Politica

Pd, in 75 con Veltroni. Sparisce "senza bussola" L'idea di D'Alema: fare di Casini il nuovo Prodi

Veltroni giura che la sua non è una corrente, ma ha raccolto molte adesioni. L'ex segretario vuole un candidato premier come Prodi nel '96. L'ultimo obiettivo di D'Alema: salire al Quirinale fra tre anni, ma per farlo ha bisogno di Casini premier

Pd, in 75 con Veltroni. Sparisce "senza bussola" 
L'idea di D'Alema: fare di Casini il nuovo Prodi

Roma - Dopo tanto clamore Veltroni ha deciso di limare un po' il suo documento, promosso insieme a Fioroni e Gentiloni. Piccole sfumature, ma che danno la misura di quanto siano alterati - e estremamente infiammabili - gli equilibri interni al Pd. E' stato tolto il termine "Movimento", per far capire che i promotori non intendono creare "un qualcosa di alternativo al Pd". Lo hanno annunciato Marco Minniti e Giorgio Tonini ai giornalisti. In segno distensivo verso il segretario Bersani è stata anche tolta la frase sul partito "che appare privo di bussola". Intanto, sfumature a parte, prosegue la conta dei le ultime stime parlano di 75 parlamentari del Pd che hanno firmato i documento. Complessivamente i parlamentari del Pd sono 319 (206 deputati e 113 senatori), di cui 146 avevano sostenuto Franceschini al congresso. Il segretario è indebolito da tutto questo movimentismo? Enrico Letta giura di no: la leadership di Bersani "si è rafforzata, perché di fatto la minoranza del partito si è divisa in due ed una parte sostiene il segretario che dunque ora è più forte". Romano Prodi - da giorni assente dall'Italia ma ben attento agli sviluppi della politica italiana - resta in silenzio. Secondo quanto riferiscono alcuni suoi fedelisimi si sentirebbe alquanto "desolato e stupito" per quanto sta accadendo in seno al partito che ha contribuito a far nascere.

Un documento per unire Veltroni si dice soddisfatto per le 74 firme raccolte tra le file del partito per il suo documento che chiede una svolta e sottolinea che si tratta di un testo "assolutamente fatto solo per unire»". Intervenuto a margine di un convegno intitolato Riscossa civica contro la ’ndrangheta, Veltroni ha detto che "il fatto positivo è che si discute e che lo si faccia per il Pd. Credo che la cosa bella di un grande partito democratico è si discute e si sentono lealmente le opinioni". "In particolare, in questo caso, - ha proseguito - si tratta di opinioni di chi non ha altro obiettivo che quello di far crescere il Pd. Adesso che il documento è pubblicato penso che sia più chiaro che si può discutere con assoluta serenità come è doveroso fare". L’esigenza primaria, ha insistito Veltroni, "è quella di stare uniti attorno a un progetto di rilancio. Oggi secondo me il Pd è più unito e lo sarà sempre di più tanto più discuterà e costruirà insieme una politica. Tanto più si aprirà, tanto più sarà unito".

Bersani: io la bussola ce l'ho "La bussola? Ce l’ho alla grande". Ha detto, a Trieste, il segretario del Pd rispondendo indirettamente ad un'affermazione di Veltroni. "Adesso noi abbiamo i posti per discutere delle nostre cose e allora dico rimbocchiamoci le mani tutti quanti e occupiamoci dell’Italia. Perché un partito - ha aggiunto Bersani - può crescere solo occupandosi dell’Italia e non guardandosi la punta delle scarpe".

Un leader esterno al Pd Il punto di maggior rottura nel documento di Veltroni è l’idea di un candidato premier esterno al Pd, come lo fu Romano Prodi. Questo "progetto" ha già provocato, com'era facilmente prevedibile, la ferma risposta di Pier Luigi Bersani ("non si può stare dentro e fuori", dice prendendo di mira una battuta dell'ex segretario Pd) e di Massimo D’Alema che parla di un Veltroni che ha diviso la minoranza con la nascita di una "minoranza della minoranza".

