana. Fiutando un sentimento diffuso tra repubblicani e democratici nel Paese e un’opinione pubblica sempre più desiderosa di porre fine alle "endless wars" degli Stati Uniti nel mondo, il think-tank di Soros e Koch "promuoverà un approccio basato sulla diplomazia e la moderazione piuttosto che sulle minacce, sanzioni e bombardamenti" in contrapposizione – almeno a parole – all’interventismo liberale e a quello neoconservatore largamente diffuso fra i think-tank con sede a Washington. Il think-tank, scrive il Boston Globe, aprirà a settembre, mentre l’inaugurazione ufficiale è prevista per l’autunno.

L’Open Society Foundations di Soros e la Charles Koch Foundation hanno contribuito con mezzo milione di dollari ciascuno per finanziare il suo decollo. Altri donatori hanno aggiunto altri 800mila dollari.

Entro il prossimo anno l’istituto spera di avere un budget che si aggira attorno ai 3,5 milioni di dollari e uno staff di esperti di politica estera.

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