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Napolitano: 'Ndrangheta è mafia più pericolosa

Il Capo dello Stato: "Andrò in Calabria per mobilitare i giovani contro una organizzazione criminale, forse la più insidiosa del momento, e incontrare i magistrati che conducono in prima persona una lotta che è indispensabile per ottenere i successi ottenuti in Sicilia"

Napolitano: 'Ndrangheta è mafia più pericolosa

Roma - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a occuparsi della lotta alla criminalità organizzata. Il suo pensiero stavolta va alla Calabria, dove da anni lo Stato sta combattendo contro le organizzazioni malavitose meglio conosciute come 'ndrangheta. Oltre all'impegno sul campo delle forze dell'ordine e dei magistrati, serve una mobilitazione generale per cercare di diffondere la cultura della legalità e fare in modo che l'impegno contro il crimine diventi pensiero fisso, impegno quotidiano per la gente. "Giovedì andrò a Reggio Calabria - rivela Napolitano incontrando al Quirinale i dirigenti della Fondazione Paolo Borsellino - per mobilitare ancora una volta l’impegno dei giovani contro la criminalità organizzata e incontrerò i magistrati impegnati nelle indagini sulla 'ndrangheta, l’organizzazione criminale forse più insidiosa che c’è e contro la quale è indispensabile ottenere risultati come quelli conseguiti in Sicilia". 

Il ricordo di Borsellino Non trattiene la commozione, il presidente della Repubblica, ricevendo i familiari del giudice Borsellino e degli uomini della scorta uccisi insieme a lui. "L’impegno che state portando avanti è importantissimo", dice ricordando "i tanti nomi di magistrati, uomini politici, agenti di polizia e carabinieri che hanno perduto la loro vita vittime della mafia". Il nodo alla gola sale, nonostante "siano passati molti anni". Il bilancio della lotta alle cosche siciliane non è certo del tutto negativo.

La lotta va avanti Al contrario, sostiene Napolitano: "Dobbiamo essere consapevoli che abbiamo compiuto davvero un percorso significativo e raggiunto risultati consistenti". Basta "ricordare come 15, venti anni fa fosse così presente la sordità e riluttanza" di tanta parte della società civile, "anche delle organizzazioni imprenditoriali" e confrontare "quello che le stesse organizzazioni fanno oggi". Insomma, "siamo riusciti a far progredire la consapevolezza della insopportabilità del fenomeno mafioso" in un processo che parte dalla società civile e trova "il momento culminante nell’attività delle forze dell’ordine e della magistratura".

Lotta alla mafia La battaglia dello Stato contro il crimine organizzato è uno dei "momementi tragici e tormentosi del cammino della democrazia in Italia", ha proseguito Napolitano, "bisogna dare ogni possibile sostegno per vincere una battaglia non ancora del tutto vinta". E per questo che da domani Napolitano sarà per due giorni a Reggio Calabria: "Per mobilitare i giovani" contro una "organizzazione criminale, forse la più insidiosa" del momento, e incontrare i magistrati "che conducono in prima persona una lotta che è indispensabile per ottenere i successi ottenuti in Sicilia".

Anche per questo non bisogna trascurare "l’esigenza della piena applicazione della legge Rognoni-La Torre", perché «"n Calabria c’è il problema irrisolto della gestione dei beni confiscati" al crimine organizzato.

 

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