Cultura e Spettacoli

Negramaro, l'essenza è una rivoluzione

Meno barocchismi e un rock che punta alla sostanza

Negramaro, l'essenza è una rivoluzione

In fondo loro fanno sempre così: esplodono e liberano energia tutta insieme. «Non siamo così presuntuosi da pensare che il titolo del nostro cd possa davvero rappresentare un segno di rottura» dicono i Negramaro mentre parlano per la prima volta di La rivoluzione sta arrivando , il loro discone (sì: discone) che arriva a cinque anni da Casa 69 ed è un passo in avanti rispetto al loro rock talvolta fin troppo barocco. Stavolta hanno lavorato per sottrazione, l'impatto è più essenziale e spesso addirittura scarno nonostante un utilizzo ragionato dell'elettronica. « La rivoluzione sta arrivando non è solo il primo brano del disco ma è anche il primo brano “sociale” della nostra carriera», anche se si tratta «di una rivoluzione personale, di uno sconvolgimento che ha attraversato la nostra vita», spiega Giuliano Sangiorgi che è la voce e l'istrione del gruppo, uno che riuscirebbe a creare una piéce teatrale anche da solo nel buio. Insieme da tre lustri senza litigi e separazioni (quasi un record!), i Negramaro sono forse il gruppo più vitale in circolazione dalle nostre parti, specialmente dal punto di vista musicale (c'è Mauro Pagani che aiuta nelle orchestrazioni) perché sono riusciti a distillare un rock senza supremazia di chitarre o tastiere ma di un suono complesso e riconoscibile.

Questa, dopotutto, è la loro password per essere ciò che sono e rimanere comunque sotto i riflettori senza lasciarsi smembrare da mitragliate di apparizioni tv o ospitate purchessia. E perciò non è un caso che abbiano deciso di prodursi da soli questi nuovi brani, quasi fosse «un percorso di autoanalisi per capirci meglio» spiegano quasi all'unisono. «Rivoluzionario è chi ogni giorno con i propri gesti contribuisce a cambiare il mondo», minimizzano loro scivolando nella prevedibilità non così fuori luogo nell'epoca in cui tutti provano a essere imprevedibili ma lo sono solo noiosamente. E allora, nonostante una copertina con la rivisitazione del jolly roger (la bandiera dei pirati) e qualche domanda sul Papa («Sì è un rivoluzionario», dice Sangiorgi senza andare oltre) o su Renzi («Sui governi non so rispondere»), i Negramaro sono sempre più vicini alla sostanza della musica e sempre più lontani dall'apparenza del rock.

Un risultato che sarebbe una delle vere rivoluzioni che ovunque il pubblico si attende.

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