Cinema

"Otello" di Edoardo Leo parla in romanesco e manda Iago in galera

Shakespeare rivisitato ma non corretto. Trasferito in avanti di quei quattrocento anni che sono tanto se non tantissimo

"Otello" di Edoardo Leo parla in romanesco e manda Iago in galera

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Shakespeare rivisitato ma non corretto. Trasferito in avanti di quei quattrocento anni che sono tanto se non tantissimo. The dark side of Edoardo Leo che si è innamorato di un'idea soltanto sua. Otello, Iago, Desdemona ed Emilia sono più che mai tra di noi. E quello che agli inizi del Seicento era un parto della creatività shakespeariana oggi agli occhi del regista sembra la cronaca dei giorni nostri. In piazza Grande a Locarno è passato ieri in anteprima assoluta Non sono quello che sono. The tragedy of Othello by W. Shakespeare che arriverà nelle sale in primavera, accoppiato a un percorso che ne vuole sfruttare la funzione didattica.

È una versione all'amatriciana del teatro inglese e ci finisce dentro un po' di tutto quello che oggi riempie le pagine dei giornali, dal femminicidio alla droga, dalla gelosia assassina alla criminalità in una declinazione tanto cruda da sorprendere e disorientare. Non manca neppure il magrebino di seconda generazione che incarna Otello ma parla in romanesco e considera Desdemona cosa sua fino a ucciderla. In buona sostanza, una storia tanto simile a molte che si ripetono nella nostra quotidianità ma che l'autore di Stratford upon Avon aveva immaginato ma non preannunciato. E tant'è. Il progetto ha intrigato l'autore e i produttori che ora vogliono portarlo nelle scuole.

«Ora o mai più» si è detto Edoardo Leo che aveva pensato a questo film prima di tanti altri titoli però si è detto felice di averlo realizzato solo ora. «È il momento giusto per proporlo perché viviamo in una società maschilista e patriarcale anche se molti ritengono di aver raggiunto una parità fra i sessi che raramente esiste». Viene il dubbio però che il marcio portato a galla diventi motivo di ispirazione per giovani borderline che non hanno bisogno di modelli di cattiveria e crudeltà. L'intento del regista è di educare a valori spesso dimenticati, prendendo spunto da un testo classico al di sopra di ogni sospetto. Politico e non solo.

«Non ho stravolto nulla - spiega Leo - ho tolto solamente quello che induceva lo spettatore a solidarizzare con Otello come è avvenuto nelle varie versioni che sono state fatte. Ogni traduzione - da Montale a Quasimodo - è figlia dei suoi tempi ma tutte avevano in comune una capacità di indurre un'innata simpatia verso il protagonista che oggi non è più accettabile. Anche la versione fatta da Vittorio Gassman e Salvo Randone era ambientata in anni in cui esisteva lo sconto di pena per il delitto d'onore. Oggi tutto questo non è condivisibile». Il pubblico ha già dato una risposta corale e ha riempito la piazza di Locarno anche se i giudizi si sono rivelati discordanti e non sempre e soltanto positivi. Il film ha il sapore della banlieu romana e, secondo Leo, di «Nettuno che ha atmosfere alla Orson Welles».

Il bugiardo.

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