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No Tav e black bloc? Serve una legge per metterli fuori legge

La proposta / Per i "nuovi terroristi" serve un’imputazione esemplare: quella di criminalità organizzata. Non aspettiamo il morto per intervenire

No Tav e black bloc?  
Serve una legge  
per metterli fuori legge

Lancio un appello all’unità nazionale per mettere fuorilegge i nuovi terroristi che alla stregua della criminalità organizzata attaccano per uccidere le forze dell’ordine, distruggono il patrimonio pubblico, mirano a sovvertire l’ordinamento dello Stato disconoscendo la legittimità delle scelte del Parlamento e del governo eletti democraticamente. Che si chiamino «Militanti No-Tav», «Black bloc», «Centri sociali» o «Antinationalist Front No-Tav», dal momento che le loro azioni sono violente ed eversive, non possiamo continuare a considerarli come dei singoli esagitati che eccedono nella loro manifestazione ostile alle decisioni assunte dai legittimi rappresentanti dello Stato, che è anch’essa legittima fintantoché resta di natura pacifica e rispettosa delle leggi.

Se dopo l’attacco violento di circa 1500 militanti No-Tav lo scorso 3 luglio, culminato nel ferimento di 200 poliziotti, il capo dello Stato Napolitano ha dichiarato senza mezzi termini che si è trattato di «violenza eversiva», perpetrata da «gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva», da «squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge», qualificati come «professionisti della violenza», sarebbe stato doveroso un pronunciamento da parte della magistratura dal momento che Napolitano presiede il Consiglio superiore della Magistratura. Limitarsi ad arrestare quattro persone significa che la nostra magistratura continua a negare la connotazione di organicità di questa nuova forma di criminalità organizzata denunciata da Napolitano.

Ancor più esplicito è stato il ministro dell’Interno Maroni, principale responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica, che ha qualificato l’evento come «violenza eversiva di stampo terroristico». A suo avviso è lecito ipotizzare «il reato di tentato omicidio e non reati minori perché lanciare bottiglie incendiarie di ammoniaca significa attentare alla vita dei poliziotti. Questo non può esser considerato un pacifico dimostrante ma è un terrorista. È una forma organizzata di violenza».

Dal momento che governo e opposizione hanno fermamente condannato questa violenza organizzata, che cosa attendono a dar seguito alle dichiarazioni ufficiali affinché si traducano in una legge che esplicitamente indichi che l’attività di questi gruppi violenti ed eversivi è messa al bando? So bene che le leggi attuali, promulgate negli anni dell’eversione delle Brigate Rosse e anche recentemente per fronteggiare il terrorismo islamico globalizzato, potrebbero essere considerate sufficienti per contrastare anche questo nuovo terrorismo. Ma ciò che ancora manca è la consapevolezza e la formalizzazione che si tratta appunto di un nuovo terrorismo perpetrato da gruppi armati dediti alla criminalità organizzata finalizzata al sovvertimento delle nostre istituzioni democraticamente elette. Sarò ancor più esplicito: c’è a sinistra un orientamento a considerare questo fenomeno come espressione di un gruppo di esagitati, che reagiscono in modo eccessivo per denunciare una causa di per sé giusta. È insomma lo stesso atteggiamento che si ebbe negli anni Settanta quando inizialmente all’interno del Partito comunista si definirono i brigatisti rossi come «compagni che sbagliano». Solo dopo che i brigatisti cominciarono a uccidere i militanti comunisti, il Pci fu costretto a uscire dal suo torpore ideologico.

Il nostro codice penale ha già le leggi che potrebbero assunte per fronteggiare questo nuovo terrorismo. Esso sanziona la costituzione delle associazioni sovversive (art. 270), delle associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordinamento democratico (art. 270 bis), l’assistenza agli associati (art. 270-ter), l’arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270-quater), l’addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270-quinquies), le condotte con finalità di terrorismo (art. 270-sexies), l’attentato per finalità terroristiche o di eversione (art. 280), l’atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi (art. 280 bis), l’istigazione a commettere uno dei delitti contro la personalità dello Stato (art. 302), la banda armata, formazione e partecipazione; assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata (art. 306 e 307).

Ebbene se con queste leggi ci troviamo impotenti a fronteggiare questi nuovi terroristi, ciò si deve semplicemente al fatto che per i nostri legislatori e per i nostri magistrati non sono considerati terroristi, bensì giovincelli esaltati o «compagni che sbagliano». Forse dovremo attendere il morto prima di essere costretti ad aprire gli occhi! Possibile che in Italia la classe politica e la Magistratura agiscano soltanto sull'onda emotiva delle tragedie e non siano in grado di prevenirle?

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