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I 3 milioni di edifici vuoti e il rebus di bandi e poteri. Ecco l'Italia delle stanze "perdute"

Per 700mila studenti affitti fuori portata: l'ipotesi dei residence in ex caserme e immobili sfitti. I beni pubblici non utilizzati valgono 12 miliardi, le aree dismesse sono il 3% di tutto il territorio

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Prima che la polemica contro il caro affitti venga strumentalizzata e sfoci nel mero dibattito politico, va detta una cosa: gli studenti tendisti hanno ragione. Il caro affitti per i 700mila fuori sede è eccessivo. Canoni da 500-700 euro per una stanza sono troppi, così come lo sono le rette chieste per molti residence universitari (dai 3mila ai 5mila euro all`anno). Assolutamente sproporzionate rispetto alle possibilità di una famiglia media.

I POSTI LETTO

Considerando che l`offerta di posti letto deve essere pari ad almeno il 20% degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), in Italia servono almeno 130mila posti letto. Il ministro all`Università Anna Maria Bernini ha già annunciato che ne realizzerà 60mila con i fondi del Pnrr e altri 10mila entro il 2026 grazie ai 400 milioni nella legge di Bilancio. Ma ovviamente i tempi saranno lunghi e gli studenti che oggi protestano nelle tende di Decathlon per allora saranno laureati. Che fare nel frattempo?

LE CONTRADDIZIONI

Fa specie vedere come l`Italia sia specializzata nel non utilizzare il patrimonio che ha. E come il mercato immobiliare non si renda ancora del tutto conto di quanto gli studenti siano un generatore di nuove opportunità urbane. Gli immobili non utilizzati sono circa 7 milioni, di cui poco meno della metà seconde case. Il restante sono unità abitative abbandonate, parte delle quali si trovano nelle grandi città in cui hanno sede gli atenei. Allo stesso tempo - in base ai dati Istat e del centro di ricerca Cescat - l`insieme delle aree industriali dismesse copre da solo il 3% del territorio nazionale: una superficie di quasi 9mila kmq, paragonabile all`intera Umbria. Casolari, baite, case cantoniere, caserme, teatri, stazioni e ospedali: si tratta perlopiù di edifici situati in periferia, nelle zone di campagna. Ma molti a ridosso delle città e potenzialmente perfetti per essere trasformati in residence. Inoltre, secondo un censimento di due anni fa del ministero dell`Economia, gli immobili pubblici inutilizzati contano circa 15-20mila unità abitative (per un valore di 12 miliardi), che potrebbero dare alloggio almeno a un numero doppio di studenti.

LE EX CASERME

«Riconvertiamo le caserme» propone il sindaco di Bologna Matteo Lepore. Quelle vuote sono 1.500. Qualcuno lo ha già fatto: a Cremona sono appena stati inaugurati 160 posti per studenti nella caserma Manfredini, e a Modena è stata riconvertita l`ex caserma dei Carabinieri Sant`Eufemia. Da utilizzare ci sono anche gli ex conventi, che rappresentano un patrimonio immobiliare in buono stato.

GLI APPARTAMENTI SFITTI

Un`altra soluzione per accogliere gli studenti è utilizzare gli appartamenti sfitti dei privati che non vengono messi sul mercato. Alcuni Comuni pensano di prenderli in gestione e prevedere affitti calmierati, non paragonabili a quelli proposti su siti e bacheche. Così si potrebbe garantire un incontro sostenibile tra domanda e offerta, dando anche ai proprietari la garanzia che può offrire un ente pubblico. Le iniziative sono innumerevoli: Regione Lombardia sta pensando di coinvolgere istituti bancari e fondazioni, proprietari di immobili, per dare risposte agli studenti. Il problema è far dialogare enti pubblici e privati. «C`è un mercato degli affitti drogato, anche perché manca una legge che limiti i cosiddetti Airbnb, legge che io vorrei come c`è in tutte le capitali europee» auspica il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Si cercano soluzioni più snelle anche per i bandi per le agevolazioni.

Bandi che, a detta di molti studenti, sono spesso inaccessibili perché pieni di cavilli e limitazioni che escludono i più.

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