I capricci del clima non centrano. Lacqua di cui si parla è quella che esce da rubinetti e fontane e serve per ricaricare le borracce. Due escursionisti, Dario e Silvia Panesi, in una lettera inviata al Giornale raccontano le disavventure incontrate percorrendo le prime tre tappe dellAlta via dei Monti liguri, da Ventimiglia a Colla Scarassan. Segnalano «la totale assenza di acqua sotto forma di fonti naturali e artificiali. Le due segnalate nella guida non esistono o sono difficili da raggiungere - protestano-. Andrebbero indicate almeno nei siti internet». «Per segnalarle dovremmo garantire che lacqua è potabile e questo è impossibile, non possiamo sostituirci agli enti sanitari» replica Giovanni Santagostino, presidente dellAlta via ligure. «Ci hanno obbligato a togliere da guide e siti internet indicazioni sulle fonti, lacqua può diventare allimprovviso non potabile - aggiunge Mario Canu della Federazione italiana escursionismo - È un problema che ci segnalano in molti, forse nella nostra prossima guida ricompariranno le indicazioni». Ma i due escursionisti non protestano solo per lacqua.
«La nostra colpa è stata quella di intraprendere questa esperienza all'inizio di agosto - scrivono -. Con nostro immenso rammarico abbiamo scoperto che, almeno nelle prime tre tappe (Ventimiglia-La Colla, La Colla-Colla Sgora, Colla Sgora-Colla Scarassan), questo percorso è impraticabile. I tempi di percorrenza indicati sul testo ufficiale (Alta Via dei Monti Liguri, pubblicato dall'Unione Camere di Commercio Liguri) sono sottostimati, ma il fatto più importante è la totale assenza di acqua, sotto forma di fonti sia naturali (ed è comprensibile per il periodo), sia artificiali, fatta eccezione per un agriturismo che ormai funziona solo come ricovero notturno ma che nel cortile ha un rubinetto vitale dopo 13 km di siccità!».
Non è finita. «Le fonti indicate sulla guida (Susena e Povera) sono inesistenti ed addirittura per raggiungere quella che era indicata col nome di Fonte Povera abbiamo dovuto attraversare un lungo sentiero in salita tra Colle Sgora ed il Rifugio Paù, sino al confine italo-francese, privo di segnalazione verticale ed orizzontale ed ostacolato per tutta la sua lunghezza dai rovi. Il suddetto Rifugio Paù era chiuso e privo di accessi esterni all'acqua. L'unica vasca dell'acquedotto incontrata è situata nel percorso della prima tappa ma è inaccessibile perché recintata. Se il percorso è inaccessibile nei mesi estivi scrivetelo sui siti internet; se non c'è acqua per chilometri l'escursionista lo deve sapere». Subito arriva la replica del presidente dellAltavia: «Il Rifugio Paù è inagibile.
«La nostra Altavia senzacqua e in balia dei rovi»
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