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Alzheimer, come alleviare alcuni sintomi con la terapia della luce

Grazie a una terapia che ha sedute non superiori ai 30 minuti e non invasiva, i pazienti con l'Alzheimer possono ottenere alcuni benefici: ecco quali e cosa accadrà nei prossimi anni con l'intelligenza artificiale

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Anche se il morbo di Alzheimer è una malattia che colpisce prevalentemente le funzioni cognitive con un lento declino fino a provocare la demenza nella maggior parte dei casi, molti non sanno che esistono altri sintomi direttamente collegati al morbo come quelli psico-comportamentali e del sonno. In questi ultimi due casi alcuni benefici potrebbero derivare dalla terapia della luce come descrive una ricerca cinese pubblicata su Plos One.

Lo studio

Nella meta-analisi cinese sono stati presi in esame 598 pazienti con il morbo di Alzheimer di età compresa fra 60 e 85 anni e trattati con la fotobiomodulazione, una terapia non farmacologica che utilizza l'energia luminosa per modulare la funzione biologica e promuovere effetti terapeutici in grado anche di regolare la produzione di melatonina facilitando la comunicazione tra ipotalamo e corteccia come spiegano i ricercatori. "La terapia della luce può anche abbreviare la latenza del sonno, ridurre l'insonnia notturna, aumentare la durata totale del sonno e migliorare la qualità del sonno nei pazienti". I risultati hanno dimostrato che grazie alla luce è migliorata notevolmente la qualità del riposo dei pazienti e la fotobiomodulazione ha mostrato i "vantaggi di un meccanismo di trattamento non invasivo e senza effetti collaterali che può essere utilizzata in aggiunta all’attuale trattamento efficace e persino essere sviluppata in un intervento di fisioterapia preventiva".

Ma come funziona esattamente? Il trattamento prevede una lampada particolare che illumini il paziente a 10mila lux (unità di misura per la forza della terapia della luce) per circa 30 minuti. Grazie a questa meta-analisi, quindi, sono stati osservati per la prima volta i benefici di questa terapia non invasiva che apre la strada a una migliore qualità del riposo notturno. "La nostra revisione sistematica e meta-analisi ha rivelato che la terapia della luce ha migliorato significativamente il sonno e i sintomi psicocomportamentali nei pazienti con Alzheimer. Questi risultati, combinati con i suoi bassi effetti collaterali, suggeriscono il ruolo della terapia della luce come trattamento promettente per la malattia", concludono gli studiosi.

"Nuove terapie fra 3-5 anni"

L'Alzheimer è davvero un'emergenza di salute pubblica che ha numeri molto preoccupanti: si stima che entro il 2050 soltanto in Europa saranno quasi 19 milioni le persone affette da Alzheimer mentre In Italia oltre un milione di persone ricevono diagnosi di demenza ogni anno, 650 mila delle quali con il morbo. "L'industria farmaceutica non si è arresa e anche se ci sono stati fallimenti, la ricerca è andata avanti: 256 trial clinici attivi, di cui circa l'80% nelle prime fasi di sperimentazione ma in 3/5 anni saranno disponibili nuove terapie", ha dichiarato il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, intervenendo all'evento Uniti contro l'Alzheimer. "Oggi sono allo studio molte opzioni terapeutiche promettenti in grado di modificare il decorso della malattia - ha spiegato - dagli anticorpi monoclonali, alle terapie avanzate, ai vaccini. Ma il successo di qualsiasi terapia dipenderà soprattutto dalla capacità di individuare i pazienti nelle fasi iniziali della malattia".

"Diagnosi precoci con l'IA"

Ma l'Alzheimer, oggi, così come tutte le altre malattie degenerative possono essere sconfitte anche con l'intelligenza artificiale (IA), tematica molto importante per il Ministero dell'Università e della Ricerca. "Il tema del disagio cognitivo che si sta manifestando vieppiù perchè la nostra vita si sta allungando. Non è più una prerogativa della terza e quarta età ma purtroppo possono manifestarsi anche prima", ha dichiarato il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. "L'unico modo per contrastare questa malattia è utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo, anche con l'intelligenza artificiale, è quella della diagnosi precoce", conclude.

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