Cronaca locale

L’ex carcerato Ioia garante dei detenuti: la protesta dei sindacati contro il sindaco De Magistris

Le associazioni di categoria contro la nomina del primo cittadino: “Non ha i requisiti professionali e morali”

L’ex carcerato Ioia garante dei detenuti: la protesta dei sindacati contro il sindaco De Magistris

Sta facendo discutere la nomina a garante dei detenuti di Napoli di Pietro Ioia, il quale ha trascorso ventidue anni e sei mesi in carcere per traffico di sostanze stupefacenti. Nonostante Ioia, una volta uscito dalla casa circondariale abbia cominciato una nuova vita, l’incarico ricevuto ha sollevato un vespaio di polemiche. L’ex carcerato ha fondato un'associazione per difendere i diritti dei detenuti in materia di sanità, sovraffollamento e reinserimento lavorativo ed è stato ritenuto idoneo dal sindaco Luigi De Magistris a gestire un compito così delicato. Non sono d’accordo con il primo cittadino della città partenopea le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria, che stanno alzando le barricate sulla recente nomina.

I sindacati di categoria hanno evidenziato che tra i requisiti previsti per la scelta di un garante dei 3.500 detenuti napoletani figurano anche la comprovata formazione e competenza in materia di scienze giuridiche ed integrità morale, qualifiche che Ioia non avrebbe. In più, ad infastidire i sindacalisti ci sarebbe anche l’episodio della denuncia del caso della cella zero e dei maltrattamenti dei detenuti nel carcere di Poggioreale. Dalle conseguenti indagini scaturì un procedimento giudiziario, con indagati agenti penitenziari e medici. Nel mondo carcerario si attendeva una figura diversa quale garante dei diritti dei detenuti, come è accaduto in altre città italiane, dove sono stati nominati avvocati, esperti di diritto, dirigenti penitenziari, professori universitari e operatori sociali.

Pietro Ioia è nato a Napoli il 6 gennaio del 1959, ex spacciatore di Forcella ha passato ventidue anni in carcere in venti istituti penitenziari diversi. Oggi è il presidente dell’associazione Ex Don (Detenuti organizzati napoletani), in seguito al suo attivismo e alle sue denunce la cella zero del carcere di Poggioreale non esiste più e oltre venti persone sono indagate dalla Procura, tra cui decine di guardie penitenziarie e anche medici. Dalla sua storia è stato tratto uno spettacolo teatrale che ha lo stesso titolo del suo primo libro: “La cella zero”. Oggi si impegna per i diritti dei detenuti e per il loro reinserimento lavorativo. È lui l’uomo che ha convinto Antonio Piccirillo, il figlio del boss che ha rinnegato il padre, a tirare fuori quello che aveva dentro e a prendere il megafono durante la manifestazione del 5 maggio scorso a Napoli, urlando il suo no alla camorra e condividendo la battaglia contro le organizzazioni criminali.

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