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L'uomo di Trump per la Banca mondiale

I media liberal e i parlamentari democratici hanno subito bollato il candidato di Trump come “inadeguato” a ricoprire il ruolo di presidente della Banca Mondiale

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Donald Trump ha annunciato in questi giorni il “suo” candidato alla presidenza della Banca Mondiale: David Malpass, economista nonché attuale sottosegretario per gli Affari internazionali nell’ambito del dipartimento del Tesoro Usa. Costui dovrà sostituire Jim Yong Kim, dimessosi dalla guida dell’istituzione globale agli inizi di gennaio.

Secondo un’antica regola non scritta, spetta al governo degli Stati Uniti, principale finanziatore dell’organismo mondiale, designare i vertici di quest’ultimo, mentre, in base alla stessa regola, la presidenza del Fondo monetario internazionale viene invece nominata dagli esecutivi europei. Il tycoon ha così proseguito tale tradizione sottoponendo la candidatura di Malpass al vaglio del consiglio di amministrazione della Banca.

Secondo la stampa americana, il soggetto indicato da Trump sarebbe un “falco”, ossia uno strenuo oppositore degli “enti sovranazionali” e del “multilateralismo”. I media hanno quindi iniziato a ripubblicare diverse esternazioni rilasciate in passato da Malpass circa il ruolo della Banca Mondiale, caratterizzate da toni fortemente ostili nei riguardi di quest’ultima.

Nei mesi scorsi, il sottosegretario aveva infatti ripetutamente propugnato l’“abolizione” di tale organismo internazionale, bollato come un “ente inutile” e come un “giocattolo nelle mani dei Cinesi”. Di conseguenza, i network liberal hanno subito sostenuto che, a causa delle “parole di fuoco” rivolte in passato dall’economista all’indirizzo dell’istituzione finanziaria, costui sarebbe “inadeguato” a ricoprire l’incarico di presidente di quest’ultima.

Forti critiche verso la decisione di Trump sono state espresse anche dai parlamentari democratici. Ad esempio, Eliot Engel, presidente dem della Commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti, ha bollato la designazione di Malpass come “inaccettabile” sia per l’ostilità nutrita dal sottosegretario verso la Banca sia per le “scarse qualità” dimostrate dal candidato di Trump nell’esercizio dell’attività di economista.

Secondo Engel, il funzionario sostenuto dalla Casa Bianca avrebbe infatti clamorosamente dato prova di “scarsa conoscenza” delle tematiche economiche globali, non individuando, nel 2007, i “segnali premonitori” dell’ultima crisi finanziaria mondiale.

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