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Trump potrebbe declassificare gli accordi segreti di Obama con l'Iran

L’amministrazione Obama avrebbe riconosciuto esplicitamente l’ampliamento del programma di arricchimento dell'uranio dell'Iran, diramando solo in parte i dettagli dell'accordo segreto

Trump potrebbe declassificare gli accordi segreti di Obama con l'Iran

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe rilasciare i dettagli segreti dell’accordo sul nucleare siglato dalla Repubblica Islamica e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Pochi giorni dopo la firma dell’accordo, annunciato nel luglio del 2015, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Obama, Susan Rice, riconobbe la natura segreta di alcuni documenti siglati tra l'Iran e l'AIEA. L’amministrazione Obama ha poi condiviso (in parte) il contenuto con il Congresso in un briefing riservato. Le nuove tensioni, potrebbero spingere il presidente Trump a rilasciare integralmente i dettagli dell’accordo ancora classificati. Trump, in precedenza, definì l'accordo con l'Iran come “il peggior affare mai negoziato”.

Nel Joint Comprehensive Plan of Action, Teheran si impegna ad arrestare il proprio programma di arricchimento dell’uranio in cambio della fine delle sanzioni Usa ed internazionali che hanno paralizzato l'economia iraniana. Nei documenti classificati, l’amministrazione Obama avrebbe riconosciuto esplicitamente l’ampliamento del programma di arricchimento dell'uranio ed indebolito il ruolo degli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. I documenti di pubblico dominio mancherebbero di numerosi dettagli che riguardano la maggior parte dell’attività nucleare della Repubblica Islamica.

Una delle questioni controverse riguarda il programma missilistico con gittata di 2.000 chilometri. Teheran sostiene che il programma missilistico del paese è progettato per la difesa con esclusiva capacità di carico utile convenzionale. Le restrizioni fondamentali sul programma nucleare iraniano imposto in virtù di un accordo negoziato a livello internazionale, non contengono disposizioni su possibili lanci missilistici convenzionali. I funzionari degli Stati Uniti e delle altre nazioni occidentali sostengono che Teheran, due anni fa, si sarebbe impegnata a non condurre test balistici per i successivi otto anni dall’entrata in vigore dell’accordo, poi codificato nella risoluzione 2231 delle Nazioni Unite. Risoluzione approvata in parallelo, ma indipendentemente dall'accordo nucleare. Nella precedente risoluzione del 2010, vi era invece l’assoluto divieto di testare missili capaci di trasportare testate nucleari.

Trump: "L'Iran gioca con il fuoco"

La scorsa settimana, l’amministrazione Trump ha elevato sanzioni contro 13 persone e 12 aziende iraniane, come rappresaglia per l’ultimo test balistico effettuato dalla Repubblica Islamica. Da rilevare che le nuove sanzioni rappresentano una continuazione della linea punitiva dell'amministrazione Obama. Così come confermato dall’addetto stampa della Casa Bianca “gli obiettivi erano stati elaborati ed identificati dal presidente Obama”. Sanzioni che non intaccano gli accordi posti in essere. Tradotto significa che non hanno alcun valore deterrente.

In un tweet, poco dopo la firma sulle nuove sanzioni, Trump ha scrisse: “L'Iran sta giocando con il fuoco” . Immediata la replica del Ministro degli Esteri iraniano, che sempre su Twitter rispose: “L'Iran è indifferente alle minacce degli Stati Uniti, non inizieranno mai una guerra”.

La Casa Bianca potrebbe rilasciare gli accordi collaterali e le esenzioni concesse dalla Commissione in segreto. Un documento formalmente separato dall’accordo, ma a tutti gli effetti parte integrante della transazione approvata sia dall’Iran che da Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania.

Nonostante gli accordi, gli istituti di credito internazionali, temono le decisioni del presidente degli Stati Uniti, che potrebbe rivedere nuovamente il rapporto con l’Iran. L’amministrazione Obama, che a più riprese ha invitato le banche europee e le società internazionali a riprendere i rapporti commerciali con la Repubblica islamica, ha sottolineato che non avrebbe mai fornito garanzie scritte.

Iran: “test eseguito con successo, ma non è un messaggio per Trump”

L’ultimo test missilistico dell'Iran non è un messaggio a Donald Trump, Teheran non ha bisogno di testare il polso del presidente degli Stati Uniti che conosciamo molto bene. E’ quanto ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Bahram Qasemi.

Il lancio, avvenuto in un poligono alla periferia di Semnan, a circa 140 miglia ad est di Teheran, è stato monitorato dalla rete satellitare statunitense. Teheran avrebbe lanciato un missile balistico ad alta precisione a medio raggio Khorramshahr. Il test di rientro, secondo il Pentagono, sarebbe fallito. Il missile sarebbe esploso dopo aver volato per 600 miglia. Per l’Iran, il test missilistico si sarebbe svolto con successo.

“La nuova linea di Washington è ancora in una fase instabile, mentre le osservazioni di Trump sono contraddittorie. Siamo in attesa di conoscere le posizioni del governo degli Stati Uniti nelle diverse questioni internazionali così da valutare il loro approccio”.

Posizione ribadita anche dal Ministro della Difesa iraniano, il generale di brigata Hossein Dehqan.

“Il test è in linea con i nostri programmi e non consentiremo alcuna interferenza straniera. Rispetta chiaramente sia l'accordo nucleare che la risoluzione 2231. I programmi missilistici e di difesa dell'Iran non sono negoziabili. L'Iran non ha mai iniziato alcuna guerra, ma si difenderà contro l'aggressione straniera.

La questione missilistica non rientra nel JCPOA”.

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