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La prima volta di Rohani in Italia

A Roma, nel bel mezzo del mar Mediterraneo, Oriente e Occidente tornano finalmente a dialogare

La prima volta di Rohani in Italia

Per Hassan Rohani “l’Italia è la porta per l’Europa”. Il nostro Paese è la prima destinazione europea del presidente della Repubblica Islamica d’Iran. Qui i legami storici sembrano prevalere sulla geografia. A fare da sfondo è il ricordo di Enrico Mattei, ex presidente della compagnia petrolifera di Stato Eni, che al pari del defunto primo ministro Mossadeq, viene considerato a Teheran come un’icona della resistenza al dominio economico anglo-americano delle Sette Sorelle. Ora invece le relazioni tra i due Paesi sono più forti che mai sul piano commerciale quanto culturale. L’Italia a differenza di altri non hai mai interrotto il dialogo con l’Iran, nemmeno ai tempi delle sanzioni.

Così la scelta di adottare una politica estera non interamente allineata a Washington fa di Roma l’epicentro delle relazioni internazionali. La storia di Rouhani si sta scrivendo tra il Quirinale, il Campidoglio, la Farnesina e il Vaticano. Nel primo giorno capitolino Rohani ha incontrato il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, il premier Matteo Renzi e l’amministratore delegato di Eni De Scalzi. Domani interverrà al business forum Italia-Iran, organizzato da Confindustria e Ice, poi sarà ricevuto da Papa Francesco (la prima e ultima visita di un presidente iraniano risale al 12 marzo 1999, quando Mahamed Khatami, fu ricevuto da Giovanni Paolo II). La visita si concluderà mercoledì con una conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi. Tra gli incontri bilaterali è da sottolineare quello tra il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il suo omologo iraniano, Javad Zarif, dove si farà il punto sulla crisi siriana e la lotta al terrorismo.

Italiani brava gente. Il fatto che Rohani, accompagnato in questa visita ufficiale da sei ministri e 120 imprenditori delle più potenti aziende pubbliche del Paese, abbia scelto Roma come prima meta è un fatto positivo, non solo per l’economia. Finito l’embargo ripartono gli affari: l’obiettivo è quello di riportare l’interscambio commerciale ai livelli del 2010, ovvero a 7 miliardi di euro. Tra i settori portanti di futuri accordi, oltre all’energia, rientrano anche le banche e le assicurazioni. E poi l’Iran torna finalmente ad essere considerato come una potenza regionale sul piano diplomatico e militare.

E se è vero che il confine tra opportunismo politico e terzomondismo (ben compreso) è più sottile di quanto pensiamo, la visita di Rohani rimane un episodio non banale: in Italia, nel bel mezzo del mar Mediterraneo, Oriente e Occidente tornano finalmente a dialogare.

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