Politica

Panico all’università, un pc scova i «copioni»

Il sondaggio: il 37% degli allievi ammette di fare il furbo

Elena Jemmallo

Copiare un compito in classe, nei prossimi tempi, potrebbe diventare molto difficile. Ingannare il professore con improbabili scuse, mentre il compagno sfoglia il bigino o distrarre la professoressa con improvvisate cerbottane resteranno imprese d’altri tempi. O meglio, solo inutili sforzi davanti ai nuovi progressi della tecnologia. Il nuovo strumento anti-copiatura si chiama Turnitin ed è destinato a diventare il software più odiato dagli studenti di tutto il mondo. Per ora, è certamente il più discusso. In inglese significa «consegnare il compito», ma il programma permette di andare molto oltre: consente infatti agli insegnanti di caricare i compiti sul computer e beccare subito gli imbroglioni. Grazie ad un database di oltre 22 milioni di documenti, tra cui temi, test e esercitazioni di ogni materia e livello, ai professori basterà un clic per capire chi ha fatto il furbo e invece di studiare si è limitato a dare una rapida occhiata su Internet. In pratica, per i fan del copia&incolla non c’è più scampo.
La «diabolica» idea è venuta a John Barrie, ex studente all'Università di Berkeley, che aveva creato un sito per mettere online una serie di tesi di laurea. Come succede in tutte le classi del mondo, il secchione di turno si è andato a lamentare dei «copioni» e Barrie ha realizzato improvvisamente di avere tra le mani una piccola miniera d’oro. Per passare dalle idee ai fatti sono stati sufficienti solo alcuni anni. L’azienda di cui Barrie è oggi titolare vende il servizio a scuole ed università. I docenti caricano i compiti degli allievi sul computer, e attraverso il programma fornito da Turnitin li confrontano con la banca dati. Alla fine dell'esame il programma dà un giudizio di originalità, rivelando gli eventuali scritti da cui è copiato, o quelli che gli assomigliano troppo. Il servizio costa 80 centesimi all'anno per studente, ed ha avuto un tale successo che oggi lo usano oltre 6.000 atenei in 90 paesi del mondo. Soltanto negli Stati Uniti ad utilizzarlo sono 1.820 tra college e università, il 44 per cento del totale.
Gli studenti, guarda caso, non sono per nulla contenti. E non solo perché il software anti-copiatura rende a tutti loro la vita un po’ più difficile, ma anche perché l’archiviazione dei temi è, secondo il parere del Comitato per i diritti studenteschi della California, una palese violazione delle leggi sulla proprietà intellettuale. Non solo. Secondo alcuni studenti, l’archiviazione dei temi sarebbe avvenuta senza il consenso dei rispettivi autori e, ancor peggio, senza alcun compenso economico in cambio. Dubbi che hanno fatto desistere l’Università del Kansas ad utilizzare il sistema e hanno convinto diversi gruppi di studenti a ribellarsi: gli allievi della Mc Lean High School, a Washington, hanno ad esempio raccolto 1.100 firme, sotto una petizione che chiede di cancellare l'abbonamento a Turnitin. Da parte sua Barrie si difende dicendo che lo scopo di Turnitin non è tanto quello di acchiappare gli imbroglioni, quanto di insegnare agli studenti come citare le fonti. Un modo, insomma, per dare il giusto riconoscimento a chi lo merita.
Eppure che le copiature, ai tempi di Internet, siano un grosso problema per il sistema scolastico, è ormai palese. A dirlo sono i numeri. Un sondaggio condotto tra i principali college statunitensi dimostra che il plagio è in continua crescita: dei 51mila studenti diplomati intervistati, il 37 per cento ha ammesso candidamente di aver copiato da internet temi o esercitazioni, attinte, per di più, da siti amatoriali o comunque non autorevoli. A fare lo stesso genere di confessione nel 1999 erano appena il 10 per cento. Eppure, molti dei più blasonati istituti americani, davanti alla soluzione tecnologica contro gli studenti furbacchioni ha per ora detto «no grazie». È il caso di Harvard, Yale e Princeton che hanno fatto sapere di non essere d’accordo, fondamentalmente perché l’utilizzo di strumenti come questo rovinerebbe il rapporto di fiducia tra studenti e professori. «Nel momento il cui decidi di venire a studiare a Princeton – ha spiegato Jim Williamson, studente universitario – sai che devi rispettare le regole».

Non è dato sapere se poi questo accade veramente: di certo gli studenti della Princeton hanno tirato un bel sospiro di sollievo.

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