No global, squadrismo progressista

Alfredo Biondi*

Quello che sta accadendo in Italia è un passo indietro nella vita democratica e un’offesa a chi ama la libertà e la tolleranza. Ormai non si contano più gli atti di squadrismo degli sprangatori d’estrema sinistra e dei no global, che se ne infischiano della legge coperti da una sorta d’impunità.
Il paradosso è che quando intervengono le forze dell’ordine corrono il rischio di essere denunciati dai dimostranti (o presunti tali) o di essere puniti dai giudici. La cosa più grave è il silenzio dei media che sembrano (anzi lo sono) assoggettati al pensiero dominante della sinistra. Silenzio e indifferenza molto pericolosi, disinteresse omertoso e acquiescente alla violenza d’estrema sinistra.
In Val di Susa, a Livorno, in Emilia l’uso della violenza come strumento di lotta politica ha ripreso corpo e forza. A Livorno la guerriglia urbana dei centri sociali e di certa sinistra di piazza, e speriamo mai di governo, picchia la polizia organizza spedizioni punitive. Roba da primi anni del ventennio, contro un europarlamentare leghista, già picchiato in Piemonte.
E le Olimpiadi? Siamo irrisi in tutto il mondo per le figuracce dovute al blocco della fiamma olimpica che non corre ma scappa. Le aggressioni ai tedofori delle «Olimpiadi della neve» sono stati aggrediti sia a Genova sia in Val di Susa ed altrove, da chi si arroga il diritto di blindare la valle organizzando manifestazioni che sfociano in violenza privata e pubblica, oramai non fanno più notizia.
A Modena si aggrediscono i sostenitori di Forza Italia, con un’azione degna delle cronache della «marcia su Roma», in Liguria non si affittano i locali per i «point» di Forza Italia, perché i proprietari temono nelle zone rosse ritorsioni e danneggiamenti per i locali ove affittati. Ci si è forse dimenticati della liste di proscrizione e del divieto imposto durante le leggi razziali?
Siamo alla follia aggressiva! Bisognerebbe ricordare Piero Gobetti che in «Autobiografia di una nazione», riferendosi al periodo storico, politico e sociale che portò al Fascismo, afferma che queste azioni squadristiche di qualsiasi colore e motivazione non sono altro che «una micidiale miscela di populismo, antiparlamentarismo e tradizionalismo retrivo».
Miscela alimentata da un certo movimentismo contestatore che criminalizza tutti e tutto perché fa politica antagonista. Tutto questo avviene con sfacciataggine proterva che si avvale del permissivismo complice favorita, in Val di Susa, anche dai sindaci che tollerano se non partecipano ai disordini.
Se lo Stato non riesce a garantire la libertà dei cittadini il rischio è che si trovi chi può essere tentato di organizzare la reazione. I cittadini costretti a subire, come quel valligiano che ha pagato il suo gesto con l’imbrattamento del viso con della schiuma in risposta al suo coraggio, si sentono vilipesi e indifesi. A tutto questo va aggiunto che in certe città gli spalti che ospitano le manifestazioni sportive sono utilizzati da tifosi pronti allo scontro tra bandiere rosse e nere, che esibiscono vergognose scritte razziste e naziste di fronte alle quali è tardivo l’intervento della legge, perché «la partita deve continuare».
Tutto questo determina un clima di profonda inquietudine nei cittadini, specie alla vigilia di un confronto elettorale importante, che richiederebbe il massimo delle garanzie per il libero esercizio della volontà popolare. È ammirevole lo sforzo dei tutori dell’ordine, spesso costretti a subire anziché agire e reagire, con il rischio di trovarsi ad essere soggetti passivi della violenza o di subire procedimenti penali nei quali i testimoni sono proprio coloro che hanno provocato disordini e violenza. Credo che sia opportuno che lo Stato manifesti la sua presenza, insomma viene da dire: ...

se ci sei batti un colpo.
*Vicepresidente della Camera dei deputati

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