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Napolitano: «Se Israele vuole la pace, restituisca il Golan e freni i suoi coloni»

A Damasco cordiale incontro tra il capo dello Stato e il presidente Bashar el-Assad, che dice: «Vogliamo un accordo giusto e globale. Per l'Italia e l'Europa l'unica formula per superare il conflitto è quella dei «due popoli e due Stati»

Due punti. Due condizioni necessarie, secondo Giorgio Napolitano, per arrivare a una pace stabile in Medio Oriente. La prima: Tel Aviv deve restituire a Damasco le alture del Golan. La seconda: gli israeliani devono fermare i nuovi insediamenti del territori palestinesi. Se non si fanno questi due passi, sostiene il capo dello Stato italiano, la regione continuerà a vivere nella instabilità.
A Damasco, in una conferenza stampa congiunta al termine dei colloqui con il presidente Bashar el-Assad, Napolitano spiega la posizione ufficiale italiana ed europea, «già posta» comunque da da Silvio Berlusconi nel suo recente viaggio a Gerusalemme. «Sono persuaso - dice Napolitano - che la sola soluzione possibile al conflitto arabo-israeliano sia basato sulla formula due popoli e due Stati». E cioè, «il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente e vitale e quello di Israele a vedere la propria esistenza riconosciuta e a vivere in sicurezza». Di questo quadro «fa parte la restituzione del Golan», come anche affrontare «la gravissima situazione umanitaria a Gaza».
Colloqui calorosi quelli con Assad. Dopo la «pace» con gli Usa di Obama, che hanno tolto Damasco dalla lista nera dei Paesi canaglia, ora il rais incassa il riconoscimento dalla parte italiana per una politica volta alla stabilizzazione della regione libanese, «nel pieno reciproco rispetto dell'indipendenza di Siria e Libano». Ragione per cui il presidente siriano parla di «punti di vista convergenti» per quanto riguarda il processo di pace e ringrazia «l'Italia per la sua posizione sul Golan». «Vogliamo una pace giusta e globale - prosegue - , ma questo è difficile per la mancanza di iniziative e per un governo come quello israeliano che non può essere preso come partner per colpa della sua politica di insediamenti e di violazione dei luoghi sacri».
Il problema è come riannodare il dialogo: un ruolo chiave, per i siriani, potrebbe averlo la Turchia, unico Stato islamico amico di Israele. Secondo Damasco occorre «porre fine all'assedio del popolo palestinese», tornare alla situazione precedente al 1967 e soprattutto «eliminare gli insediamenti che rappresentano un ostacolo al processo di pace». Con l'Italia c'è «amicizia e intenzione di approfondire il dialogo e la collaborazione», conclude Assad scegliendo bene le parole.

E Napolitano risponde sottolineando come la posizione italiana sugli insediamenti ricalchi quella europea e americana, così come l'Italia e l'Europa confidano in Damasco per giungere ad una «soluzione negoziale del problema del nucleare iraniano».

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