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Nono titolo per Rossi "Ma non è finita qui"

Valentino Rossi di nuovo sul tetto del mondo. Con il terzo posto in Malesia si aggiudica il Mondiale con una gara d'anticipo. Il segreto? "E' vivere nella mia Tavullia, dove nessuno mi rompe le scatole"

Nono titolo per Rossi 
"Ma non è finita qui"

Sepang - La gara più facile di sempre ha rischiato di trasformarsi in un Gp complicatissimo. «È l’esatta fotografia di tutta la stagione, incerta dall’inizio alla fine, con qualche sorpresa a rivoluzionare situazioni già definite», spiega Valentino Rossi pochi minuti dopo aver ottenuto il terzo posto, che significa nono titolo mondiale e significa, soprattutto, che «Gallina vecchia fa buon brodo», come scritto sulla t-shirt celebrativa indossata dopo il traguardo.

Una conquista che sembrava potesse arrivare senza problemi, dopo che Valentino aveva ottenuto sabato una strepitosa pole position, con Rossi che, oltretutto, con 38 punti da amministrare, poteva accontentarsi di un quarto posto al traguardo. Ma un acquazzone tropicale, che ha costretto a rinviare la partenza di 35 minuti, ha cambiato radicalmente la situazione e con l'asfalto reso viscido dalla pioggia, l’unico che aveva qualcosa da perdere era proprio il fenomeno.

«È stato molto più difficile e ce la siamo goduti meno - conferma -, perché sull’acqua fare un errore è più facile. All’inizio ho perso tanto (era decimo alla fine del primo giro, ndr), anche perché volevo capire come si comportava la moto e studiare bene le condizioni dell’asfalto. Poi, però, ho preso confidenza ed ero lì con Lorenzo: controllarlo era perfetto per il campionato. Poi ho aumentato il ritmo e ho cominciato a pensare al podio: ho passato Jorge e ho tirato per andare a prendere i due della Honda. Quando Dovizioso è caduto, ho rallentato, perché, a quel punto, secondo o terzo non faceva differenza».

Valentino ripercorre una delle stagioni più difficili della sua carriera. «È stata molto differente dalle altre, sia per la monogomma sia per i pochi test a disposizione. Ho capito subito che Lorenzo sarebbe stato tosto da battere; nel corso dell’anno ci sono stati momenti esaltanti, come il sorpasso all’ultima curva di Barcellona, sicuramente il più eccitante della mia carriera, ma anche cocenti delusioni, come l’errore di Indianapolis. Dopo il Portogallo, Jorge si è riportato a 18 punti e quello è stato naturalmente il momento di maggiore pressione. Ma siamo molto sicuri dei nostri mezzi, sappiamo che quando siamo a posto è difficile batterci».

In tanti ci provano da 14 anni, durante i quali Rossi ha conquistato 103 vittorie, 163 podi e, soprattutto, nove titoli mondiali: il campione della Yamaha spiega i segreti di una tale longevità. «Sono soprattutto un grande appassionato di moto e mi dà gusto confrontarmi con gli altri. Inoltre sono stato uno dei primi a iniziare presto (aveva 17 anni quando ha debuttato nel mondiale, ndr) e questo è uno sport dove puoi essere competitivo fino a 34-35 anni. Quando faccio una cosa mi piace farla bene e, soprattutto, perdere mi mette di pessimo umore, ne risente il mio stato d’animo».
A trent’anni, Valentino ha ormai raggiunto una maturità che gli permette di gestire al meglio qualsiasi situazione. «I miei avversari sono più giovani, ma io sono più esperto, anche se quest’anno, per la verità, ho fatto alcune cappelle da pivello... Ma riesco a sopportare bene la pressione e vivere in un piccolo paese (Tavullia, ndr) mi aiuta molto, perché nessuno mi dà fastidio».

Quindi, doverosi e sinceri, i complimenti a Lorenzo che, molto sportivamente, era andato a congratularsi con lui anche sotto il podio. «È stato molto sportivo. Ha disputato una grande stagione e ha l’approccio giusto alle gare: molto aggressivo in pista, tranquillo fuori. Non siamo amici, ma ci rispettiamo». Rossi assicura che, nonostante l’ennesimo trionfo, in futuro non mancheranno gli stimoli. «C’è grande rivalità con Pedrosa e, soprattutto, con Stoner e Lorenzo: per loro battermi ha un doppio valore. Farò di tutto per difendere questo titolo».

Promesso.

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