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"Le ragazzine dimostravano più anni". Le famiglie del branco difendono gli stupratori di Caivano

Secondo i parenti degli arrestati, le due cuginette sarebbero colpevoli di aver mentito sulla loro età e di aver continuamente cercato i ragazzi per uscirci

"Le ragazzine dimostravano più anni". Le famiglie del branco difendono gli stupratori di Caivano

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"Le ragazzine dimostravano più anni". Le famiglie del branco difendono gli stupratori di Caivano

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Dopo l’arresto effettuato dei nove ragazzi del branco di Caivano, effettuato dai carabinieri martedì 26 settembre, le loro famiglie sono scese in campo per difenderli e addirittura incolpare le due cuginette di 10 e 12 anni per gli stupri e le vessazioni che hanno subito per due mesi. Il victim blaming, ovvero la colpevolizzazione di una vittima, non è una novità nei casi di violenza sessuale, ma l’orrore degli eventi di Parco Verde lo rende ancora più assurdo.

Se mio nipote ha torto, deve giustamente pagare la pena”, ha detto la zia del diciottenne finito in manette, intervistata nel programma Storie italiane su Rai 1. “Però se io prendo mia figlia di 10, 15 o 16 anni e la lascio in mezzo alla strada fino alle quattro o alle 5 del mattino, non sono una buona madre. E queste ragazzine mandavano anche messaggi a mio nipote, che diceva “io sono più grande di te”, e una gli rispondeva “a me le cose più grandi piacciono”. Sai cos’è andato storto alla famiglia di questa ragazza? Che il fratello ha saputo dei video, prima alla sorellina andava tutto bene”.

Il padre di uno degli indagati si è scagliato anche contro la famiglia di una delle vittime, sostenendo che la madre della ragazza gli ha “messo in testa confusione perché voleva trovarsi una casa e un lavoro” e insultando il fratello che l’ha convinta a sporgere denuncia. “La verità è che questi ragazzi una volta escono una, una volta escono con un’altra, ma non è che uscivano ogni volta tutti assieme ad una sola”, ha continuato l’uomo. “Questa ragazza una volta usciva con uno, una volta con un altro. Le piaceva proprio. E non è come dicono, che erano in dieci sopra di loro. La ragazzina chiamava mio figlio perché voleva uscirci, e questo si vede dalle chat. Lui le diceva “lasciami stare che sei piccola", ma le gli diceva di avere 14 o 15 anni”.

Per quanto riguarda le minacce e le sevizie che le due ragazzine hanno subito, l’uomo ha negato tutto: “Non è vero niente. Mio figlio sono andato a prenderlo sul posto di lavoro con i carabinieri, perché se avessi voluto lo avrei fatto scappare. Io sono andato a prenderlo perché non ne sapeva niente e l’ho consegnato ai militati”. L’unico errore che concede al figlio è di “aver creduto a quello che gli diceva” una delle ragazzine, la 12enne che “dimostrava più anni” e che avrebbe mentito al ragazzo sull’età: “Lui non lo sapeva perché lei diceva di essere più grande.

Mio figlio ha le chat su Instagram. Ma le mamme non le guardavano queste ragazzine?”

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