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Erdogan ci rimanda i jihadisti: ecco tutti i pericoli per l'Ue

Da Ankara hanno annunciato l'avvio delle operazioni per rimpatriare i terroristi dell'Isis nei paesi di origine: uno di loro è già tornato negli Usa, altri 7 sono in procinto di essere espulsi verso la Germania

Erdogan ci rimanda i jihadisti: ecco tutti i pericoli per l'Ue

Erdogan lo aveva detto già nei giorni scorsi: la Turchia non poteva continuare ad essere, secondo il presidente turco, il parcheggio di foreign fighters dell’Isis.

Ed adesso sembrerebbe che, in effetti, Ankara abbia realmente iniziato ad espellere i combattenti dell’ex califfato di origine straniera. Uno è già partito alla volta degli Stati Uniti, altri sette entro il 14 novembre saranno portato in Germania.

L’annuncio ufficiale del via alle operazione di rimpatrio dei combattenti Isis presenti nelle carceri turche, è arrivato venerdì scorso da parte del ministro degli interni Suleiman Soylu, ma è soltanto in queste ore che il nuovo progetto di Erdogan si sta concretizzando.

Del resto, il leader turco ha rivendicato in questi giorni la cattura di alti esponenti dell’organizzazione terroristica: dalla moglie di Al Baghdadi, alla sorella e ad altri parenti dell’ex leader Isis, tutti sono stati presi dalle forze speciali turche in Siria, a pochi passi dalla frontiera con il paese anatolico.

Lo stesso Al Baghdadi è stato individuato in un villaggio siriano a 5 km dal confine turco, segno di una partecipazione all’operazione anche da parte di Ankara. Erdogan dunque, in questi giorni sta recitando il ruolo di guardiano anti Isis, colui che oltre a catturare importanti esponenti jihadisti adesso inizia ad espellere coloro che erano nelle carceri turche già da alcuni anni.

Ed in un certo qual modo, almeno questa volta il governo di Ankara si è mostrato in linea con le posizioni di Trump il quale, nei giorni dell’annuncio del ritiro delle truppe Usa dal nord della Siria, ha ammonito l’Europa esortandola ad andarsi a riprendere i propri foreign fighters.

Sia il presidente americano che quello turco dunque, non hanno intenzione di occuparsi dei combattenti dell’Isis di origine europea ancora presenti in medio oriente. Secondo Trump, chi è in Siria deve tornare in Europa con i governi del vecchio continente che devono iniziare ad assumersi le proprie responsabilità in merito. Secondo Erdogan invece, chi è in Turchia deve essere regolarmente espatriato.

Gli 8 combattenti rimpatriati od in procinto di tornare nei paesi di origine dalla Turchia, potrebbero essere soltanto i primi di una lunga serie.

Quello dei foreign fighters in medio oriente è un dilemma molto importante per l’Europa, soprattutto per paesi quali Francia e Germania da cui sono partiti negli anni di maggior spinta del califfato centinaia di combattenti.

Nel corso degli anni nessun paese europeo ha manifestato intenzione di volerli indietro, anzi Parigi ha sottoscritto nei mesi scorsi un accordo con Baghdad per far processare in Iraq più di 58 foreign fighters francesi.

Molti altri sono ancora presenti nei tanti campi di prigionia nel nord della Siria, lasciati quasi in balia degli eventi e con il pericolo che le recenti operazioni turche possano aver facilitato una loro fuga.

La mossa di Erdogan delle ultime ore, potrebbe sembrare di fatto un contrappasso: colui che infatti nel 2012, in funzione anti Assad, ha aperto l’autostrada della jihad facendo transitare migliaia di islamisti, adesso predica i rimpatri per i terroristi presenti nel suo paese.

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