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Usa, la polizia di frontiera raccoglie il Dna dei migranti illegali

Il dipartimento per la sicurezza nazionale americana (Dhs) ha lanciato un programma serio e rigoroso per la raccolta del Dna di tutti i migranti che varcano illegalmente il confine con il Messico. La costruzione di un database del Dna dei migranti ha scatenato molte polemiche nel paese

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Prego favorire un documento di riconoscimento e il proprio Dna. Ecco quello che sentiranno dirsi tra pochi giorni tutti i migranti che avranno intenzione di entrare illegalmente su suolo americano.

Washington ha, infatti, deciso di attuare un serio e rigoroso programma di raccolta del codice genetico unico di ogni persona che deciderà di varcare la frontiera, ad esempio quella del Messico, per entrare clandestinamente (ovvero senza permesso di soggiorno o visto lavorativo/turistico) negli Stati Uniti. Tuttavia, questo piano di raccolta sembra avere una lunga data alle spalle, ma non aveva mai trovato negli anni un’effettiva data di implementazione.

Il campionamento del Dna dei migranti si rivolgerà a tutti i detenuti privi di documenti e temporaneamente collocati nei centri di prima accoglienza lungo il confine che divide il Messico e gli Stati Uniti.

L’obiettivo del Dipartimento per la sicurezza nazionale (Dhs), a capo di questa vasta operazione, è di archiviare i profili genetici dei migranti (una volta raccolti) in un database nazionale per i profili criminali del Dna. Tutto ciò dovrebbe facilitare il lavoro degli agenti d’immigrazione e controllo delle frontiere nella gestione dei migranti e dei detenuti. Inoltre, il nuovo database potrebbe essere utilizzato anche da altre forze dell'ordine e non solo, come riportato da alcuni funzionari del dipartimento.

La raccolta e l'archiviazione del Dna di persone semplicemente detenute e non processate o condannate per un crimine ha suscitato numerose critiche da parte dei difensori dei diritti civili. Come riporta l’agenzia di stampa francese Afp, una delle paladine dei diritti civili in campo su questa vicenda è Vera Eidelman, avvocato presso l'American Civil Liberties Union, che ha dichiarato: “La raccolta forzata di Dna solleva serie preoccupazioni in materia di privacy e libertà civili e manca di giustificazione, soprattutto quando il Dhs sta già utilizzando metodi d’identificazione meno invasivi come le impronte digitaliLa raccolta forzata di Dna solleva serie preoccupazioni in materia di privacy e libertà civili e manca di giustificazione, soprattutto quando il Dhs sta già utilizzando metodi d’identificazione meno invasivi come le impronte digitali”.

Questo tipo di raccolta di massa altera anche lo scopo della raccolta del Dna da un'indagine criminale alla sorveglianza della popolazione, il che è contrario alle nostre nozioni di base di libertà e autonomia”, ha affermato Eidelman.

Secondo quanto riportato da Afp, già dall'inizio del 2019 la polizia di frontiera a stelle e strisce ha iniziato a eseguire test del "Dna rapido" sui migranti che attraversano il confine come unità familiari per determinare se le persone fossero effettivamente imparentate e non avessero fatto richieste fraudolente.

A differenza dei test rapidi di Dna, questo nuovo programma, in via di attuazione da parte del Dhs, avrà la possibilità di raccogliere e catalogare molte più informazioni genetiche, fornendo agli archivi nazionali un vero e proprio database completo del Dna di ciascun migrante illegale.

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