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Parte «A Scuola InForma»: l'obesità si contrasta già nei banchi

Nelle 5 regioni italiane più colpite dal sovrappeso psicologi e nutrizionisti insegnano i segreti per stare bene. Ma lanciano un allarme: «Attenti a stare troppe ore davanti alla tv»

No alle diete «fai da te» e alle lunghissime maratone davanti alla tv. Si allo sport e alla vita all'aria aperta. Sono stati presentati oggi i dati su abitudini alimentari e attività fisica degli adolescenti raccolti attraverso il progetto educativo «A scuola InForma», realizzato da Modavi Onlus con il patrocinio del ministro della Gioventù e del dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo scopo è quello di promuovere stili di vita attivi, legati a una corretta alimentazione e alla pratica di attività sportive.
Il progetto è indirizzato a 20mila studenti dai 13 ai 18 anni, ai loro genitori e agli insegnanti ed è realizzato nelle cinque regioni italiane dove il problema del sovrappeso e dell'obesità risulta maggiormente diffuso: Lazio, Puglia, Calabria, Campania e Sicilia. In totale sono coinvolte una quarantina di scuole, situate in nove capoluoghi di provincia.
«A Scuola InForma» nasce dalla consapevolezza che questo problema costituisce una reale emergenza di salute pubblica e per sconfiggerlo propone ai giovani stili di vita attivi ed equilibrati. E lo fa attraverso interventi educativi nelle strutture scolastiche da parte di 18 nutrizionisti, 9 psicologi e 15 sport trainer, coordinati da 9 operatori locali. Per i ragazzi il rischio obesità è determinato non solo da un eccesso di calorie introdotte nell'organismo rispetto a quelle consumate, ma soprattutto da mancanza di esercizio fisico.
Le linee guida nutrizionali di «A scuola InForma» sono indicate da un apposito comitato scientifico, che periodicamente si riunisce per valutare l'andamento del progetto ed è composto da: Emanuela Rampelli, dirigente del Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio, Paula Benevene, psicologa, Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione associazione di dietetica e nutrizione clinica, Carla Favaro, specialista in Scienze dell'Alimentazione, Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, psicopedagogista, Andrea Poli, direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy, e Silvia Stocchi, psicologa.
«La prevenzione di fenomeni come anoressia, bulimia o rapporto compulsivo con il cibo, insieme alla promozione di un'attività motoria salutare e socializzante, possono essere svolti anche attraverso progetti che monitorano l'alimentazione dei giovani evitando il ricorso a pericolosissime diete fai da te - dice Emanuela Rampelli - che possono essere concause di comportamenti a rischio relativi al rapporto con il cibo. In quest'ottica, ben vengano iniziative come questa».
«Tra le principali cause di sovrappeso e obesità c'è uno stile di vita sedentario che, unito ad errate abitudini alimentari, purtroppo caratterizza sempre più giovani - sottolinea Giuseppe Fatati -. In Italia, in media, il 22,9 per cento dei bambini è in sovrappeso, mentre l'11.1 per cento è addirittura obeso. L'aumento di peso è il risultato di uno sbilanciamento tra le calorie assunte e quelle bruciate, e vi si può incorrere anche in presenza di una dieta non eccessivamente calorica, se il dispendio energetico è scarso. Nell'impostare una corretta educazione alimentare è importante ricordare che tutti gli alimenti e le bevande, in porzioni appropriate, possono essere consumati nell'ambito di uno stile di vita attivo».
«Sono sempre meno i ragazzi che fanno sport più di una volta alla settimana - dice Andrea Poli - o che semplicemente vanno a scuola a piedi, mentre sono in costante aumento quelli con la tv in camera, e che giocano con i videogame per molte ore al giorno. Il progetto "A Scuola InForma" ha lo scopo di educare i più giovani a degli stili di vita attivi, che permettano di migliorare le loro abitudini e il loro stato di salute anche in maniera divertente e ricreativa».
«Intendiamo affrontare il problema partendo dall'ascolto attivo dei destinatari - dice Paula Benevene -.

L'esperienza raccolta dai nostri operatori sul campo ci consente di dire che interventi di questo tipo sono largamente apprezzati dagli studenti e dagli insegnanti, mentre abbiamo rilevato un interesse più contenuto da parte delle famiglie».

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