Cronaca locale

Agrimonda, la bomba ecologica isolata con un telo

Sul sito che attende la bonifica da un quarto di secolo, ex Agrimonda, l'installazione di un telo impermeabile non ha fermato i miasmi. E ora alle esalazioni gassose si è aggiunto il tanfo prodotto dall'acqua stagnante

Agrimonda, la bomba ecologica isolata con un telo

Un telone contro le esalazioni maleodoranti provenienti dall’ex deposito di fitofarmaci Agrimonda, ma le emissioni non si fermano. Incendiato 24 anni fa a Mariglianella, nel Napoletano, il sito ha rappresentato fino ad oggi solo fonte di problemi per i residenti, costretti a convivere con i miasmi e a subire i disagi derivanti dall’inquinamento iniziato nel lontano luglio del 1995 con la combustione dei fitofarmaci e degli altri prodotti per l’agricoltura che erano stoccati nel magazzino finito in fiamme.

Solo a gennaio scorso terminò la rimozione dei rifiuti prodotti dall’incendio del sito, un’operazione avviata nel 2017, dopo un quarto di secolo. Da quel momento le esalazioni, che già appestavano l’aria, si erano fatte più insopportabili. Dopo quattro mesi, a maggio scorso, in seguito alle segnalazioni dei residenti, una conferenza di servizi convocata presso il Comune di Mariglianella terminò con la decisione di coprire il sito con un telo impermeabile, per contenere i miasmi ed evitare l’ulteriore contaminazione della falda con il percolamento delle acque meteoriche. L’installazione avvenne dopo pochi giorni. Ad oggi, però, quella puzza appesta ancora l’aria.

“Continuiamo ad avvertire i miasmi, anche se non sono forti come prima”, racconta Ciro Tufano, presidente del comitato Ambiente e territorio, che con la sua famiglia vive in una villetta adiacente al sito. Nei giorni scorsi, con la pioggia e le temperature più basse, si sprigionavano a ondate. E l’odore non è cambiato rispetto a quello che si sentiva nei giorni precedenti alla copertura dello spazio esterno della ex rivendita di fitofarmaci: somiglia a quello della benzina. “Questo non è un sistema chiuso, non è una pentola con un coperchio sopra. Noi abbiamo messo solo un coperchio, ma lateralmente non c’è la pentola, e quindi i gas continuano a muoversi, a uscire, e i cittadini continuano a respirare questi gas”, prova a spiegare con parole semplici Salvatore De Riggi, geologo che fornisce la sua consulenza tecnica ai residenti riunitisi in comitato. “Questa corpertura – sostiene - non fa altro che confinare i gas sotto, che però, in realtà, non sono confinati, perché ai lati c’è il terreno. I gas sono mobili e quindi si muovono nella direzione dove trovano uno spazio. Ecco perché intorno al sito i cittadini continuano da sempre a dire che sentono emissioni forti di gas, puzza di fitofarmaco, perché i gas si muovono. E, ovviamente, con le temperatura più alte questo succede ancora di più, perché aumenta la pressione e quindi i gas devono trovare spazio lateralmente”.

Da quando c’è il telone che impermeabilizza la superficie all’aperto dell’area, poi, si è aggiunto un altro problema: alle esalazioni gassose che da tempo rendono l’aria irrespirabile si è unito il tanfo prodotto dall’acqua che ristagna sulla copertura. “Si sono formate delle pozzanghere di acqua, un laghetto che è diventato melmoso e quindi ci sono questi altri miasmi puzzolenti. È una situazione igienico-sanitaria preoccupante”, sostiene Ciro Tufano. “Negli acquitrini permanenti che si formano sul telone – racconta - finiscono le carogne degli animali che proliferano nella proprietà abbandonata contigua ad Agrimonda, e quell’acqua con le abbondanti piogge defluisce nella fogna”. E mostra le condizioni in cui versa il sito e i rivoli di quell’acqua fetida che sfociano nella fogna attraverso un chiusino.

