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Trump avvisato: la prossima volta gli alleati di Assad risponderanno

"Reagiremo con fermezza a qualsiasi aggressione contro la Siria", recita una nota che arriva dal centro di comando congiunto russo iraniano in Siria che diffida espressamente Trump a tentare nuovi colpi di mano

Trump avvisato: la prossima volta gli alleati di Assad risponderanno

Donald Trump è avvisato: gli alleati di Assad sono pronti a rispondere con la forza qualora gli States oltrepassassero ancora la “linea rossa”.

“L’attacco contro la Siria ha oltrepassato tutte le linee rosse. Pertanto reagiremo con fermezza a qualsiasi aggressione contro la Siria e ad ogni violazione dei limiti insuperabili, chiunque sarà l’aggressore”, recita una nota – diffusa dalla Reuters – che arriva dal centro di comando congiunto russo-iraniano e delle milizie sciite in Siria. “E – prosegue il dispaccio – gli Stati Uniti conoscono molto bene la nostra capacità di reazione”.

Un risposta che, da un lato, rassicura sull’eventualità di una pericolosa escalation dopo i 59 missili Tomahawk lanciati dagli Stati Uniti contro la base aerea di Shayrat in risposta al presunto attacco chimico di questa settimana nella provincia nord-occidentale di Idlib ma, dall’altro, costituisce un monito preciso per il futuro: un secondo colpo di mano di Washington non verrà tollerato.

E, adesso, la maggior incognita riguarda appunto le prossime mosse della Casa Bianca. Entrambi gli schieramenti del Congresso Usa, che Trump ha bypassato agendo in solitaria, in queste ore, stanno premendo sul neopresidente affinchè presenti un piano per il futuro: “Abbiamo bisogno di una strategia per identificare i nostri obiettivi in Siria”, ha detto il senatore repubblicano John Cornyn.

A Washington Dc regna il disorientamento e non è ancora chiaro se l’obiettivo sia ancora quello di sconfiggere tout court lo Stato islamico – come aveva promesso Trump nel corso della campagna elettorale – oppure se, adesso, il neopresidente intende allinearsi alle posizioni del suo predecessore puntando quindi ad un regime change.

A lasciar presagire che, a dispetto delle premesse di questa nuova presidenza, Washington potrebbe privilegiare quest’ultima ipotesi sono le nuove sanzioni economiche alla Siria preannunciate dal ministro del Tesoro Steven Mnuchin. Inoltre, nelle ultime ore, è trapelata un’indiscrezione allarmante: a circa 150 mila riservisti sarebbero stati recapitati altrettanti preavvisi di mobilitazione. Per fare cosa?

Attorno a questo nodo cruciale, così come ai necessari chiarimenti sulla controversa paternità delle armi chimiche utilizzate ad Idlib, ruoterà la visita del segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, atteso a Mosca nelle prossime settimane. Stando a quanto riferisce Tass, la portavoce ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha confermato l’incontro diplomatico: “La visita è in agenda”. Tillerson, a differenza del suo omologo britannico Boris Johnson, non darà quindi forfait.

Nel frattempo la coalizione lealista, invece, resta compatta e concentrata sugli obiettivi di sempre.

Come riferisce l’agenzia di stampa ufficiale della Repubblica islamica Irna, ripresa da Nova, i capi delle forze armate di Russia e Iran, rispettivamente Valerij Gerasimov e Mohammad Bagheri, nel corso di una conversazione telefonica avuta ieri, hanno ribadito la determinazione a “continuare a combattere i terroristi e i loro sostenitori” ed a portare avanti la cooperazione militare tra Russia e Iran “fino alla totale sconfitta” di tagliagole e loro sodali.

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