Cronaca locale

Cori razzisti, il sindaco di Bergamo chiede scusa ai napoletani

Il primo cittadino Giorgio Gori affida a Twitter le sue parole di sdegno nei confronti di alcuni tifosi bergamaschi, che hanno preso di mira il calciatore di colore Koulibaly

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori

Sono arrivate subito, nella serata di domenica, le scuse nei confronti dei napoletani da parte del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Ancora una volta, al termine dell’incontro di calcio tra la squadra locale dell’Atalanta e il Napoli, i soliti tifosi da strapazzo avevano lanciato cori razzisti e offensivi nei confronti dei calciatori partenopei. Ad essere preso di mira, in particolare, il giocatore senegalese Kalidou Koulibaly, apostrofato con l’appellativo di “negro di m…”. Il primo cittadino ha evidenziato tutto il suo disappunto su Twitter. “Che vergogna – ha scritto Gori – gli insulti razzisti di alcuni tifosi dell’Atalanta oggi allo stadio. I pochi che hanno urlato non ci rappresentano, ma riescono a farci fare una pessima figura. Le scuse mie e dei bergamaschi sani agli amici del sscnapoli”.

Lo stesso sindaco bergamasco, in passato, aveva sottolineato, come riporta puntualmente il quotidiano napoletano Vesuvio online, il sostegno dei cittadini partenopei quando Bergamo fu travolta dalla prima ondata di Covid-19, con la morte di tanti residenti colpiti dal virus. “Bergamo – aveva affermato il primo cittadino – è stata aiutata in tanti modi e tanto da alcune città del Sud, in particolare da Palermo. Tante forme di solidarietà di cui siamo veramente grati e io sinceramente non ho colto pregiudizi nei nostri confronti”.

La presa di posizione netta fa onore a Gori, che è riuscito a essere obiettivo e sincero. D’altronde furono proprio i cittadini di Napoli a mostrarsi molto disponibili nei confronti dei bergamaschi.

Un ristorante del luogo, addirittura, in quel periodo offriva cene gratis ai turisti provenienti da Bergamo, una solidarietà importante e gratuita, ricambiata con cori razzisti e ingiusti.

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