Rush finale

La "gara perfetta": Schumacher batte le McLaren con una sosta in più

Il GP di Ungheria del 1998 è entrato nei libri di storia per una strategia geniale del muretto Ferrari, capitanato da Ross Brawn, e dall'esecuzione perfetta di una missione impossibile da parte di Michael Schumacher

La “gara perfetta”: Schumacher batte le McLaren con una sosta in più
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Dopo la cocente delusione di Jerez, il 1998 della Ferrari si apre con una sola speranza: proiettare il Cavallino davanti a tutti. Compito che sembra agevolato dal fatto che la Williams, campione del mondo in carica, ha perso il suo speciale motore Renault a causa del ritiro dei transalpini, e improvvisamente è scivolata indietro nelle gerarchie. La F300 di Maranello, affidata a Michael Schumacher ed Eddie Irvine, sembra avere la scorza giusta per azzannare un titolo piloti che manca dal 1979. Purtroppo, i conti in casa Ferrari non tornano, perché il nuovo regolamento e la rivoluzione innescata da Adrian Newey in Mclaren permette al team di Woking di divenire a sorpresa la prima forza del campionato. Quindi, anche stavolta il Cavallino è costretto a inseguire e si affida quasi esclusivamente al talento di Schumacher per tenere viva la fiammella della speranza.

Le prime uscite sono un assolo delle "Frecce d'Argento", con doppietta in Australia e in Brasile, poi Schumi risponde in Argentina, ma nuovamente le Mclaren-Mercedes capitanate da Mika Hakkinen fanno il vuoto a Imola, in Spagna e a Montecarlo. Il Kaiser, indiavolato al volante della F300, mette in fila un tris sensazionale in Canada, Francia e Inghilterra, salvo poi assistere impotente alle vittorie del rivale finlandese in Austria e Germania.

Dunque, arriviamo al 16 agosto sul polveroso asfalto dell'Hungaroring, a Budapest, dodicesimo appuntamento stagionale. La conformazione del tracciato, stretto e lento, favorisce le Mclaren che in qualifica conquistano la prima fila. Il sorpasso in pista è pressoché proibitivo, per la Ferrari obbligata a vincere rimane una sola strada da percorrere: adottare una strategia differente, tanto audace quanto rischiosa. Le probabilità di successo sono molto risicate, ma il tedesco con il numero 3 sulla carena è un osso duro specializzato in miracoli.

Mclaren in fuga, poi Michael si accende

Al via Mika Hakkinen scatta più veloce di tutti, seguito da David Coulthard che si offre di parargli le spalle e di fargli da scudiero. Agli scarichi della Mclaren dello scozzese si attacca Michael Schumacher, che dopo pochi giri vede sparire dalla contesa il suo compagno di squadra, Eddie Irvine, per un problema al cambio. Poteva essere un buon alleato e invece resta da solo in questa battaglia cruciale. La prima fase dei 77 giri previsti in Ungheria, vede le Frecce d'Argento prendere il largo, con il solo Schumi a tenere botta. Il tedesco è imbrigliato dietro alla monoposto di Coulthard e non ha modo di sopravanzarlo.

La prima carta da giocare da parte del muretto Ferrari è quella di anticipare la prima sosta, così al 25esimo giro il Kaiser torna ai box. Rientra in pista, ma trova l'ostacolo della Williams di Villeneuve che lo rallenta. Nel frattempo lo scozzese del team di Woking compie il suo passaggio ai box e ritorna sul circuito conservando la seconda posizione. Stessa sorte per Hakkinen, che effettua il suo rifornimento in scioltezza, mantenendo la leadership.

F1 Ungheria

La stella di Schumacher si accende quando si libera del canadese della Williams. Il tedesco inanella una lunga serie di giri velocissimi. Il ritmo della F300 numero 3 è inarrestabile, in poche tornate il nativo di Kerpen è di nuovo a ridosso di Coulthard. Al muretto, Ross Brawn, ha preso qualche appunto stimolato dal passo del suo alfiere teutonico. In modo deciso schiaccia il bottone della radio e si mette in comunicazione con il pilota: "Michael, hai 19 giri per tirare fuori 25 secondi. Abbiamo bisogno di 19 giri da qualifica da te per vincere la gara". Al cospetto di questa apparentemente folle proposta, lo stratega inglese riceve una fredda risposta, ma con tono sicuro e perentorio: "Ok. Grazie". Al 43esimo giro, anticipando e sorprendendo gli avversari, Schumacher effettua la sua seconda sosta ai box. È perfetta, veloce e fulminea. La Ferrari adesso è leggera e pronta a cimentarsi in una sfida epica.

Il Kaiser Schumacher trionfa con tre soste

Schumi ha finalmente pista libera davanti a sé e può mettere in mostra tutto il repertorio del suo infinito bagaglio di talento. La F300 vola, così in Mclaren richiamano, in fretta e in furia, prima Coulthard e poi Hakkinen. Le soste delle Frecce d'Argento sono inevitabilmente più lunghe, perché devono incamerare più benzina nel serbatoio, viaggiando su una strategia che prevede due soli rifornimenti. Questo permette al Kaiser della Rossa di balzare al comando della classifica, ma il suo compito non è finito perché adesso deve essere terribilmente più rapido dei suoi rivali e incamerare un vantaggio di molti secondi. I piloti della Mclaren infatti non si fermeranno più, mentre lui sì. Dentro al casco blu con le stelle, il tedesco diventa un automa e un entità in perfetta simbiosi con la macchina. Gira 2 secondi più veloce di tutti, facendo letteralmente il vuoto dietro di sé. Si permette anche un involontario fuori pista, ma ciò non gli impedisce di scandire record su record. Al 62esimo giro, Schumi compie il suo ultimo passaggio in pit lane con un vantaggio cronometrico di 27 secondi su Coulthard, primo inseguitore dopo che Hakkinen è retrocesso nelle retrovie per un guasto al cambio. I meccanici Ferrari non sbagliano il momento topico e il tedesco con tre pit stop resta primo in classifica.

F1 Ungheria

I quindici giri che separano Schumacher da una vittoria sensazionale e unica nel suo genere, sono un'ulteriore dimostrazione della natura di un uomo dall'irrefrenabile fame di gloria. Quando finalmente il ferrarista vede sventolare la bandiera a scacchi sulla linea del traguardo, i secondi di vantaggio sullo scozzese in seconda piazza sono quasi dieci. Il miracolo è servito e in una maniera epica. Hakkinen, scivolato in sesta posizione, riceve persino l'onta del doppiaggio da parte di Michael.

Quel giorno il mondo della F1 si è inchinato allo strapotere del geniale Brawn e dell'infallibile Schumacher, un pilota in grado di trasformare l'impossibile in possibile. Soltanto lui sarebbe stato in grado di compiere una missione senza speranza in modo impeccabile, con rigore e precisione maniacale. Quando impazza la festa sul podio con la sequenza dell'inno nazionale tedesco e italiano, Brawn abbraccia il suo cavaliere ammettendo che stavolta è avvenuta una vera magia sportiva. Quel giorno gli spettatori hanno assistito alla "gara perfetta", un momento di altissimo sport.

Nonostante l'impegno, la Ferrari e Schumacher vedranno sfuggire il titolo mondiale anche quell'anno, che andrà ad Hakkinen, ma la gloria sarebbe giunta da lì a poco e la sofferenza di quei giorni sarebbe stata ampiamente ripagata con un dominio leggendario.

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