Politica

IL PERÓN DELL’UNIONE

A sinistra, forte o debole, c'è una polemica contro il partito politico. Si salva solo Bertinotti. A sinistra nell'area dei movimenti si vuole una rappresentanza non espressa dai partiti, ma dalla società civile. Cosa poi sia questa società civile non è chiaro: alcuni alludono ai movimenti, altri ai molti gruppi esistenti nella società, altri ancora ai sindacati, riprendendo questi ultimi i temi del sindacalismo rivoluzionario.
Dopo le «famose» primarie Prodi ha di nuovo espresso la sua vecchia linea politica: una investitura plebiscitaria che ridimensioni i partiti dai quali non vuol dipendere nelle sue attività di governo. Un entusiasta di Prodi, Gianni Riotta, sul Corriere della Sera osanna il «nuovo», moderno, grande partito democratico che sta sorgendo, con liste unitarie dei partiti della sinistra. In verità le primarie hanno tolto potere ai partiti della sinistra e aumentato quello di Prodi. Ricordiamo, però, - come ha affermato Bertinotti - che i partiti esistenti hanno una loro identità storica e politica e un «nuovo» partito non si costruisce a tavolino con mere parole come democratico o unitario.
Prima di tornare a Prodi, ammettiamo che alcune critiche ai partiti possono essere giuste: ricordiamo le denunce della partitocrazia di Giuseppe Maranini e di Norberto Bobbio. Ma questa critica è pericolosa quando è rivolta contro l'esistenza dei partiti, che restano l'ossatura portante della democrazia rappresentativa. Altrimenti si va verso una forma di peronismo nel quale c'è solo il capo carismatico, inneggiato da tutti, una volta ridotta al silenzio una potenziale opposizione e neutralizzati i partiti.
È bene rifarsi alla storia del partito per porre il problema nella sua giusta luce. I partiti sorgono in Inghilterra con il governo rappresentativo e così nell'Ottocento anche in Europa. Ma erano soltanto partiti composti da notabili. Con l'allargamento del suffragio si ebbero partiti elettorali di massa e poi, con l'avvento del socialismo e poi del comunismo, partiti organizzativi di massa, dove quell'«organizzativi» indica una struttura burocratica che penetra tutta la società. Ora in Italia dopo il crollo del comunismo e anche per ragioni finanziarie crolla quell'organizzazione nella società, ma resta la burocratizzazione ai vertici dei partiti di sinistra. Sono vere e proprie oligarchie. Per concludere vediamo i possibili rimedi alla partitocrazia tornando alla «grande» vittoria di Prodi. Iniziamo per indicare i rimedi con la grande partecipazione alle primarie: non è stata certo una partecipazione dovuta ad una mobilitazione dall'alto, ma è stata una partecipazione di tipo plebiscitario solo per il leader carismatico, non per i partiti. Ciò è stato consentito dall'odio infuocato per il nemico Berlusconi. In secondo luogo con il nuovo partito democratico non ci sarà una vera rotazione delle cariche e un rinnovo dei dirigenti perché il leader indiscusso, Prodi, imporrà i suoi fedeli. A destra, invece, Berlusconi ha rinnovato la sua classe politica. In terzo luogo avremo anche una lottizzazione per mantenere il controllo della società. Pensiamo all'opposizione - da parte di Prodi - alla nomina di Petruccioli a presidente Rai, perché, benché di sinistra, non era un suo fedele. Si deve essere favorevoli al sistema politico basato sui partiti, ma io sono decisamente favorevole alla competitività ed alla concorrenza dei partiti sul mercato elettorale, come succederà probabilmente a destra.

Ma Prodi a sinistra tenta di ossificare tutto, imitando Juan Perón con il suo populismo politicamente analfabeta.

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