Cultura e Spettacoli

Paolo Bonolis: "Sono il farfallone della tv"

Il conduttore: "Lavoro sia per Rai sia per Mediaset. Sono fedele solo a me stesso e allo spettacolo. Ma in famiglia sono manogamo: perché farmi un hamburger fuori quando ho il filetto a casa?"

Paolo Bonolis: "Sono il farfallone della tv"

Milano - Per donarci il privilegio di avere Paolo Bonolis come connazionale, i suoi antenati sono emigrati dalla Romania da cui origina la schiatta per trasferirsi in Sardegna dove il cognome ha preso forma definitiva.

Io ve l’ho semplificata perché Bonolis, maniaco delle parole complicate, aveva riassunto quanto sopra dicendo: «Per ceppo dovrei essere un emofago».

«Emofago?».

«Mangiatore di sangue, vampiro. I miei avi provengono dai Carpazi come Dracula», dice. «

Cos’è un vespillone?», dico sfidandolo sul suo terreno.

«Chedé?» chiede curioso.

«Becchino», dico trionfante.

Lui si impossessa subito del termine caricaturandolo: «Chiamatemi il vespillone perché non mi sento molto bene».

«Giusto. Se dico Cavaliere, Ingegnere, Avvocato per Berlusconi, De Benedetti, Gianni Agnelli, cos’è?», dico prendendoci gusto.

«Si chiama copertura. Nomi di copertura», dice lui.

«È una metonimia», mi impanco io.

«Più bello di copertura, ma svolge la stessa funzione», dice Bonolis.

Fa segno di sedermi e sprofonda nel sofà piluccando dell’uva da un cesto cellofanato tipo strenna di Natale.

«Sono fruttifago», dice.

Siamo nel classico camerino del divo con ricca confezione di frutta sul tavolino e un appetitoso vassoietto di sfogliatine e vol au vent nella pausa pranzo. Sembra Hollywood ma è Cinecittà. Il conduttore si rilassa tra una prova e l’altra di Chi ha incastrato Peter Pan, trasmissione con pargoletti saputelli in onda il venerdì su Canale5. Bonolis vestito alla marinaretta - golfetto blu, jeans azzurri e scarpe da tennis - si allunga sul divanetto e racconta, su mia richiesta, di quando era sconosciuto. «Dalla Sardegna, i Bonolis si sono spostati nell’Italia del Sud, poi a Roma, poi a Milano per riapprodare a Roma dove sono nato».

«Papà milanese», dico compulsando gli appunti.

«Ma romano nell’anima, perché venne a Roma a cinque anni. Scaricava il burro ai mercati generali. Mamma casalinga, salernitana di origine pugliese. Sono nato a Borgo Pio, davanti a San Pietro. Poi ho abitato in diversi quartieri e mi sento uno di quartiere, non del centro città». «Si è laureato in Scienze politiche».

«Ma è viaggiando che ho davvero studiato. All’inizio, facevo l’istruttore subacqueo e di trekking. Accompagnavo per il mondo comitive aziendali in ogni genere di avventure», dice e beve a garganella una bottiglietta di minerale.

«Cinque figli. Due mogli, Diane Zoeller e la bella Sonia Bruganelli...».

«Non due. Una moglie per volta. Se no, sarei passato al sultanato».

«Tra le more, un’importante relazione con Laura Freddi. Farfallone o tendenzialmente monogamo?».

«Se fossi farfallone non mi sarei sposato. Godrei i vantaggi della mia posizione in cui siamo tutti belli e interessanti a prescindere».

«Fedele o fedifrago?».

«Perché dovrei farmi un hamburger fuori quando ho il filetto a casa?».

«Se dovesse tradire, più alla Berlusconi o alla Marrazzo?».

«Qual è la differenza? Il transessuale? Se il problema è la fedeltà, si tradisce anche con un chicco d’uva (e ne ingurgita un paio per dare peso al paragone). Sono problemi loro, finché non compromettono quello che gestiscono e che è anche roba mia».

«Critica la cavallina dei politici?».

«Quando vedo un uomo che si crede potente andare con una prostituta, mi crolla tutto».

«Ma il Cav sostiene di non avere saputo che fosse una a pagamento», osservo per la precisione.

«Ah, non lo sapeva!», mi gela Bonolis che ride beffardo e aggiunge: «Allora Marrazzo dirà: pensavo che fosse un alieno».

«Anche in tv lei oscilla tra fedeltà e farfalloneria: ha fatto la spola tra Rai e Mediaset una decina di volte».

«Rai e Mediaset sono le due maggiori aziende tv. Per entrambe lavoro temporaneamente. Sono fedele solo allo spettacolo e coerente con me stesso. Altri, soprattutto dirigenti, vedi Cappon ieri e Masi oggi, arrivano invece dai quattro venti - siderurgia o vattelappesca - e s’incistano in tv senza capirci niente». «Si sente più a casa in Rai o a Mediaset?».

«Io ho casa mia. L’ho pagata», dice irridente. Bonolis oscilla continuamente tra spiritosità e polemica. Prima di proseguire ci scambiamo ancora un paio di parole complicate per vedere chi è più bravo. Io dico «squarquoia», lui «catafratta».

Per anni, con Luca Laurenti è stato a Striscia la notizia, poi ha rotto col patron, Antonio Ricci.
«È lui che ha litigato con se stesso, non io con lui».