Il documento di Veltroni Partendo dalla "crisi irreversibile del centrodestra" si punta il dito contro il Pd, che non riesce a intercettare l’elettorato deluso del Pdl, tanto è vero che è inchiodato al 25%, mentre era al 34% alle elezioni del 2008, quando Berlusconi era al massimo dei consensi. Secondo i veltroniani il Pd potrà ritrovare appeal solo se saprà ripropone un progetto politico e un programma "riformista" che sappia parlare a tutto il Paese: dunque il ritorno alla vocazione maggioritaria e allo spirito originario del Pd. Nulla a che vedere con l'ipotesi "neo-frontista" (tutti insieme contro Berlusconi) o quella "neo centrista" (accordo con l’Udc) che circolano nel Pd. "l superamento della crisi del Pd e il rilancio del suo progetto di innovazione e riformismo", spiega il documento, non richiede "una corrente, cioè uno strumento chiuso nella logica della lotta interna", bensì "un Movimento che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate".

Chiamparino: primarie aperte "Lavorare per il rafforzamento del Pd solo all’interno è una scelta debole. Bisogna aprirsi e le primarie dovrebbero essere proprio quel grande momento di confronto di cui c’è bisogno". Lo afferma alla Stampa il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Per Chiamparino bisogna evitare "di dire che per portare avanti le proprie istanze è necessario sfidare il segretario. È inutile riaprire la discussione sul congresso. Serve un’operazione politico-programmatica che aiuti ad aprirci a chi guarda con interesse ma anche disillusione, al Pd, così da dare vita al Nuovo Ulivo". "Il punto non è Bersani - aggiunge il sindaco di Torino -. Può essere che alla fine il candidato più forte risulti lui. Ma, servono primarie aperte". 

Marini: toni da fariseo L’ex presidente del Senato Franco Marini non condivide la proposta di Veltroni. "Chi ci ha votato alle primarie si aspettava un partito unito, con capacità di iniziativa, non questo cannibalismo tra gruppi dirigenti. Ci prendono tutti per pazzi", dice a Repubblica. Marini definisce "fariseismo quello dei movimentisti che sostengono di aiutare il partito. Chi sta provocando tutto questo - aggiunge Marini alludendo al documento di Veltroni - spero si senta sulle spalle un macigno. Il Pd è un patrimonio affidatoci da un milione di elettori".

La Bindi: ha portato bufera "Veltroni vuole impegnarsi per il successo del Partito Democratico? Ben venga. Peccato che il suo contributo per ora abbia solo lacerato la minoranza e riproposto l’immagine distorta di un partito nella bufera". Dure critiche arrivano anche dalla presidente dell’assemblea del Pd Rosy Bindi. "Vedo che i promotori del documento hanno cambiato i toni - aggiunge la Bindi - che si vuole una discussione serena. Il partito ha le proprie sedi che sono sempre state aperte al dibattito di tutti. Sono già previsti una direzione e a breve due importanti appuntamenti dell’Assemblea nazionale. Vorrei però ricordare che nessuno ha il copyright del Pd. Tra i fondatori ci sono anche tutti coloro che hanno partecipato alle primarie del 2007. Anche chi le aveva perse ma non per questo è rimasto alla finestra in attesa di una rivincita. E mi chiedo: si può ragionare di strategie a partire da qualche sondaggio? Davvero la stagione migliore del Pd è quella che ha coinciso con l’anno della caduta del governo Prodi e della sconfitta elettorale? O non c’è una coazione a ripetere gli assist a Berlusconi? Ora più che mai dobbiamo concentrarci sui problemi dell’Italia. Gli italiani vogliono sentirci parlare di scuola, di lavoro, di sanità, di giustizia, di legalità, come ha fatto Bersani a Torino. Un partito non è una palestra di esibizioni muscolari tra leader". 

Guerra sui sondaggi Inoltre secondo l’ex leader del Ppi "la motivazione del documento e della nascita del movimento è un pretesto bello e buono.

"Quale sarebbe? chiede Marini - Che alla fiera dei sondaggi il Pd di Bersani tocca il 26 per cento? Voglio ricordare che il 4 marzo 2009 un sondaggio su Repubblica dava al Pd, uscito dalla segreteria di Veltroni, il 22 per cento".

Commenti