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Uk, annullata l'incriminazione contro Boris Johnson

Gli analisti politici britannici hanno affermato che il verdetto favorevole a Boris Johnson darà “nuovo slancio” alla corsa di quest’ultimo verso l’incarico di primo ministro

Uk, annullata l'incriminazione contro Boris Johnson

Boris Johnson, ex sindaco di Londra nonché uno dei principali candidati conservatori alla successione di Theresa May a Downing Street, è stato di recente scagionato dall’accusa di avere “mentito agli elettori” durante la campagna referendaria del 2016 sulla Brexit.

La High Court di Inghilterra e Galles ha infatti ultimamente annullato l’incriminazione per “abusi in atti pubblici” formulata il 29 maggio scorso dalla Magistrates' Court del distretto di Westminster ai danni del parlamentare britannico.

Johnson era stato ufficialmente indagato per avere agito, nel 2016, in contrasto con i principi alla base della condotta dei pubblici funzionari. A detta dei magistrati che lo avevano rinviato a giudizio, durante la campagna referendaria sulla Brexit l’esponente conservatore, allora titolare sia della carica di sindaco sia di quella di deputato, avrebbe influenzato il voto popolare diffondendo in pubblico una “tesi totalmente infondata”, secondo cui il Regno Unito pagava la sua appartenenza all’Ue versando a Bruxelles “350 milioni di sterline a settimana”.

Anne Rafferty, presidente del collegio della High Court che ha invalidato l’incriminazione del politico tory, ha giustificato la decisione dell’organo giudiziario dichiarando, ai microfoni della Bbc, che lei e i suoi colleghi avrebbero trovato “estremamente convincenti” le argomentazioni esposte dall’avvocato di Johnson. Queste ultime rimarcavano il fatto che la tesi della pubblica accusa si basava su una “cattiva conoscenza degli orientamenti giurisprudenziali consolidati”.

Adrian Darbishire, legale dell’ex primo cittadino londinese, aveva infatti attaccato il teorema accusatorio sottolineando, in primo luogo, che il reato di “abusi in atti pubblici” era stato sempre descritto dalla giurisprudenza nazionale come una condotta caratterizzata dal requisito della “segretezza”. Johnson, al contrario, aveva esposto “alla luce del sole”, ossia nell’ambito di comizi organizzati nel corso di una campagna referendaria, la “tesi dei 350 milioni”.

Di conseguenza, il comportamento osservato dall’esponente conservatore tre anni fa, aveva spiegato Darbishire, non presentava alcun presupposto per l’applicazione della categoria penalistica di “abusi in atti pubblici”, poiché appunto totalmente privo del requisito della segretezza.

Il difensore del candidato alla successione di Theresa May aveva quindi rigettato la legittimità del procedimento avviato dalla Magistrates' Court del distretto di Westminster evidenziandone la “natura vessatoria” e denunciando ipregiudizi politici alla base del rinvio a giudizio decretato a carico di Johnson.

Le motivazioni ufficiali del verdetto che ha scagionato l’ex sindaco verranno pubblicate, ha precisato sempre Anne Rafferty, nei prossimi giorni, mentre l’avvocato Darbishire ha già fatto sapere alla stampa di essere “profondamente soddisfatto” per quanto è stato appena deciso dalla High Court.

Al contrario, il promotore dell’incriminazione di Johnson, ossia l’attivista anti-Brexit Marcus J. Ball, ha esternato davanti ai media britannici la propria “delusione” per la recente pronuncia vantaggiosa nei riguardi dell’ex sindaco. L’attivista, che ha finora raccolto tramite crowdfunding oltre 300mila sterline con il solo obiettivo di finanziare cause giudiziarie contro l’esponente tory, ha poi dichiarato di volere “continuare la battaglia” e di volere promuovere altri procedimenti penali a carico del fautore della Brexit, fino a quando non vedrà quest’ultimo “finalmente in galera”.

Clive Coleman, analista politico della Bbc, ha infine assicurato che la decisione della High Court darà “ulteriore slancio” alla corsa di Johnson verso Downing Street.

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