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La Svizzera boccia il referendum per l'abolizione del canone tv

Quasi tre quarti dei cittadini e la totalità dei cantoni hanno respinto l'iniziativa "No Billag"

La Svizzera boccia il referendum per l'abolizione del canone tv

Seggi aperti anche in Svizzera dove oggi gli elettori sono stati chiamati a votare sull'abolizione del canone radiotelevisivo. Con un referendum gli svizzeri hanno deciso di mantenere l'attuale sistema di finanziamento delle emittenti radiotelevisive pubbliche tramite il pagamento di un canone di 392 euro l'anno.

Il referendum ha visto l’affermazione dei "no" con una percentuale che supera largamente il 70% dei consensi. Quasi tre quarti dei cittadini e la totalità dei cantoni hanno così respinto l'iniziativa "No Billag" che aveva ricevuto l’opposizione del governo e dei principali partiti schieratisi a favore del finanziamento pubblico.

Le posizioni

Solo quattro mesi fa, il referendum aveva il sostegno della maggior parte dei cittadini, ma un lavoro intenso del governo e dei cantoni ha fatto pendere il voto per il mantenimento delle condizioni attuali. Secondo il governo, in un Paese che raccoglie cantoni così diversi culturalmente e linguisticamente è necessaria una rete di mezzi pubblici per coprire eventi di interesse per diversi gruppi di persone e, anche se lo sforzo che è costoso, è compensato dal rafforzamento dei valori democratici e dalla tutela della diversità.

Promossa dalla destra elvetica, l'iniziativa "No Billag" giudicava il canone come "una tassa che limita la libertà di ogni individuo e la concorrenza sul mercato dei media".

"In Svizzera sconfitti il populismo, il qualunquismo e la retorica contro il Servizio Pubblico. Il referendum che chiedeva l'abolizione del canone della tv pubblica Svizzera - uno dei più alti d'Europa - è stato bocciato. E anche duramente: oltre il 70% di No! L'Usigrai, insieme all'Assemblea dei CdR della Rai, si era schierata al fianco delle lavoratrici e lavoratori di Ssr. Quindi oggi siamo soddisfatti: prima di tutto per loro, che hanno salvato i posti di lavoro, poi però anche per questa vittoria di chi crede nel Servizio Pubblico televisivo e multipiattaforma come elemento irrinunciabile di tutte le democrazie europee".

Lo si legge in una nota dell'esecutivo Usigrai.

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