Cronaca locale

Altro fallimento per Di Maio: la Whirlpool chiude a Napoli

La decisione del management all'incontro di questa mattina coi sindacati che mette in discussione l'accordo sancito a ottobre. Insorgono i lavoratori, Landini invoca il governo

Altro fallimento per Di Maio: la Whirlpool chiude a Napoli

Whirlpool annuncia la chiusura dello stabilimento di Napoli, a rischio 430 posti di lavoro. Scatta la protesta dei lavoratori e dei sindacati. L’annuncio della cessione è arrivato nella mattinata di oggi durante un vertice tra dirigenti e sindacati per la definizione del piano industriale triennale 2019-21. La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno e ha immediatamente sollevato la protesta dei dipendenti che, in tutt’Italia, sono già pronti allo sciopero.

La posizione espressa dall’azienda è stata quella di affermare di essere intenzionata a procedere alla riconversione del sito produttivo di Napoli e di avviare la procedura per la cessione del ramo d’azienda a una società terza “in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano”. Ciò ha determinato lo stop all’incontro al Mise e la reazione veemente dei sindacati che si sono schierati contro la posizione del management.

La Fiom parla, apertamente, di tradimento. “All'incontro di questa mattina, chiesto da tempo dalle organizzazioni sindacali, il management di Whirpool ha annunciato l'intenzione della multinazionale americana di vendere lo stabilimento di Napoli. Solo a ottobre scorso, con un accordo quadro sottoscritto in sede ministeriale, quindi con l'impegno anche del ministro Di Maio, Whirpool aveva dato garanzie di investimenti e salvaguardia dell'occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo". Ma non basta perché secondo la Fiom: “ è inaccettabile che gli impegni presi vengano disattesi in questo modo, a ogni cambio di management. E' necessaria una presa di posizione del governo, co-attore dell'accordo quadro che ad oggi viene messo in discussione dall'azienda. Tutti gli stabilimenti del gruppo si sono fermati, con produzioni bloccate in tutto il gruppo”.

Proprio l’impegno del ministro Di Maio, chiamato di nuovo in causa dai sindacati, risulta essere stato apertamente sconfessato dalla decisione comunicata dall’azienda. A ottobre scorso, infatti, s’era giunti a un’intesa che avrebbe previsto l’investimento di risorse per 250 milioni e il rientro di produzione dalla Polonia. E il vicepremier, attirandosi già allora qualche critica dagli stessi sindacati, aveva esultato sui social: “Ho appena firmato un accordo di cui sono davvero orgoglioso perché rappresenta un cambio di passo per l’Italia. Appena giunti al governo abbiamo iniziato una dura lotta contro le delocalizzazioni. Oggi sta succedendo qualcosa che va oltre: stiamo riportando il lavoro in Italia”.

Ed è proprio sulla (mancata) tenuta dell’accordo che arriva il j’accuse del segretario Cgil Maurizio Landini: “Credo che sia una cosa gravissima anche perché meno di un anno fa è stato fatto accordo al Mise che prevedeva investimenti e il mantenimento di tutto siti produttivi. E' una scelta inaccettabile. Serve risposta immediata. Napoli e il Mezzogiorno hanno già pagato abbastanza ed è necessario che governo intervenga per far cambiare idea alla multinazionale e far rispettare gli accordi".

Tra le voci sindacali si alza la durissima presa di posizione e l'allarme da parte dei vertici campani di Fiom e Cgil: "Whirlpool abbandona Napoli e la Campania per investire al Nord, mettendo a rischio non solo i 420 dipendenti dello stabilimento di via Argine ma l'intero indotto che in Campania, in provincia di Avellino, lavora in esclusiva, facendo così triplicare il numero di chi resterà senza lavoro nè reddito".

Nel frattempo, il Ministero dello Sviluppo Economico ha affermato, in una nota, di aver già provveduto a convocare un tavolo di crisi proprio sulla vertenza relativa al futuro dello stabilimento napoletano dell'azienda. L'incontro è previsto per il prossimo martedì, 4 giugno.

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