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Truffa sul Bonus cultura, identità rubate a centinaia di 18enni in tutta Italia

Le identità dei neo maggiorenni sono state carpite da chi si fingeva impiegato degli uffici anagrafici. I truffatori facevano acquisti da aziende complici e avevano un conto corrente comune

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Si fingevano facilitatori per far ottenere più facilmente il bonus, ma hanno rubato i dati personali di più di 620 ragazzi. È il racconto di una truffa estesa a tutto il territorio nazionale che ha consentito di sottrarre alle casse dello Stato più di 300mila euro per mezzo del bonus cultura. Gli autori del meccanismo fraudolento contattavano i 18enni che avevano diritto alla misura, spacciandosi per degli impiegati dell’ufficio anagrafico di più comuni per poi carpire loro i documenti d'identità. Con questi si iscrivevano illecitamente a 18 App e predisporre falsi voucher d'acquisto, senza che le vittime ricevessero mai un centesimo.

Ad occuparsi del caso è il procuratore di Trieste, Pietro Montrone, che ha individuato gli oltre 600 ragazzi che sono stati raggirati, ma la rete di truffatori è talmente vasta che non c’è motivo di dubitare che nelle prossime settimane i casi possano sfiorare il migliaio dato che le indagini sono ancora in corso.

Il bonus cultura consisteva nell'erogazione di 500 euro ai neo diciottenni affinché li spendessero in materiale culturale tra cui libri, testi scolastici o anche eventi teatrali e mostre d’arte. L’accesso ai soldi stanziati dal ministero della Cultura era garantito attraverso la registrazione al sito "18 App" mediante le credenziali Spid; questo rappresentava l’unico modo possibile per beneficiare dei soldi pubblici. Il 2023 è l'ultimo anno per chi compie 18 anni ad avere diritto alla misura dato che il governo Meloni ha introdotto, a partire dall’anno prossimo, la Carta Giovani e la Carta del Merito, per sostenere i giovani a partecipare ad attività culturali.

Il raggiro ai danni dei 18enni è stato possibile grazie all’attivazione di uno Spid con le vere generalità del maggiorenne, ma con un provider diverso dal fornitore del servizio Spid. Di conseguenza, i truffatori, usando uno Spid apparentemente regolare perché rilasciato al vero nome del singolo beneficiario, hanno potuto effettuare gli acquisti da aziende, probabilmente costituite da complici che avrebbero fornito gli articoli richiesti. Quando gli autori dell’operazione fraudolenta generavano i voucher per le spese, i complici li avrebbero segnalati al ministero della Cultura e alla società da esso incaricata per la convalida degli acquisti, per farsi mandare i soldi. Gli enti pubblici, evidentemente tratti in inganno, procedevano all’erogazione dei 500 euro attraverso dei bonifici aventi come destinatario un conto corrente presso una banca del capoluogo giuliano.

La procura di Trieste, una volta scoperta la destinazione dei fondi ministeriali, ha emanato un decreto di sequestro d’urgenza, convalidato dal gip, per evitare che i malviventi potessero attingere ai 160mila euro giacenti sul conto corrente dell’istituto triestino.

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