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Svizzera, lavoro svolto durante tragitto “casa-ufficio-casa” sarà pagato

La nuova norma, in vigore dal primo gennaio del 2020, interessa tutti i dipendenti pubblici della Svizzera. Il dipendente, però, dovrà essere autorizzato da un superiore

Svizzera, lavoro svolto durante tragitto “casa-ufficio-casa” sarà pagato

Rivoluzione nel mondo del lavoro in Svizzera. Accogliendo la richiesta dei quattro sindacati che rappresentano i travet della Confederazione, dal primo gennaio il tempo impiegato per percorrere il tragitto tra casa e ufficio, e viceversa, sarà considerato come orario lavorativo. Ad un patto: che il pendolare, con l’autorizzazione di un suo superiore, sbrighi le pratiche mentre è in viaggio.

Il governo di Berna ha dato il via libera a una forma di flessibilità che, da tempo, in diverse forme, esiste già nel privato. In sostanza si potrà timbrare il cartellino già mentre si è sul treno o in bus. È così diventata norma quella che, in precedenza, era considerata un'eccezione. A partire dal 2020 si è deciso di introdurre la misura per i lavoratori pubblici di tutti i cantoni svizzeri, senza alcuna distinzione di provenienza o nazionalità.

Una importante novità, questa, per i 38 mila dipendenti della Confederazione che mediamente impiegano 62 minuti al giorno per andare e tornare dal lavoro. Un modo per ottimizzare il tempo e avvantaggiare il dipendente. Attenzione, però. Non tutti potranno usufruire della nuova modalità di conteggio dell’orario di lavoro. La direttiva “Lavoro mobile nell’Amministrazione federale”, stabilisce infatti che siano i vari capi ufficio a individuare quali siano i lavoratori-pendolari che potranno usufruire della nuova norma. Inoltre, gli stessi dovranno dimostrare di aver in qualche modo lavorato mentre si spostavano da casa verso l’ufficio e viceversa.

''Oggi rendere flessibili le forme di lavoro è una necessità'', ha spiegato Anand Jagtap, responsabile delle risorse umane degli uffici pubblici elvetici. L’esponente di Unia, il principale sindacato svizzero, Corrado Pardini parlando con Repubblica sottolinea che è sempre accettata la flessibilità ''ma solo se ha lo scopo di aumentare l'autonomia e l' autodeterminazione del lavoratore sull'orario di lavoro''.

''Quanto deciso dal governo – ha spiegato Sergio Rossi, ordinario di macroeconomia all'università di Friburgo- è il riconoscimento che sempre più dipendenti pubblici, come d'altronde coloro che sono impiegati nell'economia privata, abitano lontano dal proprio luogo di lavoro. Nella società moderna è impensabile continuare a ignorare che questa distanza non è solitamente una libera scelta del lavoratore, ma dipende dalla disponibilità di alloggi che abbiano canoni di affitto compatibili con gli stipendi''. Lo stesso Rossi afferma che la norma non dimostra tanto la fiducia da parte dello Stato nei confronti dei propri dipendenti ''riconoscere che, per lavorare, quasi tutte le persone devono compiere un lungo tragitto''.

Del resto in Svizzera fenomeni come quelli dei "furbetti del cartellino" sono praticamente sconosciuti. Ognuno fa il proprio dovere con grande spirito di squadra.

Per il bene proprio e di quello del Paese.

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