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Trump, anche Jeff Sessions nella bufera per contatti con i russi

Dopo la vicenda di Michael Flynn, ora i democratici chiedono le dimissioni del ministro della Giustizia, Jeff Sessions. Anche lui, secondo le accuse, mentì sui contatti con l'ambasciatore russo a Washington

Trump, anche Jeff Sessions nella bufera per contatti con i russi

Dopo il caso di Michael Flynn, l’amministrazione Trump rischia di perdere un altro pezzo. Nell’occhio del ciclone, questa volta, è finito, infatti, il ministro della Giustizia, Jeff Sessions. L’accusa, che arriva dalle colonne del Washington Post, è sempre la stessa. Anche Sessions, come Flynn, mentì sui contatti avuti con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergej Kislyak, durante la campagna elettorale per le presidenziali americane.

Secondo il quotidiano statunitense Sessions incontrò l’ambasciatore russo a Washington in due occasioni. La prima volta nel mese di luglio, ad un evento organizzato dall’Heritage Foundation a margine della Convention Nazionale Repubblicana, a cui erano presenti cinquanta ambasciatori, compreso Kislyak. Al termine dell’evento, secondo il Washington Post, Sessions si trattenne con un gruppo ristretto di ambasciatori, fra cui l’ambasciatore russo. Il secondo incontro, secondo il quotidiano, ci fu, invece, a settembre, nel pieno dello scandalo dell’hackeraggio dei server del Partito Democratico, per il quale l’amministrazione Obama accusava direttamente il Cremlino. Questa volta, si sarebbe trattato di una conversazione privata nell’ufficio di Sessions, che all’epoca era senatore, “membro dell’influente commissione per l’esercito e uno dei principali consiglieri per la politica estera di Trump”.

Durante l’audizione per la sua conferma al Senato però, alla domanda del senatore democratico Al Franken, se ci fossero stati contatti durante la campagna per le presidenziali tra i membri della campagna elettorale di Trump e esponenti del governo russo, Sessions, sotto giuramento, rispose di non essere a conoscenza di alcun contatto di questo tipo. Se le accuse del Washington Post fossero confermate, quindi, Sessions sarebbe colpevole di aver mentito sotto giuramento. Ma con una nota diffusa dalla sua portavoce è lo stesso ministro della Giustizia a difendersi: "Non ho mai incontrato alcun funzionario russo per discutere dei temi della campagna”. “Non ho idea di che accusa si tratti, è falsa", ha tagliato corto Sessions. "Non c'è assolutamente nulla di fuorviante nella sua risposta, durante l'audizione gli è stato chiesto dei contatti tra la Russia e la campagna di Trump, non degli incontri che ha avuto come senatore e membro delle commissione Forze armate", ha poi aggiunto la portavoce dell’attorney general, Sarah Isgur Flores. L'ambasciatore russo Kislyak, da parte sua, ha preferito non esprimersi sulla vicenda. Un addetto stampa dell'ambasciata russa a Washington, Nikolai Lakhonin, si è limitato a chiarire all’agenzia russa Interfax che la rappresentanza diplomatica "non commenta i numerosi contatti" con "i partner locali".

Ma i Democratici sono sul piede di guerra e, ora, dopo quella dell’ex consigliere della sicurezza nazionale, Michael Flynn, chiedono che salti pure la poltrona del ministro della Giustizia. "Se è vero che Sessions ha nascosto i suoi incontri con Kislyak, deve ritirarsi, è un dovere", ha scritto su Twitter, il democratico, Adam Schiff. “Sessions ha mentito sotto giuramento durante la sua audizione di conferma al Senato, non è adatto a servire come Procuratore generale del nostro Paese e si deve dimettere", ha attaccato la leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, chiedendo che sia avviata un’indagine bipartisan sui possibili legami tra Trump e il Cremlino.

"Nel caso fosse opportuno, mi dimetterò, non c'è dubbio in proposito", ha detto il ministro della Giustizia in un’intervista alla Nbc News, rispondendo alle accuse dei democratici. Ma ribadisce di non aver "mai incontrato alcun russo per discutere nessuna campagna politica”. “Quelle affermazioni son incredibili per me e sono false”, ha ripetuto Sessions alla Nbc.

E dopo l’intervento, stamane, della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che dalla sua pagina Facebook si è scagliata contro la Cnn, dopo che l'emittente televisiva aveva definito l’ambasciatore russo Kislyak “una spia di alto livello e un reclutatore”, sulla vicenda è intervenuto anche il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, che ha dichiarato di non essere a conoscenza di incontri avvenuti tra Sessions e l’ambasciatore Kislyak. "Il lavoro dell'ambasciatore è tenere il maggior numero di incontri possibile", ha detto il portavoce del presidente russo, "più incontri tiene, più efficace è il suo lavoro".

L’ambasciatore americano a Mosca "ha molti contatti con i parlamentari russi e questo è assolutamente normale", ha aggiunto Peskov, che ha definito le reazioni sulla vicenda "eccessivamente emotive".

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