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'Ndrangheta, summit dei boss al santuario: video

Numerosi i video delle forze dell'ordine in cui sono stati filmati i boss della 'ndrangheta arrestati ieri. In un filmato si vedono i capi delle cosche che si riuniscono, al santuario calabrese della Madonna di Polsi, attorno al nuovo capo, Domenico Oppedisano. Guarda i filmati: 1 / 2 /

'Ndrangheta, summit dei boss al santuario: video

Reggio Calabria - Come in un film. Ogni anno i boss della 'ndrangheta, provenienti da tutto il mondo, si ritrovavano in Calabria. Ma non si limitavano ad andare a trovare parenti e amici. L'occasione era buona per prendere decisioni importanti. E, come luogo prescelto per il summit, c'era il santuario della Madonna di Polsi, a San Luca. Pieno Aspromonte. Nel corposo fascicolo dell'operazione "Il crimine", che ha portato, ieri, all'arresto di oltre 300 persone, ci sono anche riprese e registrazioni relative al tradizionale incontro al vertice. Per la prima volta la riunione dei capibastone, che sancisce l’investitura alle cariche apicali dell’organizzazione, è stata ripresa in diretta dagli uomini dell’antimafia. In particolare, le decisioni assunte il 19 agosto 2009, in occasione di un matrimonio, con l’indicazione del vertice della "Provincia" o "Crimine", sarebbero state ratificate a Polsi a mezzogiorno el 2 settembre successivo. Un evento ripreso dalle videocamere delle forze dell’ordine.

L'incontro al circolo "Falcone e Borsellino" Sempre con videocamere ed intercettazioni audio, il 31 ottobre succesivo gli inquirenti, questa volta in Lombardia, documenteranno il summit dei capi clan della regione. Una riunione finita, sostengono gli inquirenti, con l’indicazione di Pasquale Zappia a "mastro generale" della regione più ricca d’Italia. Un incontro avvenuto in un centro intitolato ai giudici Falcone e Borsellino, uccisi a Palermo dalle bombe della mafia. Un modo - secondo gli inquirenti - per sancire la sovranità e l’autonomia dei clan, sebbene inserite nella struttura di vertice denominata "Lombardia" Sempre in Lombardia, emerge il ruolo di una "camera di controllo" deputata al controllo fra i clan locali e quelli calabresi.

Maroni: "Aumento dei beni confiscati" "L’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è una struttura strategica, rappresenta la punta di diamante, insieme alla cattura dei latitanti, nel contrasto alle mafie". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha inaugurato la sede di Roma dell’Agenzia, insieme al presidente dell’organismo basato a Reggio Calabria, prefetto Mario Morcone. Gli ultimi dati, ha rilevato Morcone, "parlano di 10.919 beni confiscati, tra cui 1.306 aziende". Entro fine anno, ha fatto sapere il ministro, "contiamo di aprire altre sedi distaccate nelle regioni che hanno il maggior numero di beni sequestrati: a Palermo, Napoli e Milano". Negli ultimi mesi, ha ricordato il ministro, "c’è stato uno straordinario incremento dei sequestri: questa è la strada maestra per colpire al cuore la criminalità organizzata. Ma - ha sottolineato - non bastano sequestri e confische, i beni devono essere subito messi a disposizione della società. Così si dimostra che lo Stato riesce ad andare fino in fondo". Maroni ha anche fatto notare come "i beni sottratti alle mafie siano presenti in tutte le regioni italiane, tranne la valle d’Aosta: i più numerosi tra quelli confiscati sono in Sicilia (4.918); seguono Campania (1.607), Calabria (1.

513), Lombardia (906) e Puglia (897)". Il ministro ha quindi rilevato che "l’azione di magistratura e forze di polizia non è sufficiente, occorre che si risvegli la coscienza civile e distrugga la rete di omertà che protegge i clan".

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