Politica

Odio di coltura

Ieri, nel corso di una riunione di partito, il comunista Diliberto, tuttora fautore delle cacce al nemico del popolo, non ha criticato il centrodestra per questa o quella presa di posizione. No, ha proclamato che Berlusconi gli fa schifo. E questa è violenza pura.
Nei confronti di Berlusconi, in verità, la semina di odio comincia dal 1994. E non si tratta di normale ostilità verso l'avversario politico, assumendo spesso le fogge del dileggio efferato - «mi fa schifo», ad esempio - o di auspicio-profezia di morte. Sì, c'è anche l'apologia dell'assassinio: invocazioni ad un nuovo piazzale Loreto; violenza razzistica di certi nostri «comici» monotematici e berlusconofobici; romanzi noir, ad esempio quello di Giuseppe Caruso (Chi ha ucciso Berlusconi); addirittura film (Shooting Silvio - Sparando a Silvio Berlusconi) o musical finanziati dalla UE (Everybody for Berlusconi), dove gli attori-carnefici, a mo' di «lieto» fine, ammazzano il Cavaliere sul palcoscenico. Non parlo - servirebbero parecchi volumi - delle invocazioni omicide, che luttuosamente intasano Internet.
A mezzo stampa, un posto di rilievo riguardo alla coltivazione dell'odio spetta di diritto a l'Unità, specialmente con la direzione kitsch di Furio Colombo. E si registrarono, allora, anche inquietanti coincidenze temporali tra la ferocia verbale de l'Unità e le aggressioni al Cavaliere. Basti ricordare il 31 dicembre 2004: all'editoriale di Colombo che paragonava Berlusconi a Pinochet ed a Franco seguì l'aggressione fisica, a colpi di cavalletto, a piazza Navona.
E sull'Unità del 2 gennaio 2005, in luogo del rammarico e degli auguri a Berlusconi, si lessero considerazioni d'avanspettacolo, eppure cariche di violenza bestiale, tipo che s'era trattato di un «attentato alle parti basse (un orecchio)». È sufficiente una scorsa al mio Dall'utopia al cattivo gusto - l'Unità da Gramsci a Furio Colombo per trarne, insieme all'incredulità e al disgusto, la sicura percezione di un'istigazione continuata a qualcosa di estraneo alla normale dialettica liberaldemocratica.
Quando si paragona il capo del governo ad assassini come Jucker, a Luciano Liggio, ad Achille Lollo, al ritratto di Dorian Gray, all'Uomo che ride, al Nerone di Petrolini, a Tiberio (con la precisazione che «ai tempi di Tiberio fu messo in croce Gesù»), addirittura a Monica Lewinsky; quando gli si dà del «nano di gesso», dell'«autistico», del «dissociato», di «soggetto psichiatrico», di «persona con problemi di narcisismo» vedi la «traiettoria di Mussolini, che ha assunto un andamento tragico»; allora, vuol dire che siamo ben oltre il normale scontro politico. Siamo all'odio profondo, cattivo, spietato. Non a caso il paragone ricorrente fu con Benito Mussolini, proprio per montare un forsennato antiberlusconismo militante.
Solo poche citazioni:
- «Berlusconi conta quanto Mussolini a Salò. Ma, come Mussolini a Salò, è molto pericoloso».
- «Berlusconi come Mussolini».
- «Berlusconi ci sta presentando una sua bozza di leggi speciali».
Colombo, per completare l'opera, precisò che tra i due «dittatori», il peggiore era Berlusconi.


Le nuove Brigate rosse, che, fra gli altri, avevano l'obbiettivo di colpire Berlusconi - gli attentati, va ricordato, sono stati scongiurati grazie al Sisde e alla polizia - non provengono da Marte, avendo in certi habitat della sinistra e del sindacato un brodo di coltura alimentato dalla cultura dell'odio, madre della cultura della morte.

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