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Senato accademico virtuale: così gli antagonisti interferiscono nella democrazia

All'università Statale di Milano, per evitare un'interferenza degli antagonisti pro-Palestina, il Senato accademico è stato convocato online

Una protesta pro-Palestina all’Università Statale di Milano
Una protesta pro-Palestina all’Università Statale di Milano

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Senato accademico virtuale: così gli antagonisti interferiscono nella democrazia

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Il Senato accademico è il luogo del confronto e del dialogo negli Atenei, un’espressione della democrazia che all’università Statale di Milano è stata soffocata per paura. Il rischio che gli antagonisti interni appartenenti ai collettivi rossi entrassero in azione con un’altra manifestazione, fotocopia a quella di novembre, ha fatto propendere per una più sicura assemblea virtuale. Dall’acutizzarsi del conflitto in Medio Oriente dello scorso ottobre, i gruppi si sono compattati nel sostegno incondizionato nei confronti della Palestina e parte di questi sono gli stessi che, appena pochi giorni prima, giocavano a fare i proletari nelle tende. Dalla protesta per le case agli studenti che, come è stato ampiamente dimostrato, era solo l’ennesimo pretesto per portare avanti tematiche politiche ed evitare di far lezione, in pochi giorni sono passati a sostenere la Palestina dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele.

Il 14 novembre, la precedente seduta del Senato era stata interrotta dai gruppi rossi che, mediante caschi, borracce e pugni hanno insistito sulla vetrata, fortunatamente antiproiettile, dell’aula. Lo scopo era quello di fare irruzione all’interno per chiedere, anzi, come si legge nel volantino, “esigere” dal rettore una condanna del genocidio in Palestina e gli accordi che la Statale intrattiene con lo Stato ebraico. Ancora un esempio di democrazia distorta e piegata sugli interessi di pochi, che si esprime con la scelta di termini appositamente violenti, come lo è “esigere”, per rimarcare che le loro non sono semplici richieste ma pretese, che si pongono al di sopra della volontà altrui. Eppure, si lamentano di definizioni come “antidemocratici” e “violenti”, aggettivi usati dal rettore dell’Università Statale per descrivere il tentativo di ingresso nel Senato lo scorso novembre.

Dopo quell’azione, per altro, c’è stata un’altra manifestazione di forza da parte dei soliti gruppi che, “rispondendo alla chiamata dell’Università palestinese di Birzeit, hanno occupato un’aula per far intervenire Leila Khaled, ex terrorista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Ci si chiede come sia possibile concedere spazio in un luogo pubblico di confronto a personaggi come Khaled.

Chi ha deciso di tenere da remoto la riunione del Senato ha evitato possibili disordini come quelli di novembre.

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