Nuove frontiere

Debole o forte: come può essere l'intelligenza artificiale (e quali sono le differenze)

L’Intelligenza artificiale forte, quella davvero in grado di pensare e, almeno in teoria, superare le capacità intellettuali dell’uomo, non la vedremo per lungo tempo ancora

Debole o forte: ecco come può essere l'intelligenza artificiale (e quali sono le differenze)

Quella che chiamiamo Intelligenza artificiale e che usiamo quotidianamente è definita debole, oppure ristretta. Sull’asse opposto si parla di Intelligenza artificiale forte (oppure Intelligenza artificiale generale) ed è un sogno fermo al palo.

Quella debole è nelle app degli smartphone, nei termostati intelligenti, negli assistenti vocali come Alexa o Siri, nei videogame e nei social media: quando Facebook riconosce i volti ritratti in una fotografia, usa l’Intelligenza artificiale debole che viene alimentata da milioni di dati.

Altro paio di maniche è un’Intelligenza artificiale forte, capace di ragionare in modo consapevole, di trarre conclusioni e di prendere decisioni che non necessitano della supervisione dell’uomo.

L’Intelligenza artificiale debole

Volendo creare una definizione, per quanto sia rischioso farlo perché è difficile trovarne una univoca, si può dire che l’Intelligenza artificiale debole mira a risolvere problemi specifici oppure a trovare schemi che la mente umana non riuscirebbe a trovare, soprattutto in tempi ristretti.

Per quanto ormai sia impossibile correggere la diffusione del termine, l’Intelligenza artificiale debole non è da considerare neppure una vera e propria intelligenza quanto, in modo molto più limitato, una grossa capacità di esaminare dati e di incrociarli tra loro. Una prova di ciò è ampiamente stabilita da ChatGPT, l'Intelligenza artificiale che crea contenuti e che ha mostrato tanti limiti.

Più che intelligenza, si dovrebbe usare il termine “memoria” unito alla capacità di imparare dall’esperienza. Questa disquisizione piace poco ai puristi, ma uno dei successi più eclatanti delle Intelligenze artificiali deboli la conferma.

AlphaGo batte l’uomo

Nel 2016 AlphaGo, un software sviluppato da DeepMind (società di Alphabet, il gruppo di cui fa parte Google) ha battuto Lee Sedo, uno dei giocatori di Go più forti al mondo. Go, per inciso, è un gioco per due persone che si svolge su una scacchiera.

AlphaGo ha avuto la meglio ed è stato un risultato che ha attirato l’attenzione dei media, perché le mosse possibili su una scacchiera 19 x 19 sono un numero iperbolico, ben superiore a quelle possibili nel gioco degli scacchi.

In un secondo momento sono state riesaminate le mosse compiute da AlphaGo e ci si è resi conto che molte sembravano non avere senso e, in ogni caso, si trattava di mosse che un giocatore umano non avrebbe mai fatto. Un’osservazione che ha creato uno scalpore ingiustificato, perché per battere l’uomo, AlphaGo ha giocato milioni di partite e quelle mosse, avulse alla mente umana, le ha ritenute possibili e, per di più, attuabili nel contesto del gioco.

Il software non ha teso trappole al giocatore umano, non ha scorto nei suoi occhi lo sguardo perplesso di chi sa di avere commesso un errore, non ha condotto il gioco, si è limitato a fare ciò che ha imparato.

Tutto stupefacente ma limitato all’esperienza fatta. Questa è l’Intelligenza artificiale debole, quella che per riconoscere una scarpa ha bisogno di essere istruita con milioni di fotografie di scarpe. Risolve problemi, aiuta la ricerca scientifica, semplifica i compiti quotidiani. È tanto, ma non ha nulla a che vedere con l'Intelligenza artificiale forte.

L’Intelligenza artificiale forte

L’Intelligenza artificiale forte sviluppa una propria consapevolezza il che, per essere lapidari, significa anche riconoscere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Questo tipo di Intelligenza artificiale è lungi dall’essere realizzato e, stando ai tentativi fatti fino a oggi, è lecito pensare che non ci si arriverà molto presto (e forse mai).

La creazione di un’Intelligenza artificiale forte necessita di tutte le capacità della mente umana e costruire una macchina tanto complessa è proibitivo. Una macchina capace di avere una coscienza, di captare sentimenti, di assumere comportamenti adeguati ai contesti.

Insomma, una macchina capace di creare nuove tecnologie più in fretta di quanto farebbe un essere umano necessita di un creatore dotato di un’intelligenza superiore a quella umana. Questo spiega perché l’Intelligenza generale forte potrebbe rimanere un sogno, senza contare che gli sviluppi di una macchina tanto intelligente potrebbero sfuggire al controllo dell’uomo.

Non occorre pensare a scenari catastrofici quali, per esempio, una guerra avviata da una macchina intelligente, ci sono questioni molto più semplici che spiegano bene l’impossibilità di gestire un’Intelligenza artificiale forte: i nostri assistenti virtuali conoscono i numeri delle carte di credito con cui acquistiamo sul web. Se un giorno scoprissero che esistono tante associazioni umanitarie bisognose di denaro per scopi degni di merito, sviluppando una coscienza e provando empatia, gli assistenti virtuali potrebbero decidere di fare beneficenza a nostra insaputa.

Tutti problemi che non si pongono, perché semmai si dovesse arrivare a creare sistemi dotati di Intelligenza generale forte, nessuno di noi avrà tempo di vederli.

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