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Nuovo video della prof di Lecce che si fa palpeggiare in classe

Il ministro dell’Educazione Xavier Darcos: «Bisogna ripristinare il principio di autorità»

da Parigi

Gli studenti francesi dovranno rigorosamente dare del «voi» agli insegnanti anche in quegli istituti di periferia in cui - nella speranza di ottenere un po’ di pace grazie alla creazione di un'atmosfera conviviale - questi ultimi avevano tollerato l'uso generalizzato del «tu». Adesso si cambia, visto che il nuovo presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy e il nuovo ministro dell'Educazione Xavier Darcos hanno in mente una ben precisa priorità: far rispettare anche tra i banchi di scuola (di tutte le scuole, siano esse in centro o in banlieue) il principio dell'autorità. Se a qualche studente questo non piace, sarà peggio per lui: la scuola dell'epoca sarkozysta è pronta a prendere le necessarie misure disciplinari allo scopo di punire i ribelli, gli insubordinati e gli agitatori d'ogni sorta. Proprio Sarkozy ha manifestato nostalgia per l'epoca in cui gli studenti si alzavano rigorosamente in piedi all'ingresso in aula del docente. Adesso comportamenti del genere continuano a essere normali in una parte degli istituti scolastici transalpini - quelli considerati di «prima categoria» - mentre sono del tutto obsoleti in quelle stesse aree di borgata in cui viene tollerato l'uso del «tu reciproco» tra chi deve insegnare e chi ha il compito di imparare, tra chi educa e chi dovrebbe seguirne i precetti, tra chi giudica e chi non ha alcuna voglia di farsi giudicare. Ma la partita del ritorno al passato non finisce col voi e con l'alzarsi in piedi. C'è chi ricorda che - quando esplose nell'autunno 2003 la polemica sul velo islamico nelle scuole pubbliche - proprio Xavier Darcos manifestò una certa nostalgia per l'epoca in cui maschietti e femminucce - compresi quelli un po' cresciutelli e ormai più che adolescenti - andavano a scuola in uniforme. Gli studenti inorridiscono a sentire discorsi del genere. Parlano di «restaurazione sarkozysta» e minacciano per l'autunno prossimo manifestazioni da far impallidire i loro papà (e magari i loro nonni) sessantottini. «Uniforme? Roba da pazzi», dice uno studente. Però intanto il discorso comincia a serpeggiare e c'è chi non si scandalizza affatto. La ragione della divisa scolastica starebbe nel desiderio di mettere tutti sullo stesso piano, eliminando le attuali differenze tra chi esibisce vestiti «griffati» e chi non può invece permetterseli come tra chi approfitta della maglietta per manifestare le proprie convinzioni e chi si considera uno studente piuttosto che un militante. Per non parlare del desiderio di alcuni insegnanti di farla finita con l'esibizionismo di alcuni loro allievi d'ambo i sessi. Basta: a scuola si va per imparare e non per mostrare gli attributi del proprio corpo. Tutti devono essere uguali di fronte alla cattedra: belli e brutti, ricchi e poveri, musulmani e cristiani. Niente foulard islamico, niente seni al vento e niente tu al docente. Parola di Xavier Darcos. Nella logica sarko-darcosiana, questo desiderio di ripristinare l'ordine non si spiega unicamente con la nostalgia dei tempi in cui tutti rispettavano il principio d'autorità, a scuola come in famiglia.

Per loro si tratta anche di riaffermare l'idea di una scuola capace di premiare il merito dell'alunno anziché i quattrini di papà.

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