Di Ricci ha detto: «Quell’uomo è malato».
«Ha avuto un periodo di influenza. Se ora è guarito ed è sereno, io sono felice».

Vi riappacificherete?
«Io non ho nessun problema. Lui non so».

Se l’è presa anche con Fiorello. Ne invidia il talento?
«Gran talento ma non glielo invidio. Ho solo detto a specifica domanda di un giornalista che nel suo spettacolo su La7 non c’era innovazione. Ma ho aggiunto - e il giornalista non l’ha scritto - che il suo era un gran prodotto».

Il critico Aldo Grasso ha osservato che anche lei con Peter Pan ricicla roba vecchia.
«Ho fatto tanta roba nuova. Ma tanta, tanta. Non è obbligatorio accorgersene. Ma se non te ne accorgi, non puoi poi negare che sia così. Tanti hanno provato a fare spettacoli con i bambini, ma senza i miei risultati. È come lo fai che conta, non l’ingrediente».

Deve di più fama ai suoi spettacoli o allo spot in paradiso per il caffè Lavazza?
«Sono due rifrazioni che vengono dallo stesso prisma».

Definendosi prisma, lei fa una metonimia.
«Mi lusinga».

Dopo il successo 2009 a Sanremo, com’è che non lo ripresenta lei nel 2010?
«Non me l’hanno chiesto. Se mi ci mettevo, qualcosa ne usciva. Certo che dopo quel trionfo è strano che nessuno ti chieda se sei libero per l’anno prossimo».

Darà una mano alla prescelta per il festival 2010, Antonella Clerici, anche se sarà ospite Fiorello?
«Se è una cosa carina la faccio. Non per dare una mano ma per fare compagnia a un’eccellente collega. Finalmente, se ci sarà, vedrò Fiorello. Io l’ho invitato due volte ma non è venuto. Avrà avuto altro da fare».

La sfugge?
«Ci pizzichiamo amichevolmente a distanza. Come Brad Pitt quando dice che Clooney è gay. Ma sia chiaro: tra noi due, Clooney è lui».

Di Fabio Fazio non mi ha detto niente. Vero però che non gliel’ho chiesto.
«Appunto. Nemmeno le ho parlato dei fiumi dell’Umbria. Fazio nelle interviste è molto meglio di me. Io non sono più bravo di nessuno».

Da 18 anni fa coppia con Laurenti. Passa per la spalla ma ha più talento di lei. Canta da dio.
«È più bravo di me in tutto».

Intellettualmente la surclassa. Ha teorie sull’aldiqua e sull’Aldilà.
«Lui ha certezze, io no». Laurenti filosofeggia anche sulle corna. Se la moglie lo tradisse, anziché ucciderla si unirebbe in triangolo per farla felice. È d’accordo? «Aderisco. Se la moglie è la sua, per me va bene».

Lei ha visioni generali?
«Intuizioni, nessuna certezza. Quelli che hanno certezze mi inquietano: sono pataccari».

Anche la Chiesa e il Papa?
«Tutti quelli che ti vendono un kit completo sul senso della vita ti imbrogliano. Ignoro serenamente chi propugna verità inoppugnabili. Stare su un punto esclamativo è facile. Io sto sul punto interrogativo: è più basculante».

Qual è il politico che più le piace?
«Non c’è. Ne ho solo l’idea. Non ne vedo il volto, ma ne immagino l’operato. Intorno a me vedo invece molti volti e pochi operati».

Alla stessa domanda, Laurenti ha risposto: «Dio, ovvero l’energia. È lui che governa il mondo». Si arrenda: la spalla la batte.
«Riconosco la superiorità di Laurenti in tutto».

Sembra una presa per i fondelli.
«Ma, cazzarola, lui parla con Dio! Ma poi cosa serve stare sopra o sotto?».

Chi ha votato alle primarie del Pd?
«Non ho votato, perché non me ne frega niente. Ho avuto una domenica piena in casa con i miei tre bambini».

Farebbe educare i suoi figli dal Cav?
«Per loro, ci sono io come papà».

In caso di impedimento?
«Ci sono i nonni, la mamma, gli zii. Non ne faccio una questione politica. Non li farei educare nemmeno da Franceschini. C’è del subdolo nella sua domanda».

È contro il Cav?
«Né contro, né a favore. Faccia quel che deve fare. Se no, si ritiri. Tanto non cambia niente. La politica non mi ha dato nulla e nulla le devo».

Lei guadagna milioni. Che ci fa con tanti soldi?
«Ci vivo il meglio possibile. Io e le persone che mi sono care».

Sta scrivendo un libro, prepara un film, uno spettacolo, è in fase creativa?
«Faccio un po’ di tv. Propongo quel che ho in mente. Prima mi facevano fare di più, ora meno. Ma qualcosa di nuovo farò».

L’ultima idea che ha partorito?
«Ogni nostro gesto ha un senso. Se bevo è perché ho sete, lei mi fa un’intervista per scriverla, se dormo è perché ho sonno. Ma se i singoli gesti hanno un motivo, l’insieme dei gesti non ha senso poiché non possiamo rispondere alla prima domanda».

Cioè?
«Che ci facciamo a questo mondo?».

Questa è filosofia allo stato puro. Se la chiamassi Filosofo cosa sarebbe?
«Una metonimia», dice Bonolis.

Si assesta gli occhialetti e ci salutiamo.

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