Sotto il telone isolante, il suolo e la falda acquifera sono inquinati. Lo ha comunicato l’Arpac il 3 maggio scorso. Gli esiti delle indagini eseguite su campioni prelevati al termine delle operazioni di rimozione dei rifiuti sono allarmanti: sono stato rilevati, tra gli altri, valori elevati di mercurio, di allumionio, benzene, ddt (un insetticida proibito all’epoca dell’incendio di Agrimonda), di fitoformaci, alcuni dei quali risultano ormai banditi. I dati resi noti dall’Agenzia regionale per l’Ambiente hanno accertato per la prima volta una contaminazione che fino a quel momento - per due decenni e mezzo – era stata solo sospettata.

“L’inquinamento è stato scoperto solo perché l’Arpac ha effettuato degli esami in contraddittorio, altrimenti dalle analisi della ditta sarebbero venuti fuori valori più alti solo per pochi inquinanti”, afferma il geologo De Riggi. Grazie al suo contributo è stato possibile avanzare delle osservazioni al piano di caratterizzazione presentato dall’Arpac, approvato solo mercoledì scorso in un incontro convocato presso la Regione Campania. “Dall’esame di alcuni documenti abbiamo notato che la direzione del flusso di falda non è quello che è stato considerato nel prelevare i campioni esaminati dall’Arpac”, ha detto De Riggi illustrando una delle osservazioni presentate.

Il piano di caratterizzazione varato nei giorni scorsi – preliminare alla bonifica - dovrà fornire risposte più precise sul livello di inquinamento di suolo e falda sottostante. Soddisfazione per la sua ratifica hanno espresso a margine del voto i sindaci di Marigliano e Mariglianella. “Si compie un ulteriore passo in avanti per la risoluzione definitiva del problema Agrimonda. Approvato il piano di caratterizzazione, sebbene con delle prescrizioni, con delle lievi modifiche, recependo delle osservazioni che sono venute proprio dai comitati”, ha dichiarato il sindaco di Marigliano, Antonio Carpino. “Abbiamo fatto un altro passo importante, abbiamo approvato il piano di caratterizzazione per la successiva eventuale bonifica, e quindi si va avanti speditamente. Con le amministrazioni abbiamo sempre lavorato in sinergia, abbiamo portato tanti risultati”, ha affermato il sindaco di Mariglianella. Una celerità, quella di cui parla, lunga 24 anni. Un periodo di tempo in cui le famiglie che vivono a ridosso dell’ex deposito di fitofarmaci hanno dovuto subire tutte le conseguenze di un incendio che ha finito per condizionare la propria vita.

Sono una cinquantina le persone che abitano a ridosso del sito di Agrimonda. Sono esauste. Una buona parte è ormai assuefatta a una situazione con cui convive da troppo e ne sta subendo passivamente le conseguenze. “A giugno scorso ci avevano promesso degli screening sanitari gratuiti, si è costituito il gruppo di lavoro, ma ancora non è partito nulla e nemmeno ci hanno comunicato qualcosa”, dicono i pochi residenti accorsi a dare voce al disastro a cui sono costretti ancora a soccombere.

“Qui in tanti si sono ammalati. Ho perso mio fratello con un tumore, anche io ho dovuto combattere con un tumore. E ora, nonostante sia stato accertato l’inquinamento, si deve aspettare ancora il piano di caratterizzazione? Noi vogliamo subito la bonifica”, sbotta Raffaele Monda. È uno dei pochi che ancora si ritaglia del tempo per urlare la sua rabbia e chiedere che si ponga fine a un incubo. Alle sue spalle ci sono la abitazioni di persone che non hanno raccolto l'invito del comitato a testimoniare il malessere davanti a una camera. “Ormai siamo sempre gli stessi. Dicono che si sono scocciati di dire sempre le stesse cose”, ci spiegano dallo sparuto gruppetto accorso davanti al cancello serrato dell'ex Agrimonda.

Le loro case sono circondate da campi che continuano ad essere coltivati: malgrado l’ordinanza che impone il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi, distese di rigogliosi friarelli hanno sostituito le precedenti colture. Una centralina di monitoraggio dell’aria era stata richiesta all’Arpac dall’Asl e la sua installazione era stata sollecitata a maggio scorso dalla Giunta regionale della Campania, ma, al momento, non ce n’è traccia. Intanto i residenti continuano ad essere vessati da disagi che sembrano non trovare fine da quella notte tra il 17 e il 18 luglio del 1995 in cui Agrimonda fu completamente distrutta dal fuoco.

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