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Napolitano scioglie le Camere

Dopo le dimissioni di Monti, il capo dello Stato incontra i presidenti dei gruppi parlamentari e scioglie le Camere. A febbraio si torna alle urne. Resta il nodo sulla possibile candidatura del Prof. Il Pdl a Monti: "Resti fuori dalle parti". Il Pd: "Grazie a Monti, ora politiche progressiste"

Napolitano scioglie le Camere

Alla fine la legge di stabilità è stata approvata, come promesso Monti si è dimesso e ha passato la palla a Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, il cui mandato scade a maggio 2013, sperava di potersi defilare e che a nominare il nuovo premier sarebbe stato il suo successore. Invece "a malincuore" alle 10 ha dato il via alle consultazioni lampo che lo hanno portato a incontrare nelle tre ore successive i presidenti di tutti i gruppi parlamentari. Subito dopo ha annunciato lo scioglimento delle Camere che porterà alle elezioni previste il 24 e il 25 febbraio. E, con grande rimpianto del Colle che da tempo ne chiede la riforma, si andrà al voto con l'attuale legge elettorale. A quel punto toccherà ancora a Napolitano consultare il Parlamento e nominare il nuovo presidente del Consiglio.

Resta ancora sospesa la possibile candidatura di Mario Monti. Il premier dovrebbe sciogliere le riserve solo domenica mattina, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Ieri il Prof è sembrato dubbioso, ma il pressing dei centristi non si arresta e il suo staff assicura che "non è cambiato nulla, né in un senso né nell’altro".

I primi a incontrare Napolitano sono stati Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto del Pdl: "Abbiamo sottolineato al presidente come andando a elezioni con un governo non eletto ma tecnico Monti dovrà tenere la sua collocazione fuori dalle parti. Abbiamo preso atto della conclusione dell’esperienza di Governo, abbiamo solo ricordato che noi avevamo espresso rilievi di merito e non una mozione di sfiducia".

"Si è chiusa la fase del governo tecnico, si va alle elezioni e la sovranità torna al popolo. Noi siamo consapevoli che l’Italia merita ora un seconda fase, politiche progressiste e riformiste", ha detto poi il capogruppo Pd Dario Franceschini, secondo cui ora "chi ha di più deve mettere di più, chi di meno deve mettere di meno".

Poi è stato il turno dell'Udc che chiede di continuare "con forza" il programma di Monti "per non vanificare gli sforzi degli italiani e le riforme fatte", come ha detto il capogruppo, Gian Luca Galletti. Stessa linea quella di Francesco Rutelli per il Terzo Polo: "Il governo non tradisca i risultati ottenuti da Mario Monti che ha rimesso in carreggiata l’Italia".

Soddisfatta la Lega: "Ora non resta che sciogliere le camere, fissare la data delle elezioni e dare il via alla campagna elettorale: a noi il 24 febbraio va bene", ha detto il capogruppo, Federico Bricolo, "Vogliamo andare sul territorio a fare campagna elettorale, poi siano i cittadini a scegliere".

Finite le consultazioni, Giorgio Napolitano ha incontrato il presidente del Senato, Renato Schifani, e quello della Camera, Gianfranco Fini, che hanno lasciato il Quirinale senza rilasciare dichiarazioni. Il Presidente ha così firmato il decreto di scioglimento delle Camere.

"Era una strada già segnata dai fatti, non c'erano altri spazi per sviluppi in sede
parlamentare", ha detto il Capo dello Stato, che si è raccomandato per una campagna elettorale con misura e condotta con spirito costruttivo e che ha assicurato al Pdl di riportare a Monti le preoccupazioni espresse da Cicchitto e Gasparri.

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