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Allacci abusivi all'hotspot di Lampedusa: così i migranti ricaricano i cellulari

In barba a qualunque regola di sicurezza e buon senso, pur di avere i telefoni carichi, i migranti distruggono l'impianto elettrico dell'hotspot e mettono in pericolo la propria vita

Allacci abusivi all'hotspot di Lampedusa: così i migranti ricaricano i cellulari

L'hotspot di Lampedusa è al collasso: ormai, da oltre un anno, la struttura di cala Imbriacola vive momenti di estremo riempimento a causa delle ondate di sbarchi che arrivano a portare sull’isola anche più di mille migranti in meno di 24 ore, a fronte di una capienza massima della struttura che non supera le 350 unità. Basti pensare che questa mattina prima dell'alba al suo interno al suo interno c'erano quasi 1900 persone, che sono scese a poco più di 1600 unità dopo i trasferimenti. Ma al di là del sovraffollamento, che è un tema annoso, emergono alcuni dettagli che descrivono il totale spregio del bene pubblico da parte dei migranti che qui vengono accolti dall'Italia al momento dello sbarco. A riferire di danni causati proprio dal menefreghismo di queste persone è Cristiano Caponi, direttore dell'Istituto nazionale della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà.

Il direttore ha fatto visita all'hotspot di Lampedusa lo scorso 2 aprile e ha rilevato come, pur di avere i telefoni sempre carichi, in parte per comunicare con la famiglia e in parte per informare i trafficanti che li hanno messi sulle carrette del loro arrivo, non si preoccupano di distruggere l'impianto elettrico della struttura. È emerso, infatti, che gli ospiti dell'hotspot sradicano le prese della corrente elettrica, ma anche i condizionatori e creano degli allacci, naturalmente abusivi, per mettere sotto carica i telefoni cellulari. Tutti beni e servizi che vengono acquistati e realizzati con i fondi dello Stato, che vengono distrutti a loro uso e consumo. Inoltre, in uno dei padiglioni dove c'è una perdita d'acqua, i telefonini vengono invece messi in carica mentre i migranti tengono i piedi in mezzo all'acqua. Non soltanto danni, e anche enormi, all'hotspot di Lampedusa, ma concreto rischio di restare fulminati per quanti, fra gli ospiti della struttura, effettuano questo genere di operazioni.

Ovviamente, l'Italia ripristinerà il sistema elettrico per garantire le condizioni di vivibilità dell'hotspot e il direttore ha chiesto che vengano acquistati dei totem con 100 punti di ricarica per fare in modo che nessuno rischi la vita ma anche che tutti abbiano il telefono sempre carico. D'altronde, i video che arrivano dall'hotspot di Lampedusa si trovano frequentemente nei profili social che promuovono le partenze verso l'Italia e in qualche modo dovranno pur realizzarli. Ma tra le varie criticità dell'hotspot c'è anche quella del cancello arrugginito, 3 metri per 3, di circa 300 chili, che è appoggiato alla rete metallica alla quale è agganciato con fil di ferro. Secondo fonti della Questura, il cancello verrà rimosso, perché è un concreto pericolo, nelle prossime ore.

La coop che gestisce l'hotspot, però, si sfila dalle responsabilità di manutenzione straordinaria e ordinaria della struttura: "La manutenzione dell'hotspot non è incombenza dell'ente gestore. Il contratto tra la Prefettura di Agrigento e la ditta incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura si è concluso 31 dicembre scorso e non è stato rinnovato".

Così dichiara in una nota la cooperativa Badia Grande, che si occupa della gestione dell'hotspot di Lampedusa, in merito agli allacci abusivi fatti dai migranti per collegare e ricaricare i telefoni cellulari e alla perdita d'acqua in uno dei padiglioni dove gli ospiti mettono sotto carica i telefonini.